Catalogna: dopo il referendum, lo sciopero generale.

Le immagini della violenza poliziesca scatenata per ordine del governo centrale spagnolo il 1 Ottobre in Catalogna hanno fatto il giro del mondo e non verranno dimenticate facilmente nemmeno dai mandanti dei pestaggi. Mentre più del 42% degli/lle aventi diritto al voto in Catalogna sono riusciti/e a recarsi ai seggi, votando con una maggioranza del 90% a favore dell’indipendenza della regione dal resto della Spagna, altri/e sono stati/e dissuasi/e dal comportamento professionale e adeguato – questa la definizione ufficiale usata dai governanti spagnoli del PPE- della Guardia Civil. Tale professionalissimo e adeguatissimo (ad un regime fascista, s’intende) comportamento ha significato manganellate a raffica e proiettili di gomma su persone disarmate che hanno opposto nella quasi totalità dei casi solo resistenza passiva e ha prodotto quasi 900 feriti. Le reazioni da parte di governi e istituzioni straniere variano dallo sdegno all’imbarazzo (un esempio per quanto riguarda la stampa: il quotidiano conservatore tedesco Die Welt  parla di catalani  bastonati a sangue dalla Guardia Civil di fronte ai seggi elettorali), mentre quelle interne sono sfociate in uno sciopero generale in Catalogna, indetto per il 3 Ottobre, e in manifestazioni di solidarietà nel resto della Spagna e all’estero. Numerose organizzazioni anarchiche e in particolare anarcosindacaliste hanno partecipato attivamente allo sciopero, non in quanto sostenitrici della creazione di uno Stato catalano separato dal resto della Spagna, ma per mostrare la loro avversione nei confronti dell’occupazione e della violenza poliziesca, per riaffermare il diritto all’autodeterminazione, per riportare al centro del discorso la questione di classe, contro lo sfruttamento capitalista e l’oppressione statale, come si legge in un comunicato congiunto firmato da sette organizzazioni di area libertaria. I sindacati maggioritari e concertativi UGT e CCOO, dopo aver rifiutato di aderire allo sciopero, hanno ripiegato su una giornata di protesta simbolica contro la violenza poliziesca.

Gli/le scioperanti hanno bloccato strade e autostrade, paralizzato i trasporti pubblici, incrociato le braccia nelle fabbriche, negli uffici, nelle scuole, nei mercati, nei porti e nei magazzini. Lavoratori/trici, studenti/esse, pensionat/e e disoccupati/e hanno occupato le strade e le piazze, protestando di fronte alle sedi della polizia e del Partito Popolare. Molti negozi sono rimasti chiusi. Proteste anche da parte del personale radio-televisivo in sciopero per la vergognosa manipolazione delle notizie sulla repressione del 1 Ottobre. E non solo in Catalogna si è scioperato,  anche in molte città spagnole hanno avuto luogo manifestazioni e presidi di solidarietà con una forte partecipazione anarchica. Per un resoconto più esteso dello sciopero, delle proteste e delle reazioni, corredato di numerose foto: http://www.alasbarricadas.org/noticias/node/39004

Lunedì il governo regionale catalano potrebbe già proclamare l’indipendenza. Lo sciopero generale del 3 Ottobre ha dimostrato che è possibile andare oltre le semplici rivendicazioni indipendentiste.

Contra tot Estat. Per la llibertat. Per la revolució social!

Contra todo Estado. Por la libertad. ¡Por la revolución social!

#2: 14 Novembre, uno sciopero europeo.

Le foto sopra, riprese dall’alto in diverse cittá spagnole, dovrebbero dare un’idea di cosa sia stato (perlomeno in termini numerici) lo sciopero generale europeo del 14 Novembre appena trascorso. Nella sola Spagna hanno aderito,secondo fonti sindacali, 10 milioni di persone, il che significa trasporti bloccati, voli nazionali ed internazionali cancellati, scuole e uffici vuoti, ospedali funzionanti solo per le emergenze, nessuno in fabbrica, molti negozi chiusi. Stesso discorso per il Portogallo. In Italia lo sciopero era stato proclamato in modo parziale dalla CGIL (solo 4 ore), ma ad animarlo sono stati diversi sindacati di base, con una forte partecipazione studentesca. Buona adesione allo sciopero anche in Grecia ed alle manifestazioni di solidarietá che hanno avuto luogo in Gran Bretagna, Belgio (dove hanno scioperato i ferrovieri) e Francia (130 cortei in tutto il Paese). Numerose le azioni solidali in altri Paesi nei quali non si scioperava tra cui Polonia, Germania, Danimarca, Austria e Olanda, anche se con un numero esiguo di partecipanti.

In Portogallo (nella foto: il blocco anarcosindacalista sfila a Porto), dove ci sono stati cortei in più di 40 cittá, gli scioperanti hanno subíto durante tutto l’arco della giornata aggressioni da parte della polizia, sicuramente innervosita dal gran numero di persone che hanno circondato il parlamento a Lisbona. Per quanto riguarda l’adesione allo sciopero in Spagna è esemplare il caso della città di Vigo, in Galizia, che ha visto scendere per strada 150mila persone a fronte di 300mila abitanti: sicuramente molti di più di quelli che sono andati a votare alle scorse elezioni per il rinnovo del parlamento. In forte crescita la partecipazione nei diversi cortei a blocchi esplicitamente anticapitalisti in contrasto con quelli dei sindacati riformisti, basti pensare al blocco anticapitalista che ha sfilato a Barcellona con più di 30mila partecipanti. Numerose, al di lá dei cortei di massa, le azioni delocalizzate organizzate tra l’altro dalle diverse sezioni del sindacato anarchico spagnolo CNT. Durante il percorso dei cortei, un pò dappertutto sono state prese di mira diverse banche in modo simbolico, con lancio di uova e vernice, inoltre vi sono stati momenti di tensione nei pressi di alcuni negozi tenuti aperti dai proprietari nonostante lo sciopero. In molte occasioni la polizia ha usato la forza contro gli scioperanti, attaccando cortei, picchetti e persone isolate, non solo in Spagna (dove gli sbirri in alcuni casi hanno addirittura sparato pallottole di gomma contro i manifestanti e, specialmente a Madrid, Barcellona e Valencia, hanno ferito decine di persone in modo indiscriminato) e Portogallo, ma anche in Italia, dove sia a Torino che a Roma si sono avute cariche e scontri con i soliti pestaggi da parte di quelli che “fanno solo il loro lavoro” contro altri lavoratori. A Torino occupato simbolicamente il grattacielo del colosso bancario Intesa San Paolo, a Palermo bloccate dagli/lle studenti/esse le rotaie alla stazione centrale, così come a Napoli; in Piemonte azione solidale dei No Tav che in prima mattinata hanno bloccato l’autostrada A32, a Milano oltre alla manifestazione della CGIL (3000 persone) e a quella degli studenti (5000 persone) anche i/le lavoratori/trici dell’ospedale San Raffaele hanno sfilato organizzati nei sindacati di base (tra cui l’USI). A Bologna solo 1000 persone hanno partecipato al breve corteo della CGIL, mentre dieci volte superiore è stata l’affluenza numerica al corteo organizzato dai COBAS Scuola. Altre manifestazioni significative anche a Genova, Firenze e Pisa, dove è stata occupata la famosa torre pendente, simbolo della cittá. Sostanzialmente tranquillo (dove per “tranquillo” si intende senza scontri) lo sciopero di sole 3 ore in Grecia, che ha visto ad Atene diverse migliaia di lavoratori/trici, studenti/esse e disoccupati/e sfilare di fronte al parlamento portando con sè le bandiere di Portogallo, Spagna e Italia in segno di solidarietà internazionale con gli altri Paesi del sud Europa duramente colpiti dalla crisi economica. Una calma quasi inquietante in un Paese sull’orlo della rivolta di massa.

(Nelle foto sopra:[1] lavoratori in sciopero bloccano le rotaie nel nord di Bruxelles e [2] corteo a Bruxelles;[3] Corteo dei Sans Papier a Parigi; [4] manifestazione a Londra; [5] Solidarietà internazionale e [6] corteo ad Atene). Qui invece trovate alcuni video delle manifestazioni in diverse cittá spagnole.

14 Novembre, uno sciopero europeo.

Europe on strike against austerity: live updates

Notizie, aggiornamenti, foto e video dai luoghi dello sciopero, raccolti in un articolo in inglese su Libcom, aggiornato nello spazio dedicato ai commenti.

Comunicato della FdCA sullo sciopero generale europeo del 14 Novembre

Fonte: Anarkismo. Per altre informazioni consiglio di tenersi aggiornati navigando sul sito multilingue interamente dedicato all’iniziativa.

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” 83° Consiglio dei Delegati della FdCA

Reggio Emilia, 28 ottobre 2012

14 novembre, primo sciopero generale europeo

Da costruire, da continuare


Mentre continua l’affondo dell’offensiva del capitale, che usa la crisi e le politiche economiche per restringere spazi, conquiste e diritti acquisiti dai lavoratori e dalle lavoratrici è sempre più evidente quanto la fase renda ancora più difficile forme di aggregazione e di prassi collettiva che emergano dall’antagonismo dei lavoratori.

Questa è una fase difficile e apparentemente senza speranza che ci vede tutti coinvolti nell’ostinarci a aprire spazi politici e di lotta per uscire dal pantano nel quale siamo stati spinti dalla ristrutturazione del capitale, economico e finanziario. Una ristrutturazione che è in atto su più livelli e che continua a guadagnare dalla crisi da un punto di vista economico, ma anche normativo e sociale. Il capitalismo ha di fatto incassato la deregolamentazione del lavoro, con cui contribuire a mettere all’angolo ogni forma di sindacalismo conflittuale e rivendicativo, continua a ridurre servizi pubblici come scuola e sanità e a modularli con enti bilaterali in differenziati livelli di accesso in base al reddito di ciascuno, cerca di distruggere ogni solidarietà sociale con la scientifica distruzione dei contratti collettivi nazionali di categoria.

Sempre più emerge l’incompatibilità del punto di vista dei lavoratori e delle lavoratrici sul nuovo impianto autoritario che coinvolge ogni attività lavorativa, pubblica e privata, che ha assunto come centrale il comando gerarchico sulla forza lavoro, in termini di diritti e di salario, diretto ed indiretto.

E anche se questo percorso si è svolto all’ombra della complicità sindacale e politica, esso è destinato ad essere messo in discussione dai protagonisti che ne stanno pagando le disastrose conseguenze. In tutta Europa la dittatura finanziaria fatta di autoritarismo padronale e di vincoli di bilancio è un attacco diretto alla condizione di vita del proletariato europeo, ed ancora una volta nella storia sono i lavoratori e le lavoratrici ad essere chiamati a prendere nelle proprie mani il proprio destino, politico e sociale.

Il 14 novembre i lavoratori sono chiamati a uno sciopero europeo, il primo segnale di risposta internazionale a un attacco portato in tutto il continente in forme diverse ma sempre durissime dalla borghesia europea ed i suoi governi contro la classe lavoratrice. E ai lavoratori va restituita la titolarità delle lotte, che saranno tanto radicali quanto i lavoratori e le lavoratrici sapranno costruirle e esserne protagonisti.

Protagonisti al di là delle appartenenze sindacali, e unificando finalmente rivendicazioni e dissenso; protagonisti al di là e nonostante la frammentazione, al di là e nonostante le logiche di bottega o di piccolo cabottaggio di chi ha scelto un’adesione al minimo sindacale da giocare più sui tavoli interni che nelle piazze, a dimostrazione della subalternità culturale e politica di buona parte del ceto sindacale, ma a conferma anche del differente impegno e sostegno a fianco della ristrutturazione del capitale e delle cadute che questa ha sulla società in termini generali.

Che siano finalmente i lavoratori in prima persona ad uscire dalla subalternità imposta dall’ideologia del capitale e dalla collaborazione sindacale, residuo di vent’anni di sconfitte figlie di un sistema di relazioni sociali ormai saltato e non più in grado di reggere lo scontro.

Con uno sciopero generale che sia dei lavoratori e delle lavoratrici e non delle sigle sindacali, che coinvolga precari e studenti, licenziati e cassintegrati, partite IVA e dei migranti.

Con uno sciopero che va costruito prima, città per città, con assemblee, e che non deve finire a fine giornata senza darsi poi appuntamento per continuare a costruire mobilitazioni.

Per ripartire alla conquista di spazi di agibilità politica e sindacale, fuori e dentro i luoghi di lavoro, rivendicando salario, orario, diritti, uguaglianza, pensioni decorose ed un welfare pubblico, che garantisca una scuola pubblica e laica a tutti.

Passaggi che oggi sembrano lontane utopie. Ma saranno i soli che potranno evitare la guerra tra poveri, tra indigeni e stranieri, nella cornice di un precariato diffuso dove si sta insinuando la barbarie e dove vien meno sempre più la solidarietà di classe.

Nostro compito, come sempre è quello di stare a fianco dei lavoratori, nei posti di lavoro e nelle piazze; perché la nostra condizione di donne ed uomini operai, impiegati, insegnanti, contadini, pensionati, studenti, precari e disoccupati, lavoratori al nero, esodati, partite IVA malpagate è la condizione mutabile all’interno di queste categorie di salariati sfruttati che stanno pagando quella che comunemente viene chiamata crisi, per nascondere il gigantesco saccheggio in atto di risorse economiche ed ambientali, di diritti e di civiltà.

Consiglio dei Delegati

Federazione dei Comunisti Anarchici

31 ottobre 2012 “

Spostata la data dello sciopero generale in Spagna, sarà il 14 Novembre.

Il sindacato di base spagnolo CGT ha deciso di spostare la data delllo sciopero generale in Spagna, precedentemente indetto per il 31 Ottobre, al 14 Novembre 2012. La decisione deriva dal fatto che proprio per il 14 Novembre è stato proclamato da decine di sindacati uno sciopero generale che coinvolgerà numerosi Paesi dell’ Unione Europea. La CGT, si legge in un comunicato in lingua spagnola, ha preso tale decisione rispondendo alle esigenze della popolazione e della classe lavoratrice che ora più che mai, in una fase di crisi economica dalle conseguenze sociali devastanti, necessita unitá di azione tra le diverse organizzazioni sindacali, fermo restando il mantenimento delle rivendicazioni, delle motivazioni e degli obiettivi sui quali si basava la precedente convocazione di sciopero generale per il 31 Ottobre. Il 31 Ottobre come data di convocazione di sciopero in Spagna verrá mantenuta eventualmente dalle realtá locali e dai comparti che lo ritenessero necessario, per il resto rimarrà comunque una “giornata di mobilitazione sociale attiva” che prevede mobilitazioni, occupazioni, cortei, azioni dirette, sciopero del consumo ecc…, anche in preparazione dello sciopero del 14 Novembre.

Un morto e almeno 50 arresti durante lo sciopero generale del 18 Ottobre in Grecia.

Il 18 Ottobre scorso in Grecia ha avuto luogo uno sciopero generale promosso dai sindacati riformisti Gsee e Adedy, al quale hanno partecipato, secondo le diverse fonti, dalle 25000 a più di 40000 persone, per protestare contro le nuove misure di austerità richieste dalla troika in cambio di nuovi aiuti finanziari al Paese (31,5 mld di €). Ad Atene, prima e durante i cortei di protesta degli scioperanti, la polizia ha operato arresti preventivi e attaccato gli assembramenti nei pressi di piazza Syntagma, facendo uso massiccio di granate assordanti e gas lacrimogeni ed impedendo l’accesso delle ambulanze sul luogo. Un manifestante di 65 anni, Xenophon Lougaris, lavoratore portuale disoccupato ed iscritto al sindacato stalinista PAME, è morto presumibilmente per arresto cardiaco provocato dalla massiccia quantità di gas lacrimogeni inalati. Diversi scontri sono scoppiati a seguito delle cariche poliziesche nel centro di Atene, a fine giornata si registravano un totale di almeno 50 arresti in tutto il Paese (nella capitale sono stati confermati 7 arresti a fronte di 103 fermi iniziali), diversi manifestanti hanno riportato ferite a seguito della violenza poliziesca, 5 di loro sono rimasti feriti in modo grave. Da segnalare la presenza di agenti in borghese cammuffati tra le file degli scioperanti e di neonazisti/neofascisti, accolti con slogan minacciosi e confrontazioni fisiche sopratutto da parte degli anarchici/antiautoritari.

31 Ottobre, sciopero generale in Spagna.

L’organizzazione sindacale di base CGT (Confederación General del Trabajo) ha proclamato in Spagna uno sciopero generale per la giornata del 31 Ottobre. Sulle ragioni che hanno spinto a prendere questa decisione e sugli obiettivi che la CGT, con questa ed altre mobilitazioni, intende perseguire, è stato reso noto un comunicato a firma dell’organizzazione sindacale, che ho tradotto nella sua forma riassunta (l’originale lo potete leggere sul sito dedicato all’iniziativa; una versione del comunicato più estesa è stata invece tradotta dall’ufficio relazioni internazionali della FdCA e si trova su Anarkismo):

“Il 31 Ottobre la CGT, insieme ad altre organizzazioni, convoca uno sciopero generale di 24 ore in tutto lo stato Spagnolo perchè il governo, con la sua politica di tagli e riforme ai diritti lavorativi, alla spesa sociale, a salari, pensioni, sanità e educazione, sta smantellando i servizi pubblici essenziali e ci ha postato ad una autentica situazione di emergenza sociale. Dette politiche hanno provocato la disoccupazione di 6 milioni di persone, che il 52% dei giovani non abbia lavoro e sia costretto ad emigrare, che più di 700 mila persone siano state sfrattate dalle loro abitazioni, che milioni di persone stiano ingrossando le file dei poveri, sono politiche che stanno truffando tutta la popolazione per farci pagare la loro crisi. Uno sciopero generale perchè c’è l’amnistia fiscale per i defraudatori e privilegi fiscali per il grosso capitale. Uno sciopero generale perchè la crisi la paghi chi l’ha provocata, perchè i truffatori vengano perseguiti penalmente.

Perchè stiamo indicendo uno sciopero? Che tipo di sciopero?

Lo sciopero generale del 31 Ottobre è in primo luogo uno sciopero del lavoro, quindi dei lavoratori e delle lavoratrici per bloccare le imprese, i trasporti, i servizi, le comunicazioni e le amministrazioni, però è anche uno sciopero del consumo, per attaccare il capitalismo nella sua essenza e ridefinire il modello di sviluppo che sta depredando la vita nel pianeta, così come uno sciopero sociale per esigere diritti e libertà, per cambiare il modello con un’altro del quale possa beneficiare la maggioranza della popolazione attraverso una democrazia diretta e partecipativa.

Alternative della CGT alla crisi:

  • Abolire tutta la legislazione e le riforme aprovate contro i diritti della popolazione.
  • Protezione economica suffciente ai milioni di persone disoccupate.
  • Moratoria degli sfratti fino alla fine della crisi e politica sociale abitativa.
  • Riduzione della giornata lavorativa e dell’età pensionabile. Divieto della ERE (un tipo di procedura di licenziamento collettivo), cottimo, sottocontratti e ore extra.
  • No alla privatizzazione di sanità, istruzione, trasporti, comunicazioni, energia…
  • Accesso universale ai servizi pubblici per tutti e tutte.
  • Sviluppo degli aiuti alle persone non autosufficienti e suddivisione egualitaria dei lavori di assistenza.
  • Riforma fiscale, che paghi di più chi più ha e maggior tassazione di imprese e grande capitale.
  • Banca pubblica sotto controllo sociale che permetta l’accesso delle famiglie alle risorse.
  • Uso del denaro pubblico per la soddisfazione delle necessità delle persone e non per salvare le banche.
  • Abbandono di una politica economica indirizzata alla crescita illimitata e sostituzione con un’altra che tenga conto dei limiti delle risorse del nostro pianeta.
  • Il loro modello di democrazia non ci sta bene. Puntiamo su un altro modello di democrazia diretta, partecipativa e dal basso.”

In appoggio all’iniziativa è stata anche indetta, nella cittá tedesca di Dresda, una manifestazione di solidarietà con lo sciopero generale promossa sempre per il 31 Ottobre dall’Allgemeine Syndikat Dresden (FAU-IAA), che intende anche tematizzare i recenti scioperi in Portogallo, Italia, Grecia e Francia ma anche la situazione dei/lle lavoratori/trici salariati in Germania. Infatti, nonostante il capitalismo tedesco festeggi da vincitore e la popolazione non sia stata ancora colpita duramente dalla crisi così come avviene nei Paesi del Sud Europa, “si è comunque giunti negli ultimi anni ad un massiccio peggioramento della condizione sociale: pensione a 67 anni, calo dei salari reali (diminuzione del potere di acquisto, ndt), peggioramento dell’accesso a istruzione e sanitá, diffusione del lavoro interinale e di altre forme di precariato, umiliazione dei disoccupati e difficoltá di accedere ad alloggi a prezzi economici sono solo alcuni esempi”, si legge nel comunicato dell’Allgemeine Syndikat Dresden, che ricorda che “se noi stessi non agiamo, ci rendiamo responsabili dello sfruttamento di altri esseri umani” e che la manifestazione del 31 a Dresda “deve interessare tutte le persone dipendenti dal salario. Abbiamo bisogno di tutti/e!”