Campagna internazionale contro i campi di concentramento per immigrati in Russia.

Nella Federazione Russa vivono circa 11 milioni di immigrati, perlopiù provenienti da Stati dell’Asia centrale in precedenza appartenenti all’URSS, 3 milioni dei quali sono illegali secondo la legge. Questi immigrati, in particolar modo quelli “illegali”, vivono spesso in condizioni precarie o addirittura disperate, se lavorano vengono impiegati in nero senza alcuna garanzia in cambio di salari bassissimi per svolgere mansioni faticose, pericolose ed in genere non qualificate. Perseguitati dalla legge e spesso guardati con diffidenza e disprezzo dalla popolazione locale, spesso vittime di brutali aggressioni a sfondo xenofobo, oggi devono fare i conti con l’ennesimo provvedimento repressivo messo in atto dall’autoritarismo del governo russo. Il governo ha infatti previsto la costruzione di 83 strutture detentive per immigrati illegali in tutta la Federazione. Nei fatti si tratta attualmente di tendopoli spesso prive di corrente elettrica e con servizi igenici scarsi o assenti, nei quali gli immigrati irregolari vengono portati con la forza e guardati a vista da militari armati, senza poter avere contatti con parenti o amici. Esponenti di organizzazioni per i diritti umani e di partiti d’opposizione al governo parlano di violazioni di diritti umani in campi paragonabili ai vecchi gulag di sovietica memoria. Lo scrittore ed attivista per i diritti umani Oleg Kozyrevha ha recentemente scritto che “Il paradosso di un campo di concentramento per illegali è che lo stesso campo è illegale”. Attalmente, dei 600 immigrati inizialmente detenuti in tendopoli sottoposte a sorveglianza armata alla periferia di Mosca, 200 sarebbero stati trasferiti in altre strutture, mentre una trentina di irregolari uzbeki nei giorni scorsi sono stati rastrellati, picchiati ed infine stipati provvisoriamente in un garage moscovita dalla polizia russa. In ogni caso è probabile che i campi che si stanno costruendo in tutte le 81 regioni della Federazione Russa si riempiano velocemente, riservando alle persone detenute un trattamento disumano come quello dei casi citati sopra.

I/le militanti dell’organizzazione anarchica russa Avtonom lanciano un’appello per una mobilitazione internazionale per il periodo dal 29 Agosto al 3 Settembre contro questi campi di concentramento per immigrati, appellandosi alla solidarietà ed al senso di umanità di chiunque, per chiedere la fine delle politiche razziste del governo russo, la chiusura dei campi di concentramento per immigrati e l’abolizione delle barriere legali per l’impiego di lavoratori in Russia.

Provaci ancora, fascio!

I fascisti della Fiamma Tricolore tentano di farsi spazio nel movimento NO MUOS e proclamano una manifestazione per fine Agosto in Sicilia contro il progetto delle antenne militari. Non è la prima volta che estremisti di destra provano a immischiarsi in lotte che non gli appartengono, tentando di strumentalizzarle per raccogliere nuovi consensi: era già accaduto con le lotte contro globalizzazione, guerre imperialiste, TAV e al fianco del popolo palestinese, ma in tutte queste occasioni la risposta di movimenti e individui era stata sostanzialmente di netto rifiuto nei confronti di qualsiasi strumentalizzazione. I neofascisti, incapaci di brillare di luce propria e accortisi che la stantia riproposizione di artefatte storielle e vecchi cimeli del Ventennio non risulta abbastanza appetibile per le nuove generazioni, fanno leva oltre che sul solito ribellismo senza arte né parte, anche su slogan, tendenze e rivendicazioni appartenenti ai loro avversari politici di sempre. Lungi dall’interessarsi realmente alle lotte popolari e partecipate contro scempi ambientali, massacri fraticidi, politiche discriminatorie e di sfruttamento, questi sordidi personaggi e le loro organizzazioni parassitano battaglie altrui nella speranza di poter sdoganare le loro vere idee, per le quali non vi è posto nella società per chi non rientra nei canoni di normalità previsti dalle loro menti ristrette. Per i neofascisti quel che conta non è ad esempio che non venga realizzato un progetto dannoso come quello del MUOS, il problema per loro, da bravi militaristi sempre pronti a “credere-obbedire-combattere” è che a volerlo realizzare siano le forze armate statunitensi piuttosto che quelle italiane. Lo stesso discorso vale per il TAV: quelli che antepongono a qualsiasi altra cosa l'”interesse nazionale”, ovvero l’interesse autoritario e predace di chi all’interno di uno Stato-Nazione detiene il potere politico ed economico, non possono coerentemente far parte di una lotta come quella dei NO TAV.

In risposta al tentativo di strumentalizzazione neofascista della lotta contro il MUOS, il presidio NO MUOS di Niscemi indice un campeggio antifascista di due giorni in Contrada Ulmo e diffonde il seguente proclama ( tratto dal sito  www.nomuos.info):

” L’antifascismo vive in contrada Ulmo.

 

Da venerdì 30 Agosto il presidio No Muos di Niscemi indice una due giorni di campeggio Antifascista.

 

L’antifascismo non è soltanto una parola, ma è un valore quindi una pratica che deve essere seguita ogni giorno; una due giorni di campeggio che serva a radicare nelle coscienze politiche degli attivisti di tutta la Sicilia,  l’idea che i fascisti non sono scomparsi, ma agiscono tra le maglie delle amministrazioni e delle strutture borghesi e ancora a distanza di decenni dettano leggi atte a regolamentare e a imbrigliare la spontaneità dei compagni e delle compagne.

 

Con questa due giorni il presidio e le sue individualità chiedono alla rete antifascista siciliana e italiana di riunirsi in contrada Ulmo a Niscemi, dove si terrà un concerto antifascista e a seguire un corteo fino alla base militare U.S. Navy.

 

La formazione politica della fiamma tricolore di chiaro stampo fascista ha richiesto l’autorizzazione per una manifestazione contro l’istallazione del Muos. Il movimento  No Muos, come dichiarato nella carta d’intenti-  è antifascista e non può permettere che un corteo della destra estrema possa ostentare i loro slogan e appropriarsi dei nostri simboli e delle nostre bandiere. Il movimento non può permettere che i fascisti cavalchino i successi ottenuti dai  cittadini e dagli attivisti con anni di sacrifici, denunce e repressione. La lotta No muos è propria dei cittadini, è antipartitica, antipatriarcale e orizzontale quindi del tutto slegata dalle abitudini politiche della destra fascista italiana.

 

Il Movimento No Muos è e sarà sempre antifascista e non concederà un solo centimetro di contrada Ulmo alle schiere fasciste né concederà loro un minimo spiraglio di dialogo.

 

Dalla Val Susa ad Atene l’intera Europa è sottoposta a una capillare azione di repressione e a un rinvigorimento dei sistemi di controllo violenti e repressivi. Il movimento No Muos è convinto del fatto che permettere una manifestazione della fiamma tricolore sia rendersi complice del revisionismo storico e della fascistizzazione che stanno infestando le nostre realtà. Il movimento non è complice, il movimento non è inerte , il movimento è antagonista e dichiara in maniera ferma e irreversibile che il fascismo troverà a Niscemi e al presidio No Muos di contrada Ulmo una ferma opposizione;  tutti e tutte siamo e saremo fisicamente un blocco fermo e intenzionato a non permettere che le loro bandiere e i loro infamanti slogan possano essere ostentati.

Comitato di base di Niscemi”

Sullo sciopero agrario in Colombia.

Fonte: Infoaut, pubblicato in data 21/08/2013.

“Colombia, sciopero agrario. In migliaia bloccano le strade

altPer due giorni consecutivi, migliaia di colombiani che lavorano nel settore agrario sono scesi in strada in occasione dello sciopero nazionale del settore. La mobilitazione è stata indetta dopo che il governo colombiano ha approvato nuove misure di espropriazione delle terre dei contadini  al fine di consegnare le risorse naturali alle multinazionali. Nonostante i numerosi giorni di mobilitazione durante i quali i contadini si sono opposti alla politica di sfruttamento della terra colombiana, il governo ha continuato a sradicare forzatamente le terre che per tanti anni hanno coltivato i contadini della zona di Catatumbo.

Nella giornata di ieri, l’oceanica partecipazione allo sciopero ha portato a scontri tra i contadini e la polizia colombiana. Numerose sono state infatti le strade bloccate in più di 20 dipartimenti della Colombia. A Bogotà, centinaia di persone sono scese in strada a protestare in cinque diversi punti della città, comunicando il loro rifiuto verso le politiche economiche del Governo e ai Trattati di Libero Commercio che mettono la parola fine alle terre coltivate, alle miniere e ad atri settori analoghi.

Nei due giorni di sciopero, circa 16mila poliziotti sono stati dispiegati per reprimere la protesta che ha raggiunto il suo apice nella giornata di ieri. L’atteggiamento aggressivo della polizia ha portato a numerosi feriti e circa 50 persone arrestate, tra di loro, alcuni giornalisti. Almeno un manifestante risulta ferito da un colpo di arma da fuoco.

Nella Valle del Cauca, circa 600 persone che si trovavano a manifestare davanti al municipio, sono state circondate per diverse ore dalla polizia, che aveva a suo tempo ricevuto l’ordine di sgomberare le piazze e le strade per rendere inefficace lo sciopero. Tra le istanze dei lavoratori del settore agrario e minerario, l’incremento di misure che aiutino la produzione agraria locale, la partecipazione delle comunità e dei piccoli e tradizionali minatori nella regolazione della politica mineraria, misure e garanzie reali per l’esercizio dei diritti politici della popolazione rurale e agevolazioni per la popolazione rurale e urbana nell’ambito dell’educazione, salute, casa, servizi pubblici e trasporti.

Nel frattempo, ancora oggi, migliaia di colombiani continuano a raggiungere diversi punti in tutto il Paese, per proseguire la mobilitazione. Lo sciopero agrario e popolare quindi, continua ad oltranza. Le mobilitazioni stanno ricevendo sempre più una connotazione popolare e di massa, dopo che si sono uniti alle proteste anche camionisti, studenti, operai, medici, insegnanti e organizzazioni sociali.”

Per capire meglio i retroscena e le motivazioni dello sciopero in corso in Colombia consiglio la lettura di un’articolo in lingua spagnola pubblicato su Anarkismo, approfondito e ben documentato, arricchito da notizie attuali pubblicate nello spazio dedicato ai commenti: [Colombia] 19 de Agosto, paro agrario y popular, ¿un nuevo punto de inflexión en la lucha de clases?

Dedicato a chi non si arrende.

Quando l’ho ascoltata per la prima volta, questa canzone mi ha fatto pensare subito a tutte le persone che lottano per i propri ideali di libertà e uguaglianza, ricevendo spesso come risposta l’indifferenza e la diffidenza di chi ha una mentalitá ristretta e non è capace di immaginare un mondo radicalmente diverso da quello nel quale viviamo e rischiando di dover fare i conti con i meccanismi di difesa violenta e coercitiva dell’attuale sistema sociale, ma che nonostante ciò non abbandonano i propri principi e la lotta per la loro affermazione.

Terra bruciata.

Il pomeriggio del 7 Agosto scorso alcuni incendi sono divampati in diverse zone della Sardegna. Il fumo proveniente da Sinnai, in provincia di Cagliari, era ben visibile dalla popolare spiaggia cagliaritana del Poetto; quello scoppiato nella zona di Laconi-Gadoni ha provocato quattro feriti ed ha costretto ad evacuare centinaia di persone da Laconi. Si tratta di incendi dolosi, sulle motivazioni che possano aver animato l’incoscienza e l’idiozia di chi li ha appiccati non m’interessa speculare. M’interessa piuttosto ricordare che con il denaro pubblico investito dallo Stato italiano, tra l’altro col consenso di numerosi parlamentari sardi, per l’acquisto di aerei militari F-35, si sarebbero invece pututi comprare aerei ad uso civile, quei Canadair necessari a spegnere gli incendi che con scadenza regolarmente mortale colpiscono anche e soprattutto la Sardegna. Gli/le stessi/e parlamentari, in occasione degli ultimi roghi che hanno colpito l’isola, sono solo stati capaci di rilasciare dichiarazioni ipocrite atte a mascherare la loro corresponsabilità nell’ intempestività dei soccorsi antincendio. È evidente che a lorsignori/e interessa favorire servitù militari e politiche militariste anzichè far fronte a problemi comuni che riguardano la popolazione del territorio dal quale loro stessi/e provengono. Un fatto da tenere sempre ben presente, un atteggiamento al quale si può rispondere solo facendo terra bruciata intorno agli infami ed ai loro interessi particolari.

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Che vadano a FARE in culo.

Crescita e competitività sono i due termini che sento pronunciare più spesso quando assisto a discussioni sulla ripresa economica e sull’uscita dalla crisi (per oggi tralascerò il terzo diffusissimo termine, tagli alle spese– quelle sociali, ovviamente). Cosa significa “crescita” in questo contesto? Aumento della produzione e dei consumi, espansione dei mercati: tradotto, significa immettere sul mercato più merci, senza badare al fatto che le risorse del nostro pianeta non sono inesauribili, né tutte rinnovabili. Perché invece non ripensare produzione e consumo al di fuori delle logiche capitaliste,che oggi ci portano a gettare via un terzo degli alimenti prodotti per mantenere alti i prezzi e che ci stanno trascinando sul baratro del disastro ecologico dal momento che sfruttiamo attualmente più di quanto il pianeta abbia da offrire, ipotecando scelleratamente il futuro delle prossime generazioni? Non si dovrebbe produrre di più, ma redistribuire meglio ciò che viene già prodotto, riducendo ciò che è inutile, dannoso, sinonimo di spreco. La crescita in senso capitalista è fine alla moltiplicazione del profitto ed al suo reinvestimento, fine a se stessa, l’espansione è teoricamente infinita (ma le risorse non lo sono), così come l’espansione dei mercati avviene come vera e propria rapina a danno dei territori e delle popolazioni più deboli. Per quanto riguarda la concorrenza, al posto della gara tra imprese dove ci sono vincitori e sconfitti e dove inevitabilmente le classi sociali subalterne, nel migliore dei casi, raccolgono le briciole (s)vendendo la propria forza lavoro, il proprio tempo, rinunciando alle infinite possibilità che un diverso modo di produzione potrebbe offrire ai singoli e all’intera umanità, si dovrebbe e si potrebbe collaborare fra individui e comunità unendo gli sforzi per soddisfare i bisogni- non più indotti dalle logiche del “libero mercato”- vivendo in libertà, mutuo accordo e appoggio, consapevolezza. L’unico vero modo per uscire dalla crisi, l’unica cosa da fare , è farla finita una volta per tutte con l’origine della crisi: il sistema capitalista, quel sistema che, oltretutto, cerca giorno dopo giorno di convincerci che non esistono alternative e ci toglie energie, creatività e spazi per pensare e progettare un mondo diverso. In realtà non solo altri mondi sono possibili, ma già esistono. Creiamone altri a misura nostra e dell’ambiente nel quale viviamo, usciamo dalla crisi che ci hanno imposto e che ci fanno subire quelli che vogliono che tutto rimanga com’è.

Campeggio in difesa del territorio a Girona (Spagna).

Fonte: Contra Info.

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CAMPEGGIO DI RESISTENZA ATTIVA IN DIFESA DEL TERRITORIO
CONTRO LA MAT ED IL MONDO CHE LA NECESSITA

CHE COS’È ?

La linea di altissima tensione (MAT) è un’autostrada elettrica che trasporta un carico di minimo 400.000 volt. Si sta costruendo per congiungere tra essi Stati europei ed il continente europeo con quello africano. Serve per commercializzare e distribuire eccedenti di energia prodotta da centrali nucleari e supposte fonti di energie alternative. Allo stesso tempo, è la rete di cui il capitalismo ha bisogno per alimentare altri progetti ed infrastrutture di morte e distruzione, come per esempio il Treno ad Alta Velocità (TAV). I responsabili sono quelli di sempre e, difatti, le imprese costruttrici sono quelle direttamente implicate in altri progetti di distruzione del territorio, imprese tra le quali spiccano Vinci in Europa e Endesa in America del Sud.

PERCHÉ IL CAMPEGGIO?

Affinché non si costruisca l’ultimo tratto decisivo per collegare la Francia  con la Catalogna.  Affinché non passi l’energia di 6 centrali nucleari francesi per questo territorio né da nessun altro. Per considerare la lotta contro la MAT come un punto di partenza per la messa in discussione del nostro modo di vita, per la maggior parte imposta dal dominio del Progresso. Per creare uno spazio di incontro, informazione, agitazione e azione nelle terre colpite.

PERCHÉ QUI ED ORA?

Dopo più di dieci anni di lotta ci troviamo in un momento decisivo. A settembre cominceranno le espropriazioni ai danni dei proprietari che hanno deciso di non firmare la vendita dei terreni necessari per la costruzione delle ultimi torri della MAT in Girona.

È per tutto questo che vi invitiamo a partecipare attivamente al campeggio, per condividere, lottare e resistere in uno spazio autogestito, libero da leader e rappresentanti. Vogliamo creare momenti di scambio e connessione tra differenti lotte, perché la MAT colpisce tutte e tutti e non crediamo che sia una lotta isolata.

CONTRO IL PROGRESSO, LE SUE INFRASTRUTTURE ED I SUOI DIFENSORI:
RIAPPROPIAMOCI DELLE NOSTRE VITE!

CI VEDIAMO IL 23 DI AGOSTO DEL 2013
NELLE TERRE DELLA GIRONA

Porta con te tutto quello di cui avrai bisogno per accampare.
Info ed aggiornamenti: Torres más altas han caído