Appello per una mobilitazione internazionale per la liberazione dei prigionieri politici in Bielorussia.

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Il 23 Settembre prossimo avranno luogo in Bielorussia le elezioni per il rinnovo del parlamento. La Bielorussia è uno Stato particolarmente autoritario, retto col pugno di ferro da Alexander Lukaschenko, un residuato dello stalinismo che in tempi recenti ha iniziato timidamente ad aprire al mercato capitalista, senza però mettere in discussione strutture e modalitá repressive di un tempo. Fra i detenuti politici che si trovano nelle carceri del Paese vi sono 6 compagni anarchici (Ihar Alinevich, Mikalai Dziadok, Artsiom Prakapenka, Pavel Syramolatau, Aliaksandr Frantskievich e Jauhen Vas’kovich), arrestati tra l’autunno 2010 e l’inverno 2011 e condannati nel Maggio 2011 a pene detentive che vanno dai 3 agli 8 anni con l’accusa di aver compiuto una serie di azioni dirette contro simboli del capitale e dello Stato. La vicenda legata alle azioni dirette in oggetto ed ai metodi inquisitori utilizzati dalle forze repressive bielorusse sono narrate in due documentari che consiglio di vedere per conoscere meglio i retroscena della vicenda:

– “Anarchy. Direct action. Impartial”, documentario in due parti realizzato dalla Anarchist Black Cross della Bielorussia nel 2011 (qui la prima parte, qui invece la seconda; per attivare i sottotitoli in italiano cliccare sull’aposito tasto che si trova in basso a destra sulla schermata dei video);

Disregarding The Law(anche qui è possibile attivare i sottotitoli, stavolta in inglese).

Nell’Agosto di quest’anno l’Internazionale delle Federazioni Anarchiche, su invito della Croce Nera Anarchica bielorussa, ha lanciato un appello per una mobilitazione internazionale dal 22 al 23 Settembre a favore dei prigionieri politici detenuti nel Paese. Attualmente l’Unione Europea esercita pressioni sul governo di Lukaschenko affinchè liberi i prigionieri politici, uno status che dall’Ottobre 2011 riguarda anche i sei compagni anarchici in questione grazie al riconoscimento da parte di organizzazioni per i diritti umani. Finora Lukaschenko ha “graziato” 30 prigionieri politici dopo che questi avevano avanzato una richiesta ufficiale di perdono con implicita ammissione di colpa a lui personalmente indirizzata, cosa che gli anarchici rifiutano di fare. A Lukaschenko interessa uscire da vincitore in questa situazione, evitando sanzioni politiche o economiche da parte dell’UE e cercando di far passare la liberazione dei detenuti politici come un suo personale atto di benevolenza che implica la richiesta personale ed il pentimento. Ma i compagni anarchici non sono merce da barattare sul tavolo delle trattative tra burocrati di questo o quell’altro Stato, perciò è richiesta la nostra solidarietà attiva. L’Internazionale delle Federazioni Anarchiche saluta positivamente qualsiasi azione solidale per la liberazione dei compagni in Bielorussia a partire da ora, fino alle giornate del 22/23 Settembre ed eventualmente anche oltre.

Vedi anche:

Articolo dell’ABC Bielorussia sull’attuale situazione detentiva dei sei compagni anarchici.

Minatori Carbosulcis in lotta, barricati sottoterra e “pronti a tutto”.

Il 26 Agosto è iniziata la protesta estrema dei minatori sardi della Carbosulcis che, a fine turno lavorativo, hanno occupato la miniera di Nuraxi Figus nel territorio di Gonnesa, Sulcis-Iglesiente. Alcuni minatori si sono barricati a 400 metri di profondità e minacciano di far saltare la miniera con l’esplosivo in loro possesso (400 kg secondo quanto riportato dal quotidiano “La Nuova Sardegna”, 690 kg secondo TMnews, mentre stando a quanto affermato dalle forze dell’ordine i minatori non avrebbero con sé esplosivo) se questa venisse chiusa, condannandoli ad un futuro di disoccupazione. Intanto, per tenere in vita la miniera, proseguono la produzione di carbone. I  minatori chiedono che il governo italiano sblocchi il progetto di rilancio per la miniera che darebbe la possibilità di estrarre e immagazzinare il Co2 nel sottosuolo producendo così energia “pulita”, utilizzando sia il carbone estratto sia l’energia che verrebbe venduta a prezzi convenienti alle industrie del polo di Portovesme, tra cui l’Alcoa minacciata a sua volta di chiusura. Ció richiederebbe l’investimento di circa 200 milioni di € all’anno per 8 anni, ma creerebbe anche 1500 nuovi posti di lavoro. Se ciò non dovesse avvenire, i 463 lavoratori attualmente impiegati nella miniera rimarrebbero disoccupati a partire dal Gennaio 2013. Per evitare quest’ultima possibilità i minatori si dicono pronti a tutto, anche a gesti estremi.

Intanto a Cagliari anche gli operai dell’ Alcoa sono tornati a protestare contro il possibile licenziamento di un totale di 800 lavoratori/trici a causa della fine della produzione di alluminio in Italia da parte della multinazionale americana: hanno occupato una banchina del porto, bloccato una nave e sono stati caricati dalla polizia. Il loro futuro occupazionale verrà deciso il 3 Settembre.

Cascina Lazzaro: continua lo sciopero dei braccianti.

Fonte: Radio Blackout.

lazzaro“Continua da due mesi il presidio permanente dei braccianti della Lazzaro di Castelnuovo Scrivia. In Italia i lavoratori che osano ribellarsi e denunciare le condizioni di schiavitù in cui sono costretti vengono licenziati nel silenzio dei media e delle istituzioni. E’ possibile solidarizzare direttamente con i lavoratori in lotta passando dal presidio, facendo contro informazione su questa lotta e sottoscrivendo il fondo per i lavoratori al conto PostaPay  4023600623581008 intestato ad Antorio Olivieri. Ne abbiamo parlato con Antonio del Presidio Permanente braccianti lazzaro. Scarica file

Sudafrica: la strage dei minatori ed il suo contesto sociale.

Marikana Massacre

Lo scorso Giovedì 16 Agosto la polizia ha aperto il fuoco contro i lavoratori in sciopero della miniera di platino Lonmin a Marikana, Repubblica Sudafricana, uccidendone 45. I lavoratori protestavano per avere un aumento salariale da 4000 Rand (circa 400 €) a 12500, secondo le fonti ufficiali erano armati di bastoni e machete e le forze dell’ordine avrebbero aperto il fuoco per legittima difesa. Strana legittima difesa quella di uomini addestrati ed equipaggiati con moderne armi da fuoco che sparano all’impazzata su lavoratori che rivendicano il loro diritto alla sopravvivenza in uno dei Paesi più poveri al mondo, dove i ricordi dei massacri operati dalle forze di sicurezza ai tempi della segregazione razziale rimangono indelebili (Sharpeville 1960, Soweto 1976, Uitenhague 1985…). Nel Sudafrica odierno una minoranza di persone di colore ha potuto arricchirsi andando a far compagnia all’élite bianca da sempre detentrice del potere politico ed economico, mentre il Paese registra un tasso del 40% di disoccupazione, nelle periferie di quasi tutte le grandi città i poveri vivono in baraccopoli prive di strutture sanitarie e collegamenti elettrici e le lotte sociali, se non sono funzionali agli interessi dei partiti e vengono condotte al di fuori di essi, vengono represse con la massima violenza. I maggiori sindacati sono legati alle logiche di potere e servono gli interessi delle imprese e dei politici, i loro funzionari guadagnano buoni stipendi e sono ammanicati con la direzione delle imprese nelle quali lavorano gli/le operai/e che il sindacato stesso dovrebbe rappresentare e difendere. Mentre un personaggio come Frans Baleni, segretario del sindacato National Union of Mineworkers (NUM) guadagna 105 000 Rand al mese per difendere gli interessi dei proprietari delle miniere, dei politicanti dell’ ANC con le mani in pasta nei profitti e degli investitori britannici o cinesi, i minatori fanno lavori faticosi e pericolosi in cambio di salari da fame e se chiedono un miglioramento della loro retribuzione ricevono pallottole come risposta, al pari delle 25 persone uccise dalla polizia durante proteste sociali dal 2000. L’unica difesa legittima in questa situazione è la lotta unitaria di tutti i/le lavoratori/trici per la socializzazione dei mezzi di produzione e per la redistribuzione della ricchezza prodotta, al di fuori e contro partiti e sindacati asserviti, contro i capitalisti, lo Stato ed i suoi apparati repressivi, fino alla liberazione dallo sfruttamento e dal dominio.

Per approfondire:

“The Marikana mine workers massacre- a massive escalation in the war on the poor”, di Ayanda Kota, pubblicato su Libcom;

“ANC throws off his mask! Workers murdered!”, dichiarazione congiunta degli anarchici sudafricani, dal sito Zabalaza.

Genova – Occupato vico Untoria 3 dopo lo sgombero di Giustiniani19.

Fonte: Informa-Azione.

Ci togliete la casa, ci riprendiamo tutto – Occupato vico Untoria 3

Oggi 12 agosto prendiamo possesso dei sei appartementi di Vico Untoria 3, nel Ghetto del centro storico genovese. Li occupiamo perché siamo tutti senza una casa, da quando, martedì 7 agosto, le autorità genovesi hanno deciso di sgomberarci dalla casa occupata di via dei Giustiniani 19. Li occupiamo perché non possiamo permetterci un affitto e perché riteniamo giusto e legittimo non pagarlo nel momento in cui decine di migliaia di spazi, abitativi e non, vengono lasciati vuoti e inutilizzati dalle amministrazioni pubbliche, dalla Chiesa e da ricchi privati di vario genere per mantenere alti i livelli del mercato immobiliare. Li occupiamo perché vogliamo continuare a vivere insieme, perché crediamo che l’autorganizzazione e la condivisione reale siano anch’esse modi per fronteggiare la miseria materiale e affettiva a cui l’attuale società costringe tutti quanti.
Occupiamo questo edificio consapevoli che a fine mese partirà un bando di concorso per la sua assegnazione.
I proprietari, Ri.Genova e il Comune, diranno che rubiamo le case ai poveri, che ostacoliamo un progetto sociale, un esempio concreto di sana gestione della “cosa pubblica”.
Non è così. Abbiamo letto il bando e abbiamo capito le reali intenzioni del Comune e di Ri.Genova su questo edificio e sulla generale riqualificazione di questa fetta di centro storico.
Abbiamo capito che per la giunta Doria, quella dell’amministrazione partecipata, la giunta vicina ai cittadini, per avere “diritto” ad una casa bisogna, sostanzialmente, non essere poveri. Di fatto bisogna avere tutte quelle garanzie sociali che da anni stanno venendo meno come un lavoro fisso e un reddito stabile. E’ necessario non avere debiti con Equitalia o enti affini, non aver subito sfratti per morosità (proprio nella città che ne presenta, con il 73%, la più alta percentuale d’Italia); meglio ancora essere una coppia etero e un nucleo familiare tradizionale.
Tutti questi criteri di assegnazione evidenziano uno scollamento dalla realtà sociale fatta di precarietà, disoccupazione, indigenza e la volontà di escludere una buona fetta di popolazione con bisogni e necessità urgenti, dettati proprio da quelle condizioni materiali e umane non considerate prioritarie dal Comune. Si escludono anche tutte quelle forme di convivenza e condivisione non normate, liberamente scelte e praticate come sostegno e appoggio reciproco alternative alla famiglia tradizionale.
Si tratta di una scelta precisa che mostra quale tipo di riqualificazione l’amministrazione vuole attuare, guardando anche agli altri interventi che si stanno portando avanti.
Il quartiere del Ghetto, oggi presentato come una delle zone buie del centro storico, in mano al degrado, allo spaccio e alla criminalità, con un’altissima precentuale di immigrati, dovrebbe subire quella serie di interventi urbanistici tipici ormai di moltissimi centri cittadini d’Europa e nota come gentrification: rimessa a nuovo estetica, innalzamento dei prezzi immobiliari e commerciali, espulsione dei suoi storici abitanti e comunità popolari ed inserimento di nuove fasce di popolazione abbienti per rimodellarne il volto.
Non vi sarà alcun posto, nel Ghetto del futuro, per chi lo vive, lo anima e lo valorizza con la sua presenza. Piuttosto diventerà una vetrina chic per i turisti, con la sua particolarità storica mantenuta solo di facciata, abitato da manager e ricchi con pruriti alternativi.
Un processo di questa portata non si realizza da un giorno all’altro. Non sarebbe possibile, oggi, alzare di molto il valore immobiliare reale di questo quartiere. E, soprattutto, nessun ricco vi si inserirebbe, ora.
Ecco il perché di un bando simile. Inserire una fascia di popolazione intermedia che contribuisca a modificare a poco a poco la realtà sociale, spostando progressivamente i poveri lontano dal centro e ammassandoli nelle periferie.
Noi rifiutiamo di accettare la completa distruzione della comunità umana, del carattere popolare dei quartieri che ancora la conservano. Pensiamo che solo i rapporti reali e concreti della gente che li abitano possano valorizzarli e renderli vivi.
Noi non riconosciamo all’amministrazione comunale alcuna leggitimità per decidere sui nostri e altrui bisogni. Per queste ragioni ci riprendiamo una piccola parte di ciò che è anche nostro.
Noi siamo gli invendibili, gli incollocabili, quelli che, come tanti, non corrispondono ai criteri dell’assegnazione.
Da oggi siamo qui.
Il bando è chiuso.

giustiniani 19 in esilio

1-10 Agosto: azioni internazionali di propaganda contro la repressione.

La rete per la traduzione per la controinformazione Contra-Info ha recentemente lanciato un appello internazionale per dieci giorni (dal 1 al 10 Agosto) di propaganda contro la repressione. Nell’appello si invitava a mettere in atto azioni propagandistiche tramite graffiti, striscioni, volantinaggi o altro, su temi ritenuti importanti dalle realtà anarchiche per renderli noti nella società e per suscitare dibattiti al di là dei confini statali o linguistici. Di seguito le foto (tutte prese dal sito Contra-Info) di alcuni fra i tanti graffiti, striscioni e manifesti realizzati in diverse città e Paesi per l’occasione.

MALTA

UCRAINA

FRANCIA (vedi anche 1,2,3)

SERBIA

ARGENTINA

PORTOGALLO

GERMANIA

INGHILTERRA

SPAGNA (anche QUI)

CILE (anche QUI)

GRECIA (vedi anche 1,2,3,4,5…)

Massimo Fini, “Il denaro ‘Sterco del demonio'”.

Massimo Fini, “Il denaro ‘Sterco del demonio'”Tascabili Marsilio, 1998 (quarta edizione 2008).

Il libro di Massimo Fini "Il denaro 'Sterco del demonio'"

Massimo Fini é indubbiamente un personaggio difficile da inquadrare nei classici schemi di pensiero o ideologici di “destra” e “sinistra”. Etichettato superficialmente da più parti come “fascista”, in realtà mostra idee poco convenzionali e abbastanza originali, solo in parte frutto di un’eventuale influenza di pensatori dell’estrema destra (vedi il famigerato Julius Evola). Di sicuro, per quanto mi riguarda, mi sento lontano per molti aspetti dal pensiero di Fini, tanto dal suo “elogio della guerra” all’antica o dalla sua difesa del patriarcato o dal suo antimodernismo esasperato e condivisibile solo per alcuni aspetti, quanto dal suo riproporre modelli economici e sociali che si richiamano alla tradizione medioevale europea e che non mettono in discussione concetti quali dominio, gerarchia e autorità. Devo però riconoscere che le sue analisi sono spesso brillanti e per nulla convenzionali, meritevoli di attenzione e, magari, potenziali fonti d’ispirazione come nel caso dell’opera in questione. “Il denaro sterco del demonio” infatti non é solo un’avvincente ricostruzione storica, economica e antropologica su come e quando sia nato il denaro e su come fossero organizzati sistemi economici nei quali la moneta era assente, ma anche e soprattutto una critica devastante e senza mezzi termini al denaro stesso, elevatosi a divinitá dei tempi moderni, una scommessa sul futuro -ovvero sul Nulla. Il denaro condiziona il nostro stile di vita, la nostra esistenza, impedendoci di pensare al presente mentre viviamo in sua funzione ed in funzione di un futuro sempre più lontano ed inafferrabile, ci impone un modello economico, politico e sociale fine a se stesso e non al benessere ed alla felicità dell’umanità, non crea ricchezza reale ma piuttosto sfruttamento. Staccatosi definitivamente col tempo dalla materia, reso ancor più “fantasma” dalle transazioni virtuali, il denaro ha raggiunto la sua perfezione metafisica, ma al tempo stesso si avvicina sempre più alla propria fine, capace solo di riprodurre se stesso teoricamente all’infinito, praticamente fino all’implosione del sistema che ha generato.

Interessante confrontare alcuni concetti chiave sul denaro espressi da Fini in questo suo saggio con le parole pronunciate da David Graeber (alcuni giorni fa ho recensito il suo “Critica della democrazia occidentale”) durante il People’s Economic  Furum nel 2008:

Grecia: 6.400 immigranti detenuti dalla polizia nella più grande operazione di pogrom nel centro di Atene finora.

“Nei giorni scorsi, la polizia ha condotto la più grande operazione di pogrom nel centro di Atene finora. Secondo le informazioni rilasciate, 1.500 persone sono state arrestate dalla polizia nei primi due giorni dell’operazione (2-3 Agosto) ed altre 4.900 solo nel terzo giorno (4 agosto). L’operazione ha avuto luogo ad Atene e ad Evros, al confine con la Turchia al Nord Est. Almeno 1.630 persone sono state arrestate e sono pronte ad affrontare la deportazione.

Con un tocco Orwelliano, l’operazione di pogrom razzista è stata chiamata “Xenios Zeus” – l’antico dio simbolo dell’ospitalità e protettore dei viaggiatori stranieri. La repressione ha continuato Domenica, 5 Agosto. Sembra che l’ultima operazione è centrata attorno la Piazza Omonia, nella zona di Monastiraki, Pedion di Areos e Piazza Vathis, tutte zone del centro di Atene. Come riporta Occupied London, la polizia ha fermato, ha perquisito ed ha trattenuto tutti gl’immigranti nel loro percorso, indipendentemente dal fatto se erano o meno in possesso d’un documento valido.”

( Fonte: Contra-Info ).

Torino Ribelle 4.

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” Torino Ribelle

L’UNICO FESTIVAL DI CINEMA INDIPENDENTE E AUTOPRODOTTO PROIETTATO SUI MURI DELLA TUA CITTA’

Torino Ribelle è un concorso internazionale di arti visive aperto a tutti e a tutte. Si tratta di una inedita combinazione di cinema, video, azione diretta e occupazione.

Il requisito principale che viene richiesto per accedere al concorso è l’adesione delle opere proposte al tema della rassegna: la RIBELLIONE ALL’INTERNO DELLA NOSTRA ESISTENZA. Questo tema potrà essere sviscerato in ogni sua sfumatura a seconda dei gusti personali di ciascun videomaker.

La proiezione dei lavori avviene in luoghi non convenzionalmente riservati al cinema, nel tentativo di dar vita ad un nuovo percorso attraverso quegli spazi metropolitani che hanno fatto la storia del movimento antagonista torinese. La riappropriazione fisica e simbolica di questi luoghi costituisce la vera ragione di fondo della rassegna.

Puoi trovare tutti i volantini, i promo e il BANDO DI CONCORSO alla pagina Scarica & Diffondi, mentre nella sezione Edizioni precedenti sono riassunte le mirabolanti gesta degli anni passati.

Per informazioni, domande o per spedire i tuoi lavori vai alla pagina Contatti – Indirizzi.”

( Fonte: torinoribelle.noblogs.org ).