Lieber Afrikaner/Cari africani.

Video satirico tedesco del 2011 sullo splendido rapporto di amicizia tra l’Europa ed i popoli africani e sul generoso trattamento riservato agli immigrati nel vecchio continente. La traduzione in italiano è opera mia.

“Caro africano, già in passato noi europei abbiamo diffuso nel tuo continente benessere e felicità e anche oggi mandiamo a te ed ai tuoi governi molti soldi e molti regali. Naturalmente sappiamo che non tutti da te sono pronti per la democrazia, ma noi siamo tolleranti: finché il commercio funziona, noi non ci immischiamo…altri Paesi, altri costumi! Ma, nel caso con il commercio qualcosa non vada per il verso giusto, ti mandiamo volentieri i nostri “aiutanti per l’economia” in soccorso, perché se l’economia va bene anche le persone stanno bene. Così tutti ci guadagnano qualcosa, noi europei riceviamo da te un pó di materie prime e risorse naturali e ti regaliamo in cambio i prodotti della nostra civilizzazione europea…anche la tua numerosa prole ne risulta contenta! Dopo tutta questa nostra generosità comprendiamo il fatto che tu voglia venire in Europa per ringraziarci personalmente, perciò sosteniamo tutti i Paesi attraverso i quali dovrai viaggiare in modo che essi possano costruire le infrastrutture necessarie a rendere il tuo viaggio il più confortevole possibile. E non é tutto, caro africano: se ce l’hai fatta ad arrivare fino al Mediterraneo, verrai aiutato dai nostri amichevoli dipendenti del Frontex, che faranno in modo che tu non ti perda nell’ immensità del Mediterraneo e ti offriranno lezioni gratuite di nuoto. E visto che ogni anno aumentiamo i finanziamenti per Frontex , loro potranno assicurarti che tu abbia sempre abbastanza acqua a bordo e, lavorando contemporaneamente con i tuoi parenti africani, trasformeranno il fondale marino in una bella passerella. Caro africano, quando ( se ) arrivi da noi in Europa, noi teniamo pronta per te una confortevole sistemazione dove puoi finalmente riposarti in pace dopo il faticoso viaggio durato mesi e puoi partecipare alla nostra lotteria per ottenere l’asilo: se vinci puoi rimanere da noi in Europa e guardare ad un roseo futuro. Se però non vinci non devi comunque essere triste, caro africano, perché ricevi comunque come premio di consolazione un biglietto gratuito per il viaggio di ritorno in Africa…e lì il tempo é molto migliore che qui da noi in Europa!”

Solidarietà con i compagni del ZACF!

Fonte: Anarkismo.

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” Quale libertà per tutti?

Militanti dello Zabalaza Anarchist Communist Front minacciati, attività interrotte, costretti a nascondersi

Condannare la violenza politica ed il terrore


Sud Africa, 16 Ottobre 2015: la sera del 9 ottobre un militante dello Zabalaza Anarchist Communist Front nel quartiere proletario nero di Khutsong (Johannesburg ovest), è stato minacciato violentemente da parte di un gruppo di giovani per il suo lavoro politico. La mattina dopo, una scuola politica gestita da lui e da un altro militante del quartiere è stata interrotta con la forza.

Nella notte del venerdì 6 ottobre, “Tebogo” (pseudonimo per ragioni di sicurezza) è stato fermato da 8 uomini. Gli hanno intimato di “non promuovere più le idee anarchiche” e di non fare più resistenza al governo perchè “l’African National Congress [ANC] deve governare i quartieri” altrimenti ci sarebbero state per lui gravi conseguenze. La mattina del sabato 10 ottobre, i compagni “Tebogo” e “Boitumelo” (*pseudonimo) sono stati fermati da circa 15 teppisti mentre stavano preparandosi ad ospitare la sessione mensile della scuola di formazione dello ZACF / Zabalaza in un locale del posto. Sono riusciti ad impedire che i teppisti entrassero, ma l’evento era ormai interrotto. Ci sono stati lanci di pietre e di minacce.

I due compagni dello Zabalaza sono fortunatamente riusciti a scappare, ma hanno dovuto rifugiarsi in un quartiere vicino. Nel frattempo, i teppisti hanno cercato “Tebogo” a casa sua. Abbiamo fatto tutto il possibile per aiutare i nostri compagni in questi tempi difficili.

Facciamo appello a tutte le strutture progressiste di unirsi a noi nell’opposizione e nella condanna di questi clamorosi atti di intimidazione e di terrore nei confronti della classe lavoratrice nera. I fatti di Khutsong purtroppo non sono incidenti isolati. Come tali, dovrebbero essere visti con estrema gravità, anche per possibili letali conseguenze.

E’ normale per i dirigenti dei partiti politici radicati nei quartieri assumere teppisti per fare il lavoro sporco di intimdazione e di aggressione verso gli attivisti. Agli inizi del 2015, ad esempio, una riunione di quartiere organizata da attivisti di base di Abahlali Freedom Park, a Johannesburg sud, era stata attaccata da teppisti assoldati chiaramente da un consigliere locale dell’ANC e dai suoi sodali. Parecchi militanti della comunità sono finiti in ospedale, di cui uno in unità intensiva. Gli attacchi ai diritti umani fondamentali ed alla libertà sono ormai fatti di ogni giorno.

Siamo sollevati dal fatto che i nostri compagni di Khutsong non hanno subito la stessa sorte e che i compagni con cui lavorano a Freedom Park continuino a lottare.

Ma noi siamo anche consapevoli che non c’è scampo per nessuno, che una sorte simile può colpire attivisti che osano tenere comizi ed ergersi contro lo sfruttamento, gli abusi, la corruzione, le disciminazioni che opprimono la classe lavoratrice nera e ci cui beneficia la classe dirigente.

Chiediamo agli attivisti di lottare per un Sud Africa migliore, per un mondo migliore, per un futuro più luminoso,per essere fermi e rifiutarci di essere imtimiditi e piegati all’inazione dai sicari del partito al governo. Poichè ci aspettiamo solo che il terrore aumenti, occorre che la lotta di classe continui a progredire.

Chiediamo dunque alle organizzazioni ed alle individualità di:

  1. sottoscrivere questo documento inviando una email a acf[at]riseup.net o usando la funzione commenti sotto
  2. far circolare queste notizie ovunque
  3. denunciare pubblicamente tutti i casi di terrore politico

Basta con le intimidazioni politiche contro gli attivisti neri quartieri!

Difendere il diritto alla libertà di espressione ed alla libertà di associazione!

Nessuno è libero finchè non sono liberi tutti!

https://www.facebook.com/zabalazanews
Zabalaza.net

Traduzione a cura di Alternativa Libertaria/FdCA – Ufficio Relazioni Internazionali ”

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Terrorismo di Stato in Turchia.

Il 10 Ottobre scorso, durante una manifestazione per la pace dai contenuti antigovernativi indetta ad Ankara, capitale turca, sono esplosi due ordigni che hanno provocato una strage. Secondo le diverse fonti i morti sarebbero tra i 95 e i 128, i feriti tra i 165 e i 500 e più, tutti/e attivisti/e di organizzazioni politiche e sindacali di sinistra e filocurde. Tra i morti ci sono almeno due anarchici. Il governo turco ha accusato immediatamente, parole di Erdogan, “chiunque voglia minare l’unità e la pace nel Paese”, mentre il primo ministro Davutoğlu includeva in una lista di possibili sospetti anche una serie di organizzazioni curde e di estrema sinistra . Come accadde a seguito dell’attentato di Suruc, che costò la vita a 33 attivisti/e di area socialista, comunista e anarchica, il governo turco del partito filoislamico e reazionario AKP incolpa i fondamentalisti islamici dell’ ISIS, ne arresta qualche decina e contemporaneamente provvede a bombardare postazioni del partito dei lavoratori curdo PKK, proprio quando quest’ultimo si era impegnato a sospendere qualsiasi ostilità nei confronti dello Stato turco, anche in vista delle elezioni indette per il prossimo 1 Novembre.

La prima domanda che vien spontaneo porsi in questi casi è: cui prodest? Secondo alcuni opinionisti è improbabile che il governo turco sia il responsabile della strage di Ankara, mentre la tesi maggiormente accreditata è che si tratti di un’attentato ad opera dell’ISIS che intende destabilizare la Turchia colpendo al tempo stesso gli acerrimi nemici curdi. Una certezza è comunque l’appoggio (“moderato”, dicono alcuni) offerto finora dal governo turco alle milizie dell’ISIS: queste ultime, sentendosi abbandonate dopo la dichiarazione di guerra contro di esse, seminerebbero ora il terrore in Turchia. Un’altro aspetto, che va sotto la categoria di responsabilità morale, è la continua persecuzione effettuata dal governo di Ankara a danno della popolazione curda e il rifiuto di trattative diplomatiche con le organizzazioni curde che vorrebbero mettere definitivamente la parola fine ad un sanguinoso capitolo di storia che dura ormai da decenni. Anche il fatto che sulla libertà di riportare notizie che riguardano le indagini sull’attentato sia caduta ancora una volta la mannaia della censura di Stato è un segnale che riconferma il modus operandi autoritario e repressivo di Erdogan e del suo governo, deciso a qualsiasi costo a riconfermarsi alle prossime elezioni senza farsi sorpassare dal partito della sinistra moderata filocurda HDP, il cui leader Selahattin Demirtaş ha esplicitamente accusato il governo di essere responsabile della strage di Ankara. Di sicuro chi s’impegna con zelo a massacrare i/le manifestanti/e antigovernativi per le strade e a torturarli nelle prigioni, a  far crepare i lavoratori in miniera, a sbattere in galera i giornalisti e a massacrare civili curdi inermi radendo al suolo i loro villaggi non ha certo tempo da perdere nel garantire la sicurezza interna del Paese prevenendo attentati terroristici.

A Berlino 250.000 attivisti/e in piazza contro TTIP e CETA.

Lo scorso 10 Ottobre 250 000 persone hanno manifestato nella capitale tedesca contro gli accordi commerciali TTIP e CETA. La manifestazione è stata la più partecipata degli ultimi 10 anni in Germania, la più grande in tutta Europa tra quelle svoltesi per dire no ai due accordi comerciali transnazionali. Le numerose organizzazioni che hanno indetto la protesta, dai sindacati (DGB) alle associazioni ambientaliste (WWF, NABU…) a quelle critiche nei confronti della globalizzazione (ATTAC) fino ad arrivare alle associazioni della società civile, sottolineano la necessità di accordi commerciali equi e trasparenti, che non danneggino gli standard di difesa dell’ambiente, i diritti dei/lle lavoratori/trici e dei/lle consumatori/trici e i principi democratici. Pertanto chiedono di interrompere le trattative relative all’accordo TTIP con gli USA e di non ratificare l’accordo CETA con il Canada.

Purtroppo, va ammesso, tra le tante realtà di natura riformista coinvolte nella campagna contro TTIP e CETA è mancata la presenza di quei gruppi della cosiddetta “sinistra radicale” e dell’area autonoma/antiautoritaria/libertaria, che avrebbero potuto contribuire con una profonda critica anticapitalista al discorso legato agli accordi commerciali in questione. D’altra parte l’attuale situazione tedesca vede gran parte di questi gruppi impegnati in altri contesti, come ad esempio l’aiuto concreto ai profughi che da mesi giungono in gran numero in Germania. Una giustificazione, questa, che non impedisce comunque di rimarcare l’importanza di un discorso critico e radicale nei confronti delle politiche globalizzatrici che hanno e avranno, se non verranno fermate in tempo, una ricaduta pesante sulle nostre vite, sull’ambiente e su intere società.

Colonna sonora per il 3 Ottobre, Tag der Deutschen Einheit.

Amo e odio il luogo nel quale sono nato, amo e al tempo stesso odio il luogo nel quale vivo. Il mio amore non ha a che fare con il concetto di Stato e Nazione, il mio odio sí. Ritengo che identificarsi in uno Stato-nazione come forma di realizzazione, come sentimento di appartenenza ad una comunità fatta di sfruttati e sfruttatori, oppressi ed oppressori, tutti insieme appassionatamente, “noi” contro “loro” in base al luogo di nascita, a confini geografici stabiliti a tavolino dopo l’ennesimo massacro, ad una presunta razza, etnia o cultura, sia la forma più bassa di annichilimento della ragione e del senso universale di umanità e di solidarietà che si possa concepire. Per questo, ancora una volta: Nie wieder Deutschland, nie wieder Staaten! Grenzen abschaffen! Für eine Welt ohne Herrschaft!