A Berlino 250.000 attivisti/e in piazza contro TTIP e CETA.

Lo scorso 10 Ottobre 250 000 persone hanno manifestato nella capitale tedesca contro gli accordi commerciali TTIP e CETA. La manifestazione è stata la più partecipata degli ultimi 10 anni in Germania, la più grande in tutta Europa tra quelle svoltesi per dire no ai due accordi comerciali transnazionali. Le numerose organizzazioni che hanno indetto la protesta, dai sindacati (DGB) alle associazioni ambientaliste (WWF, NABU…) a quelle critiche nei confronti della globalizzazione (ATTAC) fino ad arrivare alle associazioni della società civile, sottolineano la necessità di accordi commerciali equi e trasparenti, che non danneggino gli standard di difesa dell’ambiente, i diritti dei/lle lavoratori/trici e dei/lle consumatori/trici e i principi democratici. Pertanto chiedono di interrompere le trattative relative all’accordo TTIP con gli USA e di non ratificare l’accordo CETA con il Canada.

Purtroppo, va ammesso, tra le tante realtà di natura riformista coinvolte nella campagna contro TTIP e CETA è mancata la presenza di quei gruppi della cosiddetta “sinistra radicale” e dell’area autonoma/antiautoritaria/libertaria, che avrebbero potuto contribuire con una profonda critica anticapitalista al discorso legato agli accordi commerciali in questione. D’altra parte l’attuale situazione tedesca vede gran parte di questi gruppi impegnati in altri contesti, come ad esempio l’aiuto concreto ai profughi che da mesi giungono in gran numero in Germania. Una giustificazione, questa, che non impedisce comunque di rimarcare l’importanza di un discorso critico e radicale nei confronti delle politiche globalizzatrici che hanno e avranno, se non verranno fermate in tempo, una ricaduta pesante sulle nostre vite, sull’ambiente e su intere società.

Proteste studentesche di massa in Quebec.

È ormai dallo scorso Febbraio che circa 160mila studenti e studentesse protestano nella provincia canadese del Quebec contro l’aumento dellle tasse universitarie proposto dal premier Jean Charest, boicottando le lezioni e inscenando manifestazioni che hanno assunto in parte carattere violento anche a causa della scarsa volontá di aprire trattative sulla sostanza e non sulla forma degli aumenti delle tasse da parte del premier, impegnato a raccogliere consensi in vista della prossima tornata elettorale. Le proteste non si limitano però al tema delle tasse universitarie, ma hanno piuttosto assunto un carattere di contestazione generale nei confronti del governo della regione, soprattutto contro il cosiddetto Plan Nord che prevede ingenti investimenti per lo sviluppo del settore energetico e minerario in un’area di 1,2 milioni di km quadrati nel nord della provincia. Il piano, che promette la creazione di mezzo milione di posti di lavoro, non tiene conto della sostenibilità ambientale, è una potenziale svendita delle risorse del Quebec ed é fonte di corruzione per politici che promettono a potenziali investitori di lucrare sul progetto in cambio di “favori”, come recentemente è saltato fuori da uno scoop giornalistico dell’emittente in lingua francese CBC. Un’altro tema di contestazione è la legge discriminatoria proposta dal ministro federale dell’immigrazione Kenney, che limita l’accesso alla regione per chi non parla inglese o francese. Sia Charest che Kenney sono stati contestati da alcuni studenti mentre tenevano discorsi a porte chiuse sulle proposte in questione, mentre per le strade, oltre alle proteste in forma pacifica, avvenivano scontri tra alcuni studenti e la polizia in assetto antisommossa pronta a usare manganelli, spray al pepe e perfino pallottole di gomma contro il dissenso. Dal canto loro gli studenti hanno reagito con lanci di pietre ed altri oggetti, barricate e con azioni dirette contro veicoli della polizia e simboli del governo e del potere capitalista.

Quebec protests reach rowdy new level (with updates)

Per un report più completo in lingua inglese consiglio di visitare il relativo articolo su Libcom, che contiene aggiornamenti continui nello spazio riservato ai commenti così come numerose foto e video delle proteste.