Copiare non significa rubare.

La recente vicenda dell’arresto dei creatori dei siti Megaupload e Megavideo mi offre la possibilitá di riflettere e scrivere due parole sulla cosiddetta pirateria informatica. Il caso dei creatori e proprietari di Megaupload e Megavideo, che rischiano ora di essere condannati secondo le leggi statunitensi a 50 anni di galera ciascuno, é legato al discorso del copyright, ma non bisogna dimenticare che i siti incriminati avevano scopo di lucro, mentre chi copia materiale protetto dal copyright e/o lo immette in rete per renderlo accessibile ad altri sta solo facendo un lavoro di condivisione. Copiare film, brani musicali, libri elettronici o quant’altro non significa infatti rubare, poiché chi copia non si appropria di un oggetto sottraendolo ad altri, ma lo moltiplica, rendendolo fruibile a piú persone. Sicuramente la condivisione libera e gratuita di qualcosa non piace a chi lucra su tutto, ma d’altra parte, per quanto la cosiddetta “pirateria informatica” sia illegale e nello specifico le creazioni intellettuali siano soggette a rigide norme di copyright, vi é un’altissimo e crescente numero di persone che violano tali leggi. Alle ragioni di queste persone non viene peró dato spazio negli articoli dei vari giornali online che ho avuto modo di leggere nei giorni scorsi, piuttosto viene ribadito che, secondo le accuse mosse a Megaupload, il sito avrebbe portato a perdite superiori ai 500 milioni di dollari a danno dei detentori dei diritti di autore. Perdite? Mancati guadagni, a dire il vero, ma del tutto potenziali: si dá infatti per scontato che chiunque abbia scaricato da Megaupload materiale protetto da copyright avrebbe potuto/dovuto spendere il proprio denaro per un biglietto del cinema o per l’acquisto di un cd o dvd o per un libro stampato su carta.

Un’altra cosa che spesso non viene detta riguardo l’accanita battaglia da parte degli Stati Uniti contro la pirateria informatica é che, con la scusa appunto della violazione di leggi sul copyright, gli USA stanno facendo pressioni affinché anche L’Unione Europea ratifichi l’ ACTA, un prolungamento degli accordi TRIPS sulla protezione della proprietá intellettuale ma anche sull’acquisizione di diritti di proprietá intellettuale (ad esempio su farmaci, organismi viventi e quant’altro). L’ACTA, definito come trattato anticontraffazione e giá ratificato da 22 dei 27 Paesi dell’ UE, non é altro che un modo per rafforzare potere e guadagni delle multinazionali che ingrassano con le leggi sulla proprietá intellettuale, colpendo duramente la libera condivisione senza scopo di lucro e limitando fortemente la libertá giá spesso minacciata sul web, ma anche demandando le querelle legali sul diritto d’autore all’arbitrio dei privati che si ritengono parte lesa senza nemmeno l’intermediazione di organi “imparziali” quali i tribunali, lasciando perfino stimare alla cosiddetta parte lesa l’ammontare dei danni subiti. Contro la ratifica dell’ACTA sono in atto diverse proteste da parte di singoli ed associazioni in diversi Paesi ed esiste una petizione online giá firmata da milioni di persone che chiede che l’accordo non venga ratificato in sede europea.

Indirizzi degli/e arrestati/e NO TAV.

Il sito Informa-Azione ha pubblicato gli indirizzi dei/lle compagni/e arrestati/e a seguito dell’operazione repressiva nei confronti del movimento NO TAV scattata la mattina del 26 Gennaio scorso. Gli indirizzi sono soggetti a variazione, perció consiglio di visitare la pagina in questione sul sito di Informa-Azione per eventuali aggiornamenti. Ecco gli indirizzi:

 TORINO – Carcere Lorusso Cotugno – via Pianezza 300 – 10151 Torino

Gabriela Avossa
Matteo Grieco
Giorgio Rossetto
Giuseppe Conversano
Jacopo Bindi
Luca Cientanni
Tobia Imperato
Federico Guido
Alessio Del Sordo
Mario Nucera
Guido Fissore

Maja è stata trasferita ai domiciliari

Fabrizio Maniero (irreperibile)


MILANO – Carcere San Vittore – Piazza Filangeri 2 – 20123 Milano

Maurizio Ferrari
Niccolò Garufi
Kalisa Lorenzo Minani

Marcelo Jara (irreperibile)
Filippo Marco Baldini (irreperibile)


TRENTO  – Casa Circondariale – Via Beccaria, 134 – Loc. Spini di Gardolo – 38014 Gardolo – TN
Juan Antonio Sorroche Fernandez


PISTOIA – Casa Circondariale – Via dei Macelli 13 – 51100 Pistoia
Antonio Ginetti


ASTI – Casa Circondariale Località Quarto Inferiore 266 – 14030 Asti
Samuele Gullino


ROMA – Carcere di Regina Coeli – via Della Lunganara 29 – 00165 Roma
Damiano Calabrò


PADOVA – Casa Circondariale – via Due Palazzi 25a – 35100 Padova
Zeno Rocca


GENOVA – Carcere di Marassi – Piazzale Marassi 2 – 16139 Genova

Gabriele Filippi


PALERMO – Non sappiamo in che carcere sia recluso
Nicola Arboscelli

Intanto non si sono fatte attendere le iniziative di solidarietá nei confronti dei colpiti dalla repressione: numerosi cortei e presidi hanno avuto luogo in diverse cittá d’Italia, da Torino a Roma, da Bologna ad Asti, da Milano a Prato, da Cagliari a Bussoleno… La lotta continua, la solidarietá é un’arma!

LIBERI/E TUTTI/E, LIBERI/E SUBITO!

 

La repressione contro il movimento NO TAV non fermerá la lotta.

Nella mattinata di ieri 26 Gennaio sono state arrestate in diverse parti d’Italia  25 persone ed altre 14 sono state sottoposte a misure restrittive, con l’accusa di lesioni, danneggiamenti e resistenza a pubblico ufficiale durante le manifestazioni contro il progetto della linea ferroviaria ad alta velocitá Torino-Lione svoltesi in Val Susa il 27 Giugno e il 3 Luglio del 2011. Un’operazione ad orologeria, ben congegnata dagli inquisitori di turno, primo fra tutti il procuratore Gian Carlo Caselli , indirizzata a fiaccare i tentativi di resistenza contro quello che razionalmente e senza esagerazioni puó essere definito un progetto folle: quello del TAV. Tra gli arrestati, si premura di informarci la stampa scodinzolante sempre in cerca di scene truci e sensazionalismi, ci sono due ex terroristi di estrema sinistra! Leggo, su diversi articoli online, vere e proprie farneticazioni su scontri violentissimi e guerriglia, piú di duecento agenti feriti, manifestanti violentissimi, no, addirittura insurrezionalisti ( e Tobia Imperato, un’altro degli arrestati, sarebbe appunto un leader anarco-insurrezionalista. Leader. Insurrezionalista. Imperato. Ma é una barzelletta?!). Un attimo, facciamo un passo indietro: io il movimento NO TAV lo seguo da anni, anche se purtroppo solo da lontano, non ho la memoria breve e quella che ho stampata ben nitida nella memoria é un’altra storia, molto diversa da quella raccontata dai media asserviti alle peggiori cause portate avanti dai dominatori di turno. Riguardo la manifestazione del 3 Luglio 2011 ricordo, ad esempio, di lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo dalla polizia contro parecchi manifestanti, tra i quali un ragazzo che filmava e che é stato ferito ad un braccio; ricordo di un ragazzo (non l’unico purtroppo) massacrato di botte ed umiliato dai servitori dello Stato; ricordo l’uso di gas lacrimogeni vietati dalla convenzione di Ginevra. Ma che importa? I manifestanti sono stati davvero cattivi, feroci, scene di guerriglia ( questa sí che é guerra, mica come le missioni umanitarie dell’esercito italiano in Somalia, Serbia, Irak, Afghanistan, Libia!), leggo addirittura che tra gli arrestati, insieme ad una ragazza incinta al settimo mese, c’é Guido Fissore, consigliere comunale sessantasettenne di Villar Focchiardo, accusato di aver aggredito a colpi di stampella quattro agenti di polizia, facendoli finire all’ospedale… Mi chiedo solo se chi ci propina tali notizie creda davvero che i lettori siano rincoglioniti a tal punto da aver perso qualsiasi senso della realtá, talmente inebetiti dalle stronzate che ci vengono raccontate da sempre, talmente cotti da non aver bisogno nemmeno di un briciolo di verosimiglianza o attinanza al reale per abboccare all’esca dell’informazione succube. Cioé, un 67enne manda all’ospedale quattro energumeni armati ed addestrati colpendoli con le stampelle, il prossimo verrá accusato di aver messo a tappeto un’intero plotone di celerini investendoli in carrozzella!

Non giriamoci intorno: qui si vuole criminalizzare un intero movimento, spaccarlo col classico gioco del “divide et impera” che funziona tanto bene in altri frangenti, ma non in questo, perché nel movimento NO TAV si rispettano le differenti modalitá di lotta di ogni gruppo o individuo e non si isola nessuno. Qui si vuole arrivare con gli arresti e le misure ristrettive laddove non arrivano manganelli, lacrimogeni e botte in commissariato, si vuole mettere l’opinione pubblica contro un movimento che ha saputo tener duro negli anni, crescendo e lottando per difendere un territorio dalla devastazione che farebbe tanto gola a grosse imprese, speculatori, politicanti, criminalitá organizzata e galoppini vari, tutti giá pronti a spartirsi i lauti incassi di un progetto di spreco del denaro pubbblico, un progetto fallimentare, ecocida, pericoloso per la salute umana e distruttore dell’economia locale della Val Susa, i cui costi ricadranno infine sui contribuenti giá spremuti a sangue in nome del “sacrificio per gli interessi nazionali”. No, tutto questo non puó avvenire, non senza che vi si opponga resistenza, perché resistere é in certi casi non meno di un imperativo morale.

Vedi anche: C’erano una volta un barbiere un consigliere comunale e un black bloc”, pubblicato su Indymedia Napoli. Per altre informazioni ed aggiornamenti sulla vicenda e sulle lotte del movimento NO TAV visita:

http://www.notav.eu/

http://www.notav.info/

L’ AUTORE DI QUESTO BLOG ESPRIME LA PROPRIA COMPLICITÁ E SOLIDARIETÁ INCONDIZIONATA NEI CONFRONTI DI TUTTI/E GLI/E ARRESTATI/E E NEI CONFRONTI DELL’INTERO MOVIMENTO NO TAV.

Sul “movimento dei forconi” e proteste in Sicilia.

Da piú di una settimana sono in atto proteste in Sicilia animate principalmente da contadini, pastori e autotrasportatori, ai quali si sono uniti anche pescatori, studenti ed altre categorie. I trasportatori dell’ Aias e i contadini riuniti nel “movimento dei forconi” hanno attuato soprattutto blocchi stradali, impedendo il rifornimento di carburante e di merci nell’isola, provocando cosí forti disagi. Ma quali sono i motivi e le rivendicazioni della protesta? Da un volantino firmato “siciliani incazzati”  distribuito durante le agitazioni si puó leggere quanto segue:

“Il popolo dei tartassati, degli umiliati, dei rapinati dallo Stato, alza la testa.

Agricoltori, autotrasportatori, pescatori, piccoli commercianti, artigiani, operai, lavoratori precari e disoccupati, pensionati, siamo tutti vittime di un sistema che ha elevato a suo unico dio il LIBERISMO ECONOMICO, cioè le privatizzazioni, le deregolamentazioni, il profitto quale unico obiettivo da perseguire, davanti al quale si devono piegare i diritti, la dignità, le conquiste di tutto un popolo. Tasse e caro vita, licenziamenti, contratti di lavoro stracciati, fallimenti di piccole imprese: è così che questi signori promuovono la crescita? Questa è la crescita delle banche, dei profittatori, degli affamapopolo. Ci parlano di debito da sanare, ma con chi? Il debito non lo ha certo fatto chi si è spaccato le reni a lavorare per tutta la vita! Sono loro in debito con noi: sono i grandi padroni, le multinazionali, le società finanziarie, le banche, le congreghe politiche e burocratiche a essere in debito con noi: ci devono vite e vite di lavoro ridotte sul lastrico; ci devono il futuro che hanno scippato ai nostri figli; ci devono le montagne di sacrifici che hanno vanificato!

Ormai non si tratta più di un comparto agricolo che affonda, di attività divenute non più sostenibili a causa dell’eccessivo peso fiscale e del caro carburanti; non si tratta più di posti di lavoro che si perdono, di piccoli esercizi commerciali che chiudono, di servizi che vengono smantellati (la sanità, la scuola, le ferrovie, …). Ormai siamo nel pieno di un naufragio sociale causato da una classe di politici abbuffini e mai sazi; da una casta di banchieri e finanzieri che hanno prosciugato le risorse del paese e ipotecato i redditi di chi lavora; di una setta di sindacalisti venduti e mantenuti dal sistema per pompierare la rabbia dei lavoratori.

La lotta di questi giorni non deve accontentarsi di contentini; deve esigere un cambiamento sostanziale delle politiche governative, ma soprattutto deve innescare un processo di cambiamento del modo di gestire la società. Le elezioni sono una farsa in cui vince chi ha più soldi, più clientele, più potere ricattatorio; sempre più persone non credono a questo modo di governare. Se dalle piazze e dai blocchi stradali si grida che questi politici se ne devono andare; che i sorci devono uscire dai palazzi, tutto ciò va tramutato in un discorso nuovo: dal governo all’autogoverno; dalla delega ai politici alla partecipazione popolare dal basso. Chi lavora, chi soffre, chi suda, deve poter decidere sulla propria vita.

L’economia di un paese si è sempre basata sul lavoro e la produzione viva della terra, dell’industria, dell’artigianato, non sugli imbrogli dello spread e della finanza predatrice. Questa deve essere la nostra base di partenza, anche a costo di ritornare al baratto: sarebbe più dignitoso.

Stiamo attenti alle alleanze dei ricchi con i poveri: abbiamo interessi diversi e contrapposti.

La battaglia potrà fermarsi, ma la guerra deve continuare. Cominciamo a boicottare i Centri Commerciali che stanno divorando la produzione locale, non acquistando da loro; non compriamo più prodotti provenienti da paesi dove la manodopera viene sfruttata, anche se sono più convenienti; solo così usciranno dal mercato. Cominciamo a far fuori i sindacati, che difendono solo i loro interessi e privilegi, ritirando le deleghe sindacali. Ricordiamoci di non votare alle prossime elezioni. Cominciamo a parlare di federalismo dal basso; di una Sicilia che si autogoverna, in cui il popolo siciliano, attraverso le assemblee e gli organismi di base diffusi per città, paesi, quartieri, posti di lavoro, instaura la democrazia diretta, facendo fuori la casta dei politici e di tutti i privilegiati.”

Ebbene, leggendo questo ed altri volantini che si possono reperire in rete mi vien da pensare che le accuse di manipolazioni fasciste o infiltrazioni mafiose all’interno del movimento non solo non siano veritiere, ma siano spesso mosse in malafede. Di sicuro un movimento spontaneo che porta avanti numerose rivendicazioni, magari vaghe e contraddittorie su alcuni punti, puó essere strumentalizzato da personaggi o organizzazioni poco trasparenti, ma la cosa peggiore che si possa fare in certi casi é osservare da lontano e criticare senza cognizione di causa, senza far nulla per evitare che le strumentalizzazioni si concretizzino, senza partecipare attivamente introducendo nella protesta contenuti realmente emancipatori. Chi vuole che il “businness as usual” continui senza interruzioni ha chiaramente interesse a spargere voci diffamatorie e arriverá anche, se necessario, a invocare il pugno di ferro contro chi protesta; chi invece si riconosce, almeno in parte, nella rabbia e nelle speranze di chi lotta in questo frangente non potrá rimanere con le mani in mano. Il rifiuto di “guerre tra poveri”, le critiche alla classe politica, alla democrazia rappresentativa (alla quale si contrappone la vera democrazia, quella diretta), alle politiche liberiste e della globalizzazione sono aspetti condivisibili di una protesta che puó estendersi, radicalizzarsi, diventare qualcosa di importante, ma che potrebbe benissimo svanire nel nulla da un giorno all’altro, il cui esito dipende anche dalla nostra capacitá di comprendere ed agire sulle sue dinamiche.

Per approfondire:

Sicilia Libertaria, “Sul movimento dei forconi e la rivolta popolare in Sicilia“;

“Sicilia: solidarietá alla rivolta dei forconi”, su Anarchaos.org;

“Protesta dei forconi: luci ed ombre di un movimento popolare”, diretta audio di Radio Blackout con Pippo Gurrieri, anarchico siciliano.

Occupata la sede di una banca a Belfast.

Lunedí scorso una dozzina di attivisti del movimento Occupy Belfast ha occupato la sede dismessa della Bank of Ireland in Royal Avenue a Belfast. Operando in modo ben pianificato, gli attivisti hanno colto di sorpresa la polizia locale, entrando nell’edificio ed erigendo barricate per impedire lo sgombero, esponendo poi sulla facciata del luogo occupato alcuni striscioni ben visibili dall’esterno. Tra i partecipanti all’azione un anarchico membro del Workers Solidarity Movement.

 Durante una manifestazione organizzata il giorno successivo a sostegno dell’iniziativa, alla quale hanno preso parte un centinaio di persone, é stato distribuito un volantino che spiega i motivi dell’azione. Tra le altre cose viene detto che l’occupazione ha lo scopo di creare e sostenere un piú ampio movimento per la riappropriazione di spazi abitativi a fronte del crescente aumento dei prezzi degli affitti, della speculazione e dell’emergenza sociale dei senzatetto. “le banche si prendono le nostre case e noi ci prendiamo le sedi delle banche”, si legge nel volantino, “questa é una riappropriazione per la comunitá”.

Per approfondire vedi: “The liberation of a former Bank of Ireland building in Belfast”.

Stoccolma: No Border Camp 2012.

Appello tratto dal sito informa-Azione, tradotto a sual volta dal sito promotore dell’iniziativa ( per maggiori informazioni e per leggere l’ appello in altre lingue visita http://www.noborderstockholm.org/ ):

-Appello alla partecipazione al No Border Camp 2012-

Vi invitiamo al campeggio transnazionale No Border di Stoccolma, che si terrà nell`estate 2012 : una settimana di disobbedienza civile, di discussioni, di filmati e di azioni dirette contro la politica migratoria europea .
Durante gli ultimi 15 anni, i campi No Border sono nati in diverse regioni frontaliere e zone di conflitto situate nel mondo. Vere zone autonome, questi campi hanno accolto il movimento internazionale per l`abolizione di tutti gli stati-nazione della terra.
Questo movimento si inserisce in un’ottica più generale il quale scopo è promuovere un mondo liberato da tutte le forme di oppressione che si basano sulla nazione o sul paese d’origine. Si tratta di interrogarsi e lottare contro un mondo che, a partire dalla nascita, categorizza le persone secondo criteri di nazionaltà, genere, classe e razza. Si creano delle divisioni : fra coloro che sono al di sopra della legge e coloro che non lo sono ; fra coloro che sono custodi dell’autorità e coloro che devono sottomettersi ; fra ciò che si deve fare e ciò che è vietato.
L’esclusione che segue queste categorizzazioni non si limita a dei semplici territori geografici ma la si trova nel cuore stesso di un paese, di una città , tra le persone che la subiscono.

La preservazione dell’ordine sociale capitalista e autoritario é accompagnato dalle seguenti consequenze :
il mantenimento delle guardie di frontiera Frontex all’est e al sud dell’europa , con un budget militare che si avvicinerà presto ai 150 milioni di euro.
L’arresto dei clandestini in collaborazione con i controllori dei trasporti pubblici.
La reclusione dei rifugiati nei CIE (centri di identificazione ed espulsione) per una durata indeterminata e per ragioni sconosciute, aspettando la loro deportazione forzata, la quale in certi casi significa una sorta di omicidio.
Il mantenimento d’installazioni radar da parte delll’agenzia dello sviluppo dell’UE nel deserto libico con lo scopo di « gestire i flussi migatori »
lo sfruttamento dei/delle migranti da parte dei ristoranti e delle discoteche che approffitano delle situazioni instabili e disperate alle quali sono confrontati/e i/le lavotatori/ici, il quale non fa che dividerci ancora di più.
L’impossibilità di far parte di questo « noi » che rappresenta la cittadinanza senza rinnegare se stesso per primo, senza fondersi nella massa, senza diventare una pagina vergine al servizio del capitale.

Sono queste frontiere, queste strutture profondamente radicate che generano un razzismo sistematico, che sono dettagliate nel « programma di Stoccolma ». questo piano quinquennale dell’UE mira a raggruppare le questioni di sicurezza nazionale e internazionale e le questioni d’immigrazione nelle regioni a problema : secondo l’UE, la libertà di circolazione delle popolazioni è una minaccia per la sicurezza degli stati. Il prgramma di Stoccolma -come le frontiere che sono menzionate- non sono legate ad un luogo unico.
La sua ombra ricopre tutt* e fa sorgere delle barriere nel nostro quotidiano, tra coloro che sono influenti e privilegiat* e coloro che non hanno nemmeno il diritto di esistere.

Questa estate, il programma di Stoccolma avrà due anni. È per questo che proponiamo di stanare e attacare i luoghi e le strutture che sono le incarnazioni fisiche di questo programma per l’egemonia totale delle norme bianche. Tutto ciò coinvolge tanto le istituzioni pubbliche quanto le imprese che beneficiano in un modo o in un altro delle deportazioni o della costruzione e della gestione dei centri di detenzione. Questo si applica a tutte le persone che non hanno niente da rinfacciarsi perchè fanno solo « il loro lavoro ».
Organizziamo un campo perchè crediamo in un futuro diverso e desideriamo un mondo che valorizza il ripetto, l’aiuto reciproco e l’amore. Volgiamo riunirci e mettere in comune la nostra creatività per fare l’esperienza di questi nuovi rapporti. Vogliamo dirigere la nostra collera contro queste misure che ci opprimono. Vogliamo un mondo nel quale la compassione e la responsabilità non si limitano solo ad un livello locale ma ad un livello globale. È per questo che invitiamo qualsiasi organizzazione, gruppo, o individu* a partecipare e a contribuire a questo campo, in qualsiasi modo.

Gli ultimi anni hanno dimostrato che la solidarietà internazionale e la lotta contro l’oppressione non erano pronti a scomparire. Chiudete pure la porta, passeremo dalla finestra !

Repressione contro compagni/e NO TAV di Alessandria.

Di seguito pubblico il comunicato stampa sottoscritto da diverse realtá e individualitá anarchiche in seguito alla denuncia pervenuta a 13 compagni/e della provincia di Alessandria per “manifestazione non autorizzata”, una manifestazione svoltasi nel Giugno 2011 in solidarietá al movimento NO TAV colpito dalla repressione. La stessa repressione che oggi colpisce questi/e solidali, ai/lle quali va tutto il mio appoggio e la mia stima. Per organizzare un corteo serve chiedere il permesso alle autoritá, ma per devastare un territorio con un’opera sciagurata come quella dell’ alta velocitá non servono autorizzazioni o consensi popolari… e questa la chiamano democrazia???

Alessandria: auguri sbirreschi per un 2012 “sereno”

Anno nuovo… auguri sbirreschi

Il 2 gennaio 2012, 13 No Tav residenti nella provincia di Alessandria si sono visti recapitare un’avviso della chiusura delle indagini preliminari a loro carico. Viene loro contestato di avere fatto una manifestazione pubblica il 28 giugno 2011 senza aver dato il preavviso al questore. Il giorno precedente alle prime luci dell’alba, polizia e carabinieri in tenuta antisommossa avevano assaltato gli abitanti della Valsusa che difendevano le loro terre da un’opera insensata, devastante, dispendiosa e assurda: l’alta velocità.

Per compiere questo grave gesto usavano gas CS e manganelli: duemila uomini in assetto antisommossa contro un presidio che fino ad allora aveva praticato l’autogestione! C’erano stati feriti tra i presidianti (uno era ancora ricoverato in ospedale) e molte furono le persone intossicate da quei gas che, non dimentichiamolo, sono vietati dalle convenzioni internazionali perfino in caso di guerra.

Nel pomeriggio di quello stesso giorno 27 giugno, gli Anarchici alessandrini si sono mobilitati per denunciare questa grave aggressione.

Il giorno successivo, spontaneamente, diverse persone esprimevano la loro solidarietà alla popolazione valsusina con un presidio pacifico e comunque controllato dalle forze del (dis-)ordine statale. E’ questo il “grave” reato che si attribuisce ai 13 denunciati!!!

Tutto ciò è quantomeno singolare e non casuale. Difatti avviene subito dopo la firma, apposta pochi giorni prima dell’invio delle denunce, fra Rfi, Cociv-Impregilo, regione Liguria, comune di Genova e provincia di Alessandria i quali hanno stipulato l’inizio dei lavori per l’alta velocità Terzo Valico: quella che passerà anche dalla nostra provincia. I lavori dovrebbero iniziare (guarda caso) dopo le feste natalizie. Queste denunce assumono dunque un tono esplicito di minaccie contro chi già si oppone a qust’opera e non potrà certo esimersi di combatterla nei giorni a venire. Le denunce toccano in maniera trasversale persone di diversi orientamenti politici: dagli Anarchici ad un consigliere comunale. Subito salta agli occhi che il maggior numero dei denunciati sono libertari, anarchici (8 su 13) e alcuni cittadini tortonesi.

Infatti Tortona è la città più interessata al Terzo Valico: la città della logistica dei Gavio. Gli anarchici della F.A.I. del Monferrato, del Laboratorio Anarchico PerlaNera, un anarchico di Rivalta Bormida, un compagno del centro sociale Lacandona e due libertari alessandrini sono stati colpiti dall’atto poliziesco. Nonostante questa ennesima buffonata sbirresca, tutti i denunciati hanno in programma iniziative comuni di contro-informazione e di lotta No Tav per ribadire sin da ora che il loro impegno contro il Terzo Valico esce rafforzato!!!

 

F.A.I. del Monferrato, Laboratorio Anarchico PerlaNera, il Compagno “Urbano”, C.S.A. Lacandona, la redazione del “Seme Anarchico”, individualità F.A.I. di Alessandria, U.S.I. – A.I.T. Alessandria.”

Vedi anche: “Alessandria:denunciati 13 NO TAV per manifestazione non autorizzata”.

Giornata europea d’azione contro il capitalismo.

Il Seguente appello é tratto dal sito “m31”, che contiene ulteriori informazioni in diverse lingue sull’iniziativa:

“Call for Action – italian

European Day of Action against Capitalism
31 marzo 2012

L’Europa e l’Unione europea (UE) sono in stato di emergenza. Da mesi si aggrava la crisi del credito e del debito pubblico. Nelle varie e ripetute conferenze i governi vagliano programmi per risanare il capitalismo in Europa. Secondo media e politica si andrebbe altrimenti incontro al collasso e alla recessione, oltre che al sorgere di una nuova povertà. Questa retorica catastrofista apre la via alle sfrenate riforme di mercato, che influenzeranno la nostra vita e la nostra società per decenni – se noi non ci opponiamo! Durante i primi anni della crisi si diceva che il capitalismo doveva essere domato, che banche e imprese avrebbero dovuto pagare i danni a cui avevano contribuito. Ma ciò che succede oggi é esattamente l’opposto: l’UE, i suoi singoli stati e paesi candidati all’adesione puntano a intensificare la concorrenza ed i risparmi, per creare “fiducia” e assicurare i profitti dell’economia privata. È così che confermano la logica distruttiva del capitalismo! Capitalismo vuol dire crisi e impotenza, povertà accanto a ricchezza privata. Organizziamoci per una società migliore!

La crisi è sistemica
La globalizzazione capitalista dei decenni passati ha intensificato la concorrenza tra imprese e stati . Tutte le grandi nazioni industrializzate hanno ampiamente deregolato i propri mercati. Hanno imposto tagli sociali, privatizzato beni comuni, limitato i diritti dei dipendenti ed aumentato il controllo sociale. Tutto nell’interesse di una sregolata crescita capitalista. Ma persino in Europa, nella zona benestante di questo sistema mondiale, la nostra vita si fa di anno in anno più insicura e la scissione sociale continua ad aggravarsi. Nei cosiddetti “mercati emergenti” la crisi sociale è in ogni caso permanente: espropriazioni e sfruttamento senza scrupoli sono appoggiati dallo stato per giustificare una crescita nazionale che in realtà raggiunge solamente pochi privilegiati. La trasformazione neoliberale dei decenni scorsi ha anche fatto straripare i mercati finanziari: sia il boom del dotcom, siano fondi immobiliari o la tratta di titoli derivati – da anni esplodono le bolle speculative, ad ogni boom segue una recessione. Non è colpa dell’avidità o della corruzione di una piccola élite, come spesso supposto. È colpa della giornaliera logica di mercato a cui tutti noi siamo costretti, uguale se lo vogliamo o no.

Scassinare il regime dell’UE
Nel 2011 la crisi monetaria e l’aumento del debito pubblico si sono acutizzati. Ad alcuni stati manca poco alla bancarotta, che in questo modo metterebbe in pericolo l’euro. A giudicare da valutazioni superficiali e populiste questi stati avrebbero “vissuto sopra i propri mezzi”. In realtà hanno cercato soltanto di creare una crescita economica tramite l’indebitamento. Si sono comportati come tutti gli stati, solo senza riscuotere nessun successo. Il sostegno economico, che ricevono dalla banca centrale europea (BCE) e da nuovi fondi di soccorso di miliardi di euro sono legati a vincoli senza riguardo. Allo stesso tempo un limite d’indebitamento dovrebbe rinnovare la fiducia nel mercato, naturalmente a sfavore di lavoratori, studenti e disoccupati. I profitti privati invece non si toccano. I paesi dell’est e sudest candidati all’entrata in Europa si trovano in una situazione analoga, infatti la UE e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) li incitano a vasti tagli e programmi di privatizzazione. Tutto ciò per rafforzare il regime di concorrenza che si trova in crisi e per salvaguardare le pretese delle nazioni dominanti in Europa. Malgrado ci siano disaccordi riguardo i particolari, Francia e Germania insieme sono riuscite ad imporre i propri interessi senza grandi difficoltà. Senza dubbio ci sono state proteste. Su tutto il continente si sono messi in moto movimenti di base, che cercano di liberarsi dalla propria impotenza. Ma finora né manifestazioni di massa né scioperi generali hanno ottenuto molto. I grandi sindacati tendono ad assecondare il proprio governo arrendendosi alle sue richieste. Tra i sindacati non c’è alcuna forma di solidarietà a livello transnazionale. Se vogliamo che cambi qualcosa dobbiamo occuparcene noi stessi!

Meglio farlo…
La politica europea per vincere la crisi è imprevedibile, basata sulla speculazione come lo è il capitalismo. Infatti, i programmi di risparmio possono provocare un instabilità economica come quella suscitata da uno sviluppo basato sul debito statale. Nel sistema capitalistico non esiste un sentiero sicuro. L’unica sicurezza è quella che passata una crisi ne arriverà un’altra da superare. E noi dovremmo sprecare la nostra vita per questo? Meglio combattere l’ideologia neoliberale e organizzarsi a livello europeo. Il 31 marzo sarà soltanto un primo passo. Le nostre manifestazioni in contemporanea nei diversi paesi europei sono più che un solo simbolo di solidarietà. Già da ora danno inizio a una discussione, creando una rete che coinvolge quasi tutta Europa. Invitiamo tutti i gruppi per l’emancipazione a prendere parte attivamente a questo progetto. Ci dobbiamo organizzare al di fuori delle istituzioni statali. La lotta sarà dura. L’impatto della crisi nei nostri paesi ha effetti diversi, però abbiamo tutti quanti un obiettivo comune: non vogliamo salvare il capitalismo, lo vogliamo distruggere! Ci opponiamo a ogni forma di nazionalismo e a una politica che si adatta a interessi dello stato. È importante difendere diritti sociali già esistenti ed ora posti in discussione, ma la nostra prospettiva deve andare oltre. Noi vogliamo sbarazzarci delle costrizioni del capitalismo e delle sue istituzioni politiche. È questo l’unico modo in cui la diffusa richiesta di una “vera democrazia” possa realizzarsi.”

Zone Temporaneamente Autonome (TAZ).

Quello di “Temporary Autonomous Zone” ( TAZ, in italiano “zone temporaneamente autonome” o “zone di autonomia temporanea” ) é un concetto introdotto nel libro “T.A.Z.: The Temporary Autonomous Zone, Ontological Anarchy, Poetic Terrorism”  (1991) dell’anarchico individualista statunitense Hakim Bey, al secolo Peter Lamborn Wilson. Le TAZ sono luoghi sia fisici che mentali, liberati nel presente dalle regole del dominio imposto dall’attuale sistema, dove l’orizzontalitá delle relazioni interpersonali sostituisce le classiche gerarchie che dominano la societá nella quale viviamo. Il concetto illustrato da Bey é per molti versi complesso e non puó essere inquadrato in una breve spiegazione, ma per comprenderlo meglio é sufficiente citare quelli che sono a tutti gli effetti esempi di TAZ: un corteo, una flashmob, una casa occupata, le iniziative di “Critical Mass” o “Reclaim the Streets”, spazi temporanei liberati che possono essere di breve durata temporale e che comunque non devono mai divenire “istituzionalizzati”, zone pirata fuori dal controllo dell’autoritá che si spostano,compaiono e scompaiono , riapparendo o meno in altri tempi e luoghi o modalitá a seconda delle circostanze e della volontá delle persone che hanno dato vita alla realtá liberata, comunitá piccole e circoscritte che peró nel loro insieme possono formare una rete di rapporti correlati fra loro. Nello sviluppare il concetto di TAZ, Bey riecheggia le teorie dei situazionisti e pone inoltre l’accento sull’importanza dell’informazione come strumento per scardinare il sistema di controllo mentale imposto dall’attuale sistema dominante. In questo quadro l’informatica ha un ruolo importante, internet diventa un luogo nel quale discutere, relazionarsi, scambiare informazioni e idee,sperimentare e costruire esperienze virtuali da trasporre poi nel reale. I fautori delle TAZ agiscono in modo creativo, flessibile e usando tecniche in qualche modo ispirate alla guerriglia, ma di norma non violente: ogni luogo e situazione puó venire cosí liberato per un breve lasso di tempo, diffondendo nei momenti piú impensati un’utopia fatta realtá, un esempio che vuol essere contagioso.

Dietro il mito di Che Guevara.

Ernesto Guevara De La Serna, piú noto come Ernesto Che Guevara, é uno dei tanti miti del ‘900 che ancora affascina molti, giovani e non, in cerca di punti di riferimento e personaggi da elevare a icone, un mito sbandierato dalla sinistra politica, rivoluzionaria o riformista che sia, di norma criticato ferocemente solo da persone che nella maggior parte dei casi non difendono posizioni (e metodi) certo migliori di quelle che il “Che” sostenne durante la sua vita votata alla rivoluzione. Ma quale rivoluzione, con quali mezzi, ma soprattutto con quali fini? E cosa potrebbe pensare un anarchico di un personaggio simile? Le risposte, a mio parere pertinenti, ben documentate ed accompagnate da riflessioni condivisibili, nell’articolo che linko di seguito. Buona lettura e buona riflessione! 

 

 

 

 

 

Santo Che-Martire guerrigliero (tratto dal sito Finimondo, originariamente pubblicato su Machete, n.1, Gennaio 2008).