Sudafrica: la strage dei minatori ed il suo contesto sociale.

Marikana Massacre

Lo scorso Giovedì 16 Agosto la polizia ha aperto il fuoco contro i lavoratori in sciopero della miniera di platino Lonmin a Marikana, Repubblica Sudafricana, uccidendone 45. I lavoratori protestavano per avere un aumento salariale da 4000 Rand (circa 400 €) a 12500, secondo le fonti ufficiali erano armati di bastoni e machete e le forze dell’ordine avrebbero aperto il fuoco per legittima difesa. Strana legittima difesa quella di uomini addestrati ed equipaggiati con moderne armi da fuoco che sparano all’impazzata su lavoratori che rivendicano il loro diritto alla sopravvivenza in uno dei Paesi più poveri al mondo, dove i ricordi dei massacri operati dalle forze di sicurezza ai tempi della segregazione razziale rimangono indelebili (Sharpeville 1960, Soweto 1976, Uitenhague 1985…). Nel Sudafrica odierno una minoranza di persone di colore ha potuto arricchirsi andando a far compagnia all’élite bianca da sempre detentrice del potere politico ed economico, mentre il Paese registra un tasso del 40% di disoccupazione, nelle periferie di quasi tutte le grandi città i poveri vivono in baraccopoli prive di strutture sanitarie e collegamenti elettrici e le lotte sociali, se non sono funzionali agli interessi dei partiti e vengono condotte al di fuori di essi, vengono represse con la massima violenza. I maggiori sindacati sono legati alle logiche di potere e servono gli interessi delle imprese e dei politici, i loro funzionari guadagnano buoni stipendi e sono ammanicati con la direzione delle imprese nelle quali lavorano gli/le operai/e che il sindacato stesso dovrebbe rappresentare e difendere. Mentre un personaggio come Frans Baleni, segretario del sindacato National Union of Mineworkers (NUM) guadagna 105 000 Rand al mese per difendere gli interessi dei proprietari delle miniere, dei politicanti dell’ ANC con le mani in pasta nei profitti e degli investitori britannici o cinesi, i minatori fanno lavori faticosi e pericolosi in cambio di salari da fame e se chiedono un miglioramento della loro retribuzione ricevono pallottole come risposta, al pari delle 25 persone uccise dalla polizia durante proteste sociali dal 2000. L’unica difesa legittima in questa situazione è la lotta unitaria di tutti i/le lavoratori/trici per la socializzazione dei mezzi di produzione e per la redistribuzione della ricchezza prodotta, al di fuori e contro partiti e sindacati asserviti, contro i capitalisti, lo Stato ed i suoi apparati repressivi, fino alla liberazione dallo sfruttamento e dal dominio.

Per approfondire:

“The Marikana mine workers massacre- a massive escalation in the war on the poor”, di Ayanda Kota, pubblicato su Libcom;

“ANC throws off his mask! Workers murdered!”, dichiarazione congiunta degli anarchici sudafricani, dal sito Zabalaza.

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