COP23: le proteste intorno alla conferenza internazionale sul clima a Bonn (Germania).

Dal 6 al 17 Novermbre 2017 si terrà a Bonn, ex capitale della Repubblica Federale Tedesca e tuttora città ospitante uffici dell’ONU, una conferenza mondiale sul clima organizzata da quest’ultima. Come si evince dal nome, la conferenza COP23 è la 23ma di questo tipo, i suoi obiettivi non sono dissimili da quelli di analoghe conferenze precedenti e i risultati attesi non sono migliori di quelli già visti in passato. Tanto per sgomberare il campo da equivoci e illusioni, durante il vertice dei G20 ad Amburgo tenutosi nel Luglio scorso, gli Stati partecipanti (responsabili del 75% delle emissioni di CO2 su scala mondiale), riferendosi esplicitamente agli accordi di Parigi, hanno apertamente annunciato di voler combattere i cambiamenti climatici anche attraverso l’uso di energia nucleare, fracking e carburanti fossili “puliti”(!). Se a Kyoto nel 1997 sembrava dura, oggi una possibile gestione responsabile ed efficace della crisi climatica da parte degli Stati responsabili dovrebbe risultare impossibile anche ai più fiduciosi. Rispetto ai fallimenti ed alle illusioni del passato riguardo un possibile salvataggio del pianeta da parte delle istituzioni governative, oggi la situazione appare ancor più chiara, ancor più allarmante: non solo perchè aumenta la diffusione di tesi antiscientifiche che negano un cambiamento climatico provocato dalle attività umane (l’attuale presidente degli USA Donald Trump è uno dei più noti esponenti di questa corrente di pensiero menzognero), ma anche e soprattutto perchè il tempo per invertire la rotta si accorcia drammaticamente ogni giorno che passa. La speranza nel cambiamento non può essere lasciata nelle mani di governi complici degli inquinatori capitalisti che in nome del profitto sono disposti a sacrificare il pianeta e il futuro dell’umanità, ma deve diventare prassi concreta dei soggetti e delle comunità che hanno realmente a cuore la salute, nel presente e nel futuro, delle proprie terre, di chi le abita e delle generazioni a venire.

Tanto le conferenze istituzionali sono inutili, quanto la protesta è necessaria. Necessaria a creare consapevolezza, scambiare idee e progetti da applicare poi concretamente, mostrare che coloro i/le quali si interessano sinceramente al destino del nostro pianeta non accettano le finte soluzioni proposte da chi ci governa e propongono alternative che affrontano alla radice la questione del cambiamento climatico. Non solo è necessario cambiare i nostri stili di vita: finchè non cambierà su scala modiale l’intero sistema di produzione e consumo dei Paesi industrializzati e in via di sviluppo i nostri sforzi idividuali (risparmio energetico domestico, consumo critico, riduzione degli sprechi, mobilità ecosostenibile eccetera) risulteranno vani. Anche fra chi scenderà in piazza a Bonn e altrove  nei giorni del summit COP23 non sempre esiste questa consapevolezza, per questo è necessario e urgente crearla partecipando alle proteste, arricchendole di contenuti e proposte radicalmente critiche . Non per chiedere ai governanti misure drastiche che loro mai applicheranno, ma per convincere chi ancora non l’abbia capito che tali misure dobbiamo trovare noi tutti/e il modo di implementarle, nonostante e contro governi e capitale.

Di seguito una lista di siti web (principalmente in lingua tedesca) che contengono appelli e informazioni sulle mobilitazioni che avranno luogo durante il COP23:

4 Novembre 2016: sciopero generale!

https://anarcomedia.files.wordpress.com/2016/10/manifesto_sciopero_web-21.jpeg?w=215&h=300https://www.cub.it/images/img-pdf/volantini16/locandina-web.jpg

I sindacati USI-AIT e CUB hanno proclamato uno sciopero generale su tutto il territorio italiano per l’ intera giornata del 4 Novembre 2016, al quale ha aderito anche il sindacato SGB. A Milano si svolgerà un corteo, nel resto d’Italia sono previste numerose iniziative locali. Le ragioni di questo sciopero vengono, tra l’altro, spiegate in un articolo apparso sul periodico Umanità Nova: “Il 4 Novembre per uno sciopero non sottomesso alle politiche di palazzo”. Altre informazioni sono disponibili sui siti delle organizzazioni sindacali USI-AIT e CUB. Appoggiamo e diffondiamo!

6-10 Ottobre 2016: campeggio antimilitarista in Sardegna.

Fonte: nobasi.noblogs.org

” [Aggiornato] Secondo campeggio antimilitarista della Rete No Basi né Qui né Altrove – 6/10 ottobre 2016 – Sud Sardegna

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[Aggiornamento] Per motivi logistici abbiamo deciso di far slittare di un giorno le date del campeggio, che sarà quindi dal 6 al 10 ottobre.

La Rete No Basi né Qui né Altrove propone anche quest’anno cinque giorni di mobilitazione e campeggio, in concomitanza con l’inizio del secondo semestre di esercitazioni militari, per rafforzare i percorsi di lotta contro il militarismo e la militarizzazione dei territori della Sardegna e non solo.

In questo momento l’asse Base Aerea di Decimomannu – Poligono di Capo Frasca può diventare, se già non è così, l’anello più debole della presenza militare in Sardegna. La crisi innescata dall’annunciata dipartita dell’aeronautica tedesca al termine del 2016 potrebbe mettere in forte dubbio l’esistenza stessa dell’aeroporto militare e, conseguentemente, del poligono di Capo Frasca.

Per questi motivi vogliamo creare un clima sempre più ostile contro i militari, affinché possibili nuovi affittuari (in sostituzione dei tedeschi) rivedano i loro propositi e gli italiani stessi vadano sempre più in crisi. L’anno scorso e quest’anno si sono tenute diverse manifestazioni e iniziative nei territori intorno all’aeroporto di Decimomannu, con l’obiettivo di bloccarne le attività, come quella dell’11 giugno contro la STAREX. Queste pressioni hanno dato dei risultati, minando le “condizioni per operare con la serenità necessaria”, come hanno dichiarato i vertici militari a pochi giorni dal corteo.

Annunciamo l’iniziativa del campeggio con largo anticipo, al fine di poter creare un percorso legato al territorio che ci permetta di arrivare ai primi giorni di Ottobre con idee, progetti e partecipazione più ampia e consapevole possibile.

Seguendo quello che per la Rete è stato un tratto distintivo inamovibile, il campeggio non vuole essere una mera iniziativa d’opinione: in quei giorni vorremmo che si alternassero momenti di lotta, socialità, analisi, dibattito, approfondimento, presenza sul territorio e tanto altro. Ci preme avere dei momenti di confronto, in cui si possa ragionare di prospettive ed esperienze e fare un bilancio di come le lotte si sono sviluppate, modificate e allargate.

Il campeggio sarà autofinanziato e autogestito. Come al solito non saranno presenti istituzioni e partiti, chi facesse parte di queste componenti potrà partecipare al campeggio e alle iniziative a titolo individuale, come tra l’altro faranno tutti coloro che vi vorranno contribuire.

Il programma in questo momento è in definizione.

Vorremmo discutere delle ramificazioni dell’apparato bellico e di come colpirle. La nostra attività degli ultimi tempi si è soffermata in particolare: sulle complicità tra civile e militare nel campo della logistica e della ricerca universitaria, sull’opposizione alla RWM Italia spa, fabbrica di bombe di Domusnovas, e in generale sul trovare delle soluzioni efficaci nel creare un territorio inospitale alla macchina bellica.

Quest’anno, a differenza del campeggio tenutosi a Cagliari lo scorso anno, abbiamo deciso di spostare l’attenzione nei pressi dei territori dove si svolgono maggiormente le esercitazioni militari, per approfondire la conoscenza di quei luoghi e rafforzare i rapporti e le relazioni tra le persone.

In questo momento pensiamo che sia importante ritornare a Capo Frasca, davanti a quei cancelli dove il 13 settembre 2014 si riaccese la fiamma dell’antimilitarismo sardo.

Le assemblee della Rete no basi né qui né altrove sono pubbliche, a cadenza settimanale e distribuite in varie zone della Sardegna.

Sul blog della Rete No Basi né Qui né Altrove, nobasi.noblogs.org, verranno pubblicati il programma, gli approfondimenti del campeggio, i prossimi appuntamenti e trovate i nostri contatti.

La Rete No Basi né Qui né Altrove”

Controinformazione sul terremoto nel Centro Italia.

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Come ci viene raccontato dai massmedia il terremoto che in Italia ha colpito la zona appenninica compresa tra Lazio, Marche e Umbria provocando la distruzione di interi paesi, la morte di più di 300 persone e lo sfollamento di altre migliaia? Più che informazione corretta e scientifica, unita ad una seria e impietosa riflessione sull’impreparazione a tali catastrofi naturali tremendamente aggravate sia dall’incuria che dalla cinica speculazione umana, l’evento viene spettacolarizzato in chiave emotiva. Gli sciacalli sono lì alla ricerca di dettagli macabri, storie strappalacrime, immagini simbolo che devono tenere incollati/e i/le telespettatori/trici allo schermo, piangono lacrime di coccodrillo mentre pensano alla grande occasione di profitto che riempirà le tasche di pochi. Esiste però un altro tipo di mentalità e quindi un modo molto diverso di fare informazione e vorrei qui fornirne degli esempi, riportando alcuni articoli “di parte”, contro-informativi, contenenti testimonianze critiche, osservazioni tecniche e notizie utili su come aiutare sfollati/e e sopravvissuti/e:

Terremoto, e tutto tornerà come prima”, di Zatarra su Alternativa libertaria;

“Solo le montagne sono serene”, su Malamente;

“Terremoto: aumenta la solidarietà popolare e dal basso contro sciacalli, razzisti e istituzioni”, su InfoAut.

 

Il fondo del barile.

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Il 17 Aprile si terrà in Italia un referendum che propone l’abrogazione della legge che consente lo sfruttamento illimitato, “a vita”, dei giacimenti petroliferi in zona marina. A prescindere dalla mia opinione sullo strumento referendario, da molti definito una forma di democrazia diretta sancita dalla Costituzione, da me ritenuto invece un contentino distrattivo per chi vorrebbe attivarsi per influenzare le decisioni politiche prese da pochi/e nell’interesse di pochi/e sulla pelle di tutti/e, ritengo interessante condividere alcune informazioni trovate sul blog “Paradisi Artificiali”, che potrebbero aiutare a comprendere meglio su cosa verte la questione delle trivellazioni anche al di là del referendum. A me pare evidente che il governo italiano stia mostrando per l’ennesima volta (banche fallimentari e TAV sono altri due esempi fra i tanti che potrei citare) il proprio volto lobbista e clientelare e stia tentando disperatamente di illudere i/le potenziali elettori/trici sul tema della ripresa economica, sul rilancio del made in Italy, sulla difesa dei posti di lavoro e sull’autosufficienza energetica, insomma stia ancora raschiando il fondo del barile. Di petrolio, stavolta. Pertanto mi prendo la briga di segnalare una riflessione, che considero almeno in buona parte condivisibile, sul tema delle trivellazioni e del referendum, pubblicata su InfoAut. Non solo vi invito alla lettura, ma come sempre ad una riflessione più ampia sui risvolti che presenta il tema in questione, dalla contrapposizione fra occupazione e salvaguardia ambientale al paradigma fallimentare e distopico dello sviluppo infinito dell’economia capitalista, alla scelta delle energie rinnovabili tra limiti,  potenzialità e alternative al nostro attuale stile di vita… Non si tratta di questioni astratte o lontane, ma faccende che ci riguardano tutti/e e con le quali siamo costretti/e a fare i conti, volenti o nolenti, prima che sia davvero troppo tardi.

Chiamata per un primo incontro anarchico del Mediterraneo.

Tunisian Anarchist Flag

Il gruppo libertario tunisino Le Commun Libertaire, la Fédération Anarchiste (FA) e l’Internazionale delle Federazioni Anarchiche (IAF-IFA) invitano a partecipare al primo incontro anarchico del Mediterraneo che si svolgerà in Tunisia dal 27 al 29 Marzo 2015. La proposta di questo meeting, al quale sono invitati/e delegati/e di organizzazioni anarchiche e antiautoritarie e tutti/e i/le compagni/e interessati/e, provenienti non solo dall’area mediterranea ma da qualsiasi altra zona geografica, nasce dalla volontà di creare un network per scambiare informazioni ed esperienze, creare progetti comuni e rafforzare la solidarietà reciproca anche alla luce della crisi economica e delle lotte popolari che hanno interessato e interessano tuttora diversi Paesi dell’Europa mediterranea, del Nord Africa e del Medioriente. Informazioni più dettagliate, così come il testo completo dell’appello in lingua inglese, possono essere letti qui. Eventuali aggiornamenti verranno postati in seguito anche su Black Blog!

Spagna: informazioni sull’operazione repressiva Pandora.

La mattina del 16 Dicembre 2014, in Spagna, scattava un’operazione repressiva antianarchica denominata Pandora. Da quel giorno diversi articoli e comunicati sono stati postati su siti informativi anarchici. Quello che segue è un breve comunicato sugli avvenimenti occorsi, scritto il giorno stesso nel quale é scattata l’operazione repressiva, pubblicato sul sito A Las Barricadas e riproposto, tradotto, sul sito Informa-Azione:

” Spagna | Repressione – Operazione contro il “terrorismo anarchico”: decine di arresti e perquisizioni

Segue traduzione da alasbarricadas:

La Legge Mordaza (norma approvata da pochi giorni che incrementa in modo arbitrario i poteri giudiziari delle forze repressive – ndt) comincia a manifestarsi nella vita politica del paese. Dalle 5 della mattina del 16 dicembre, cominciava l’operazione repressiva denominata Pandora, contro il “terrorismo anarchico”.
Le accuse della Audiencia Nacional riguardano diversi attentati contro filiali bancarie, tuttavia il comunicato della polizia non ha fornito maggiori dettagli su quali attentati e di che forma di terrorismo si stia parlando, riferendosi genericamente a un diffuso “terrorismo anarchico”.

A quell’ora, i mossos d’esquadra hanno fatto irruzione nella Kasa de la Muntanya, dispiegando un ingente dispositivo, circa 300 poliziotti e un elicottero per visionare e illuminare dall’alto le operazioni. I mossos hanno proceduto alla chiusura delle strade adiacenti, effettuando arresti in questa zona di Barcellona. Da quel momento sono partite altre operazioni nell’Ateneo Libertario di Sant Andreu e in quello di Poble Sec, entrambi a Barcellona; contemporaneamente, in altre dieci località catalane venivano invasi appartamenti e spazi abitativi.
Per ora si ha notizia di 15 arresti (anche se la cifra cambia in base alla fonte), la maggior parte a Barcellona, oltre ad un arresto domiciliare a Madrid (alcune fonti parlano di un pompiere – ndt). Gli arresti sono stati effettuati principalmente nel corso dei raid nelle abitazioni. La polizia ha sequestrato telefonini, computer e materiale cartaceo, inclusi alcuni libri presenti negli atenei libertari. Nella Kasa de la Muntanya, gli/le occupanti sono stati bloccati nella palestra della struttura mentre venivano perquisite le abitazioni dello spazio.

Diverse iniziative sono state indette in Catalunya e in altre parti del paese in solidarietà con gli arrestati.

Seguiranno aggiornamenti e comunicati ”

Altre informazioni aggiornate possono essere reperite sempre su Informa-Azione, al seguente link trovate altri Articoli in lingua italiana sul sito Contra Info sullo stesso argomento. Qui trovate gli indirizzi dei/lle compagni/e arrestati/e, qui invece i dati della cassa di solidarietà creata per sostenere gli/le arrestati/e.

“Nao vai ter copa!”: i mondiali di calcio in Brasile.

In molti/e non aspettano altro in tutto il mondo, animati da passione più o meno accesa nei confronti dello “sport più bello del mondo” o semplicemente dalla voglia di distrarsi dai problemi quotidiani che li/le affliggono: il 12 giugno inizia in Brasile il campionato mondiale di calcio. Non scrivo “dovrebbe iniziare” anche se sarei tentato: il fatto è che, piaccia o no, la logica del capitalismo che sta dietro i grandi eventi non ammette resistenze di sorta ed in nome del profitto si è disposti a passare anche sui cadaveri- letteralmente. A seguito delle proteste di massa contro il previsto aumento dei prezzi dei trasporti pubblici, la mancanza di investimenti statali nel settore sanitario e scolastico, gli sfratti e le politiche repressive nei confronti di poveri ed emarginati attuate dal governo brasiliano, strettamente connesse al grande evento calcistico, a livello internazionale ormai non è solo la voglia di pallone ad essere cresciuta, quanto la consapevolezza che il mondiale-almeno così come è stato organizzato nel Paese ospitante- vada boicottato. A tale proposito, la posizione maggiormente condivisa (che definirei “morbida” e “riformista”) viene efficacemente riassunta da un video visualizzatissimo sul web:

Difficile negare i fatti riassunti nel video, tutt’al più c’è chi corregge alcune affermazioni dell’autrice, ad esempio che la spesa affrontata è di 30 miliardi di reales e non di dollari- ora sì che mi sento sollevato! I “correttori”, che evidentemente non sono appena stati sfrattati da una baracca situata in una favela o pestati a sangue dai poliziotti impegnati a far pulizia in attesa di danarosi turisti, né stanno crepando di una qualche patologia altrimenti curabile a causa delle carenze del sistema sanitario pubblico, si impegnano nell’evidenziare le potenzialità economiche dell’evento per la popolazione tutta, invitando a lasciar perdere proteste e boicottaggi, fiduciosi che il mondiale cambierà in meglio il Brasile. Se così non dovesse essere, sarà allora per la prossima volta, no? Le olimpiadi in Grecia, il mondiale di calcio in Sudafrica, gli europei di calcio in Ucraina e Polonia- qualcuno si ricorda ancora di Italia ’90?: questi ed altri esempi dovrebbero bastare a chi ancora non avesse capito come funzionano certe cose. Chi abbocca alla balla del benessere diffuso scaturito dai grandi eventi di natura commerciale o è un boccalone, oppure è in mala fede e non ha capito che la passione per il calcio, sport popolare e “proletario” per origini storiche, ha poco a che vedere con gli interessi di multinazionali, grandi investitori e lacchè vari. Tra chi invece ha individuato le radici del problema c’è chi partecipa attivamente alle lotte in corso per le strade delle città brasiliane e chi tenta di appoggiare tali lotte con iniziative controinformative e con il boicottaggio attivo del grande evento sportivo di turno. Per chi fosse interessato/a, esiste in italiano una pagina su Facebook che promuove il boicottaggio attivo del mondiale; a chi cerca ulteriori informazioni sulle proteste e sulle ragioni di chi si oppone a questo mondiale di calcio, sulle politiche repressive e sui costi sociali, consiglio di seguire il sito in lingua italiana “Il Resto del Carlinho (Utopia)” che ritengo tra i migliori che io abbia trovato finora sul web; a tutti/e gli/le altri/e, auguro buona visione dell’ennesimo spettacolo sulla pelle degli sfruttati e dei senza diritti, ma tenete sempre presente che un giorno qualcuno potrebbe godersi un nuovo spettacolo costato la vostra miseria ed il vostro sfruttamento. Sempre che quel giorno non sia già arrivato e voi non ve ne rendiate nemmeno conto.

Rivolta in Turchia: notizie, aggiornamenti e solidarietà internazionale.

Alcuni link contenenti informazioni ed aggiornamenti in diverse lingue sulla rivolta in corso ad Istanbul e in altre zone della Turchia:

http://gezipark.nadir.org/

http://occupygezipics.tumblr.com/

https://twitter.com/search?q=%23occupygezi

http://gazetegezipostasi.blogspot.de/

Intanto anche la solidarietà internazionale anarchica si fa sentire. Oltre agli appelli di sostegno ed alle dichiarazioni di solidarietà nei confronti dei rivoltosi in Turchia, in numerose città estere hanno avuto luogo azioni solidali. Nelle foto sotto alcuni piccoli esempi: Striscione esposto a Tessalonicco, Grecia; Striscione esposto a Patrasso, Grecia; Striscione esposto a Kaunas, Lutuania; Manifestazione spontanea a Dortmund, Germania, alla quale hanno partecipato circa 80 persone.

salonica

Marcia mondiale contro Monsanto-25 Maggio 2013.

Per il prossimo 25 Maggio è stata indetta una giornata di mobilitazione internazionale contro Monsanto, multinazionale leader nel mercato degli organismi geneticamente modificati. L’iniziativa è stata lanciata dal gruppo Occupy Monsanto per richiamare l’attenzione e protestare contro le politiche particolarmente aggressive del colosso degli OGM, mettendo in guardia sulle conseguenze derivate dalla scelta e dalla diffusione di organismi geneticamente modificati. Finora, in particolare negli Stati Uniti d’America, la Monsanto ha avuto il sostegno del governo grazie ad un’intensa attività di lobbing ed ha tentato più volte di far cambiare a suo favore la legislazione europea in materia di OGM trovando sempre una forte opposizione suprattutto tra agricoltori, movimenti dei consumatori ed ecologisti.  Per conoscere meglio la questione OGM, le multinazionali che ne traggono vantaggio, le conseguenze per economia, ambiente e salute umana e le lotte intraprese finora, consiglio la lettura dei tre articoli linkati qui sotto. I tre link successivi rimandano invece alla pagina Facebook dei promotori dell’iniziativa, alla pagna che spiega le motivazioni della protesta e le soluzioni proposte ed infine alla lista di iniziative contro Monsanto che avranno luogo un pò in tutto il mondo il prossimo 25 Maggio.

“L’anno del granoturco”, di Paolo Soldati;
Biopirati: la storia del pizzo legalizzato”, di Earth Riot;
Monsanto semina la morte tra i contadini indiani”, di Vandana Shiva.

Pagina Facebook (english);
Obiettivi e proposte (english);

Lista degli eventi.