Minatori Carbosulcis in lotta, barricati sottoterra e “pronti a tutto”.

Il 26 Agosto è iniziata la protesta estrema dei minatori sardi della Carbosulcis che, a fine turno lavorativo, hanno occupato la miniera di Nuraxi Figus nel territorio di Gonnesa, Sulcis-Iglesiente. Alcuni minatori si sono barricati a 400 metri di profondità e minacciano di far saltare la miniera con l’esplosivo in loro possesso (400 kg secondo quanto riportato dal quotidiano “La Nuova Sardegna”, 690 kg secondo TMnews, mentre stando a quanto affermato dalle forze dell’ordine i minatori non avrebbero con sé esplosivo) se questa venisse chiusa, condannandoli ad un futuro di disoccupazione. Intanto, per tenere in vita la miniera, proseguono la produzione di carbone. I  minatori chiedono che il governo italiano sblocchi il progetto di rilancio per la miniera che darebbe la possibilità di estrarre e immagazzinare il Co2 nel sottosuolo producendo così energia “pulita”, utilizzando sia il carbone estratto sia l’energia che verrebbe venduta a prezzi convenienti alle industrie del polo di Portovesme, tra cui l’Alcoa minacciata a sua volta di chiusura. Ció richiederebbe l’investimento di circa 200 milioni di € all’anno per 8 anni, ma creerebbe anche 1500 nuovi posti di lavoro. Se ciò non dovesse avvenire, i 463 lavoratori attualmente impiegati nella miniera rimarrebbero disoccupati a partire dal Gennaio 2013. Per evitare quest’ultima possibilità i minatori si dicono pronti a tutto, anche a gesti estremi.

Intanto a Cagliari anche gli operai dell’ Alcoa sono tornati a protestare contro il possibile licenziamento di un totale di 800 lavoratori/trici a causa della fine della produzione di alluminio in Italia da parte della multinazionale americana: hanno occupato una banchina del porto, bloccato una nave e sono stati caricati dalla polizia. Il loro futuro occupazionale verrà deciso il 3 Settembre.

3 thoughts on “Minatori Carbosulcis in lotta, barricati sottoterra e “pronti a tutto”.

  1. Non mi sembra che “disposti a tutto” sia l’esatta definizione….Partire pochi per volta, armati di un po’ di esplosivo, diretti a Roma, prender contatto con gente che nulla teme e che si sa muovere (Black Blockers) e raggiungere i palazzi della politica….piazzare un po’ di esplosivo e lanciare un ultimatum: O SI TRATTA CON NOI E COME VOGLIAMO NOI O FAREMO SALTARE LA TESTA DI UNO DI QUESTI PAGLIACCI, UNO OGNI ORA! DISPOSTI A TUTTO, FINO IN FONDO! Altro che trattare con buffoni come Napolitano, altro che ringraziare per la possibilità di finire in mano a nuovi padroni!!!

  2. (Avevo scritto un commento in risposta a quello sopra, ma mi si è cancellato…Riprovo!)
    Dicevo più o meno che quel “disposti a tutto” è una frase dei minatori stessi, che d#altra parte non credo si siano barricati sottoterra con l’espolosivo come nulla,è comunque una decisione pesante. Il fatto che questi non mettano realmente in discussione i rapporti di produzione, l’esistenza stessa di strutture come le miniere, le gerarchie e lo sfruttamento sul posto di lavoro non impedisce di solidarizzare con loro per il fatto che si stiano ribellando a decisioni prese dall’alto che li condannano alla futura disoccupazione. È vero che il loro obiettivo è minimo(mantenere il posto di lavoro), ma almeno avanzano proposte e sono disposti a difendere tenacemente le loro posizioni-che comunque, come giustamente tu fai notare, meritano le dovute critiche, ma non è dall’oggi al domani che i lavoratori decidono di occupare e autogestire il loro posto di lavoro, ancor più difficile è che mettano in discussione le strutture produttive stesse e cerchino alternative ai modi di produzione finalizzati al mantenimento del sistema capitalista. Sui metodi poi non mi esprimo, non sono la persona più adatta in un caso come questo, voglio solo ricordare che “morto un Papa se ne fa un’altro”, eliminare un politicante di solito serve a poco o nulla o è addirittura controproducente, inoltre è decisamente difficile far saltare in aria le relazioni sociali :-)…

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