Neofascisti: teste di legno e teste di cazzo.

Al più tardi dai tempi dello scandalo di “Mafia Capitale” anche i più distratti si sarebbero dovuti rendere conto di quali siano i veri ideali e i veri interessi delle organizzazioni neofasciste. In realtà ci si sarebbe dovuti accorgere da tempo di come stanno realmente le cose, sulla base di parecchi fatti analoghi, ma tant’è, meglio tardi che mai. E visto che nemmeno oggi è troppo tardi, ecco l’ennesima notizia a riprova che al di sopra di qualsiasi altro valore professato dai  patridioti orfani del duce ce n’è uno che conta più di tutti: il denaro. Anche a costo di fottere i propri camerati.

Questa, se il resto non fosse sufficiente, è l’ennesima prova di quale sia la natura di certe organizzazioni e dei personaggi che le compongono. Già dai tempi della loro fuga  in Gran Bretagna nel 1980 per sfuggire ai processi e alle condanne per reati di terrorismo comminate dai tribunali italiani, Roberto Fiore e Massimo Morsello, da bravi terzaposizionisti, scelsero la posizione che maggiormente gli faceva gola: quella degli affari. Con l’aiuto dell’amichetto xenofobo Nick Griffin crearono l’agenzia Meeting Point, collegata con l’italiana Easy London, iniziando a riempirsi le tasche nel loro esilio dorato, mentre Fiore lavorava per la tanto odiata perfida albione in qualità di agente dei servizi segreti dell’MI6. Rientrati comodamente in Italia con la calorosa accoglienza di diversi deputati del centrodestra, i due si occupano del neofondato partito Forza Nuova, il cui leader indiscusso rimane fino a oggi Roberto Fiore (Morsello morirà di malattia nel 2001). Occuparsi del partito significa non solo promuovere iniziative razziste, sessiste, omofobe, anticomuniste, antisemite e antiziganiste che vanno dagli insulti agli attentati dinamitardi (come quello compiuto nel 2000 da Andrea Insabato, simpatizzante di FN, contro la sede del quotidiano Il Manifesto) ai pestaggi per i quali ci si serve di adolescenti senza bussola né valori, manipolati a dovere. Tra un corteo “Prima gli italiani!”, un commento razzista victim blaming e un attacchinaggio di manifestini d’insulto a froci negri, si trova anche il tempo di fare affari. E siccome pecunia non olet, gli affari si fanno un pò con tutti, tanto col Vaticano quanto con la Russia, anche usando militanti ignari come prestanome. Con tutta una serie di belle aziendine dai nomi anglofoni molto cool e trendy è certamente più facile occuparsi delle esigenze degli italiani poveri ai quali banche, immigrati e massoni avrebbero tolto tutto, difendere la famiglia tradizionale da aborto, gay e educazione sessuale e promuovere i sani valori dell’anticomunismo e della supremazia della razza bianca. Magari i vertici forzanovisti negheranno l’evidenza (tanto sono allenati a negare, vedi l’Olocausto), ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Alla prossima occasione in cui li vedrete sfilare nella vostra città al grido di “Tutto per la Patria!” forse avrete occasione di chiedergli quanto sia patriottica la loro modalità di fare politica. Intanto accontentatevi della genuinità delle loro meravigliose idee che, in una società decente, costerebbero badilate sul grugno a chi le professa e non indifferenza e spallucce.

Catastroika.

“Catastroika- Privatisation Goes Public” è un documentario greco del 2012, realizzato da Aris Chatzistefanou e Katerina Kitidi, che tratta il tema delle privatizzazioni di servizi pubblici. Prodotto con un budget limitato, ha raggiunto milioni di persone grazie anche alla sua distribuzione su internet attraverso canali gratuiti. L’analisi del documentario mette in relazione crisi economica, ideologia neoliberista, autoritarismo e privatizzazioni, spiegando dinamiche e conseguenze di un processo tutt’ora in corso non solo in Grecia. Quella che potrebbe sembrare a prima vista una presa di posizione in favore del monopolio statale su determinati settori dell’economia si rivela essere (specialmente nella parte finale dell’opera) un’invito ad una maggiore democratizzazione dell’economia in chiave partecipatoria, concetto a mio parere valido e interessante, ma poco sviluppato in questa occasione dagli/lle autori/trici del documentario.  Nella versione che ho deciso di pubblicare qui, è possibile attivare i sottotitoli in diverse lingue selezionando quella preferita cliccando sulla prima icona che si trova in basso a destra nella schermata del video. Buona visione e, come sempre, se vi piace diffondete!

Attacco incendiario contro sede anarchica a Londra.

Nella notte di Venerdì 1 Febbraio gli uffici londinesi del periodico anarchico “Freedom” (fondato nel 1886) e della casa editrice e libreria “Freedom Press” sono stati incendiati da ignoti vigliacchi. Nonostante gli ingenti danni materiali provocati dalle fiamme e dall’acqua usata per spegnerle, la libreria ha potuto riaprire già Lunedì 4 Febbraio- anche se in condizioni non ancora ottimali, grazie alla solidarietà attiva di chi ha aiutato a rendere i locali nuovamente agibili con pulizie, restauri e recupero del materiale ancora utilizzabile. Numerosi attestati di solidarietà, così come contributi economici e ordinazioni di libri, sono giunti da organizzazioni e singoli individui da tutto il mondo. Anche l’autore di questo blog esprime piena solidarietà ai/lle compagni/e di Freedom e Freedom Press, augurandosi che gli uffici possano al più presto riaprire definitivamente. Per chi volesse contribuire con assegni o ordinazioni di materiale editoriale: Freedom press, 84b Whitechapel High Street, London E17QX.

#2: 14 Novembre, uno sciopero europeo.

Le foto sopra, riprese dall’alto in diverse cittá spagnole, dovrebbero dare un’idea di cosa sia stato (perlomeno in termini numerici) lo sciopero generale europeo del 14 Novembre appena trascorso. Nella sola Spagna hanno aderito,secondo fonti sindacali, 10 milioni di persone, il che significa trasporti bloccati, voli nazionali ed internazionali cancellati, scuole e uffici vuoti, ospedali funzionanti solo per le emergenze, nessuno in fabbrica, molti negozi chiusi. Stesso discorso per il Portogallo. In Italia lo sciopero era stato proclamato in modo parziale dalla CGIL (solo 4 ore), ma ad animarlo sono stati diversi sindacati di base, con una forte partecipazione studentesca. Buona adesione allo sciopero anche in Grecia ed alle manifestazioni di solidarietá che hanno avuto luogo in Gran Bretagna, Belgio (dove hanno scioperato i ferrovieri) e Francia (130 cortei in tutto il Paese). Numerose le azioni solidali in altri Paesi nei quali non si scioperava tra cui Polonia, Germania, Danimarca, Austria e Olanda, anche se con un numero esiguo di partecipanti.

In Portogallo (nella foto: il blocco anarcosindacalista sfila a Porto), dove ci sono stati cortei in più di 40 cittá, gli scioperanti hanno subíto durante tutto l’arco della giornata aggressioni da parte della polizia, sicuramente innervosita dal gran numero di persone che hanno circondato il parlamento a Lisbona. Per quanto riguarda l’adesione allo sciopero in Spagna è esemplare il caso della città di Vigo, in Galizia, che ha visto scendere per strada 150mila persone a fronte di 300mila abitanti: sicuramente molti di più di quelli che sono andati a votare alle scorse elezioni per il rinnovo del parlamento. In forte crescita la partecipazione nei diversi cortei a blocchi esplicitamente anticapitalisti in contrasto con quelli dei sindacati riformisti, basti pensare al blocco anticapitalista che ha sfilato a Barcellona con più di 30mila partecipanti. Numerose, al di lá dei cortei di massa, le azioni delocalizzate organizzate tra l’altro dalle diverse sezioni del sindacato anarchico spagnolo CNT. Durante il percorso dei cortei, un pò dappertutto sono state prese di mira diverse banche in modo simbolico, con lancio di uova e vernice, inoltre vi sono stati momenti di tensione nei pressi di alcuni negozi tenuti aperti dai proprietari nonostante lo sciopero. In molte occasioni la polizia ha usato la forza contro gli scioperanti, attaccando cortei, picchetti e persone isolate, non solo in Spagna (dove gli sbirri in alcuni casi hanno addirittura sparato pallottole di gomma contro i manifestanti e, specialmente a Madrid, Barcellona e Valencia, hanno ferito decine di persone in modo indiscriminato) e Portogallo, ma anche in Italia, dove sia a Torino che a Roma si sono avute cariche e scontri con i soliti pestaggi da parte di quelli che “fanno solo il loro lavoro” contro altri lavoratori. A Torino occupato simbolicamente il grattacielo del colosso bancario Intesa San Paolo, a Palermo bloccate dagli/lle studenti/esse le rotaie alla stazione centrale, così come a Napoli; in Piemonte azione solidale dei No Tav che in prima mattinata hanno bloccato l’autostrada A32, a Milano oltre alla manifestazione della CGIL (3000 persone) e a quella degli studenti (5000 persone) anche i/le lavoratori/trici dell’ospedale San Raffaele hanno sfilato organizzati nei sindacati di base (tra cui l’USI). A Bologna solo 1000 persone hanno partecipato al breve corteo della CGIL, mentre dieci volte superiore è stata l’affluenza numerica al corteo organizzato dai COBAS Scuola. Altre manifestazioni significative anche a Genova, Firenze e Pisa, dove è stata occupata la famosa torre pendente, simbolo della cittá. Sostanzialmente tranquillo (dove per “tranquillo” si intende senza scontri) lo sciopero di sole 3 ore in Grecia, che ha visto ad Atene diverse migliaia di lavoratori/trici, studenti/esse e disoccupati/e sfilare di fronte al parlamento portando con sè le bandiere di Portogallo, Spagna e Italia in segno di solidarietà internazionale con gli altri Paesi del sud Europa duramente colpiti dalla crisi economica. Una calma quasi inquietante in un Paese sull’orlo della rivolta di massa.

(Nelle foto sopra:[1] lavoratori in sciopero bloccano le rotaie nel nord di Bruxelles e [2] corteo a Bruxelles;[3] Corteo dei Sans Papier a Parigi; [4] manifestazione a Londra; [5] Solidarietà internazionale e [6] corteo ad Atene). Qui invece trovate alcuni video delle manifestazioni in diverse cittá spagnole.