#2: 14 Novembre, uno sciopero europeo.

Le foto sopra, riprese dall’alto in diverse cittá spagnole, dovrebbero dare un’idea di cosa sia stato (perlomeno in termini numerici) lo sciopero generale europeo del 14 Novembre appena trascorso. Nella sola Spagna hanno aderito,secondo fonti sindacali, 10 milioni di persone, il che significa trasporti bloccati, voli nazionali ed internazionali cancellati, scuole e uffici vuoti, ospedali funzionanti solo per le emergenze, nessuno in fabbrica, molti negozi chiusi. Stesso discorso per il Portogallo. In Italia lo sciopero era stato proclamato in modo parziale dalla CGIL (solo 4 ore), ma ad animarlo sono stati diversi sindacati di base, con una forte partecipazione studentesca. Buona adesione allo sciopero anche in Grecia ed alle manifestazioni di solidarietá che hanno avuto luogo in Gran Bretagna, Belgio (dove hanno scioperato i ferrovieri) e Francia (130 cortei in tutto il Paese). Numerose le azioni solidali in altri Paesi nei quali non si scioperava tra cui Polonia, Germania, Danimarca, Austria e Olanda, anche se con un numero esiguo di partecipanti.

In Portogallo (nella foto: il blocco anarcosindacalista sfila a Porto), dove ci sono stati cortei in più di 40 cittá, gli scioperanti hanno subíto durante tutto l’arco della giornata aggressioni da parte della polizia, sicuramente innervosita dal gran numero di persone che hanno circondato il parlamento a Lisbona. Per quanto riguarda l’adesione allo sciopero in Spagna è esemplare il caso della città di Vigo, in Galizia, che ha visto scendere per strada 150mila persone a fronte di 300mila abitanti: sicuramente molti di più di quelli che sono andati a votare alle scorse elezioni per il rinnovo del parlamento. In forte crescita la partecipazione nei diversi cortei a blocchi esplicitamente anticapitalisti in contrasto con quelli dei sindacati riformisti, basti pensare al blocco anticapitalista che ha sfilato a Barcellona con più di 30mila partecipanti. Numerose, al di lá dei cortei di massa, le azioni delocalizzate organizzate tra l’altro dalle diverse sezioni del sindacato anarchico spagnolo CNT. Durante il percorso dei cortei, un pò dappertutto sono state prese di mira diverse banche in modo simbolico, con lancio di uova e vernice, inoltre vi sono stati momenti di tensione nei pressi di alcuni negozi tenuti aperti dai proprietari nonostante lo sciopero. In molte occasioni la polizia ha usato la forza contro gli scioperanti, attaccando cortei, picchetti e persone isolate, non solo in Spagna (dove gli sbirri in alcuni casi hanno addirittura sparato pallottole di gomma contro i manifestanti e, specialmente a Madrid, Barcellona e Valencia, hanno ferito decine di persone in modo indiscriminato) e Portogallo, ma anche in Italia, dove sia a Torino che a Roma si sono avute cariche e scontri con i soliti pestaggi da parte di quelli che “fanno solo il loro lavoro” contro altri lavoratori. A Torino occupato simbolicamente il grattacielo del colosso bancario Intesa San Paolo, a Palermo bloccate dagli/lle studenti/esse le rotaie alla stazione centrale, così come a Napoli; in Piemonte azione solidale dei No Tav che in prima mattinata hanno bloccato l’autostrada A32, a Milano oltre alla manifestazione della CGIL (3000 persone) e a quella degli studenti (5000 persone) anche i/le lavoratori/trici dell’ospedale San Raffaele hanno sfilato organizzati nei sindacati di base (tra cui l’USI). A Bologna solo 1000 persone hanno partecipato al breve corteo della CGIL, mentre dieci volte superiore è stata l’affluenza numerica al corteo organizzato dai COBAS Scuola. Altre manifestazioni significative anche a Genova, Firenze e Pisa, dove è stata occupata la famosa torre pendente, simbolo della cittá. Sostanzialmente tranquillo (dove per “tranquillo” si intende senza scontri) lo sciopero di sole 3 ore in Grecia, che ha visto ad Atene diverse migliaia di lavoratori/trici, studenti/esse e disoccupati/e sfilare di fronte al parlamento portando con sè le bandiere di Portogallo, Spagna e Italia in segno di solidarietà internazionale con gli altri Paesi del sud Europa duramente colpiti dalla crisi economica. Una calma quasi inquietante in un Paese sull’orlo della rivolta di massa.

(Nelle foto sopra:[1] lavoratori in sciopero bloccano le rotaie nel nord di Bruxelles e [2] corteo a Bruxelles;[3] Corteo dei Sans Papier a Parigi; [4] manifestazione a Londra; [5] Solidarietà internazionale e [6] corteo ad Atene). Qui invece trovate alcuni video delle manifestazioni in diverse cittá spagnole.

14 Novembre, uno sciopero europeo.

Europe on strike against austerity: live updates

Notizie, aggiornamenti, foto e video dai luoghi dello sciopero, raccolti in un articolo in inglese su Libcom, aggiornato nello spazio dedicato ai commenti.

Comunicato della FdCA sullo sciopero generale europeo del 14 Novembre

Fonte: Anarkismo. Per altre informazioni consiglio di tenersi aggiornati navigando sul sito multilingue interamente dedicato all’iniziativa.

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” 83° Consiglio dei Delegati della FdCA

Reggio Emilia, 28 ottobre 2012

14 novembre, primo sciopero generale europeo

Da costruire, da continuare


Mentre continua l’affondo dell’offensiva del capitale, che usa la crisi e le politiche economiche per restringere spazi, conquiste e diritti acquisiti dai lavoratori e dalle lavoratrici è sempre più evidente quanto la fase renda ancora più difficile forme di aggregazione e di prassi collettiva che emergano dall’antagonismo dei lavoratori.

Questa è una fase difficile e apparentemente senza speranza che ci vede tutti coinvolti nell’ostinarci a aprire spazi politici e di lotta per uscire dal pantano nel quale siamo stati spinti dalla ristrutturazione del capitale, economico e finanziario. Una ristrutturazione che è in atto su più livelli e che continua a guadagnare dalla crisi da un punto di vista economico, ma anche normativo e sociale. Il capitalismo ha di fatto incassato la deregolamentazione del lavoro, con cui contribuire a mettere all’angolo ogni forma di sindacalismo conflittuale e rivendicativo, continua a ridurre servizi pubblici come scuola e sanità e a modularli con enti bilaterali in differenziati livelli di accesso in base al reddito di ciascuno, cerca di distruggere ogni solidarietà sociale con la scientifica distruzione dei contratti collettivi nazionali di categoria.

Sempre più emerge l’incompatibilità del punto di vista dei lavoratori e delle lavoratrici sul nuovo impianto autoritario che coinvolge ogni attività lavorativa, pubblica e privata, che ha assunto come centrale il comando gerarchico sulla forza lavoro, in termini di diritti e di salario, diretto ed indiretto.

E anche se questo percorso si è svolto all’ombra della complicità sindacale e politica, esso è destinato ad essere messo in discussione dai protagonisti che ne stanno pagando le disastrose conseguenze. In tutta Europa la dittatura finanziaria fatta di autoritarismo padronale e di vincoli di bilancio è un attacco diretto alla condizione di vita del proletariato europeo, ed ancora una volta nella storia sono i lavoratori e le lavoratrici ad essere chiamati a prendere nelle proprie mani il proprio destino, politico e sociale.

Il 14 novembre i lavoratori sono chiamati a uno sciopero europeo, il primo segnale di risposta internazionale a un attacco portato in tutto il continente in forme diverse ma sempre durissime dalla borghesia europea ed i suoi governi contro la classe lavoratrice. E ai lavoratori va restituita la titolarità delle lotte, che saranno tanto radicali quanto i lavoratori e le lavoratrici sapranno costruirle e esserne protagonisti.

Protagonisti al di là delle appartenenze sindacali, e unificando finalmente rivendicazioni e dissenso; protagonisti al di là e nonostante la frammentazione, al di là e nonostante le logiche di bottega o di piccolo cabottaggio di chi ha scelto un’adesione al minimo sindacale da giocare più sui tavoli interni che nelle piazze, a dimostrazione della subalternità culturale e politica di buona parte del ceto sindacale, ma a conferma anche del differente impegno e sostegno a fianco della ristrutturazione del capitale e delle cadute che questa ha sulla società in termini generali.

Che siano finalmente i lavoratori in prima persona ad uscire dalla subalternità imposta dall’ideologia del capitale e dalla collaborazione sindacale, residuo di vent’anni di sconfitte figlie di un sistema di relazioni sociali ormai saltato e non più in grado di reggere lo scontro.

Con uno sciopero generale che sia dei lavoratori e delle lavoratrici e non delle sigle sindacali, che coinvolga precari e studenti, licenziati e cassintegrati, partite IVA e dei migranti.

Con uno sciopero che va costruito prima, città per città, con assemblee, e che non deve finire a fine giornata senza darsi poi appuntamento per continuare a costruire mobilitazioni.

Per ripartire alla conquista di spazi di agibilità politica e sindacale, fuori e dentro i luoghi di lavoro, rivendicando salario, orario, diritti, uguaglianza, pensioni decorose ed un welfare pubblico, che garantisca una scuola pubblica e laica a tutti.

Passaggi che oggi sembrano lontane utopie. Ma saranno i soli che potranno evitare la guerra tra poveri, tra indigeni e stranieri, nella cornice di un precariato diffuso dove si sta insinuando la barbarie e dove vien meno sempre più la solidarietà di classe.

Nostro compito, come sempre è quello di stare a fianco dei lavoratori, nei posti di lavoro e nelle piazze; perché la nostra condizione di donne ed uomini operai, impiegati, insegnanti, contadini, pensionati, studenti, precari e disoccupati, lavoratori al nero, esodati, partite IVA malpagate è la condizione mutabile all’interno di queste categorie di salariati sfruttati che stanno pagando quella che comunemente viene chiamata crisi, per nascondere il gigantesco saccheggio in atto di risorse economiche ed ambientali, di diritti e di civiltà.

Consiglio dei Delegati

Federazione dei Comunisti Anarchici

31 ottobre 2012 “