1 Maggio: appello per una mobilitazione internazionale.

Il 1 Maggio è una giornata internazionale di lotte e rivendicazioni lavorative, durante la quale si svolgono in numerosissime città del mondo cortei e altre iniziative di militanza politica e sindacale. Il sindacato di base tedesco di ispirazione anarchica FAU lancia per il 1 Maggio 2017 la proposta di una giornata di azione e lotta sul tema lavoro e migrazione, ovunque vi siano le condizioni e la volontà per realizzarla. Sul sito della FAU è possibile consultare l’appello alla mobilitazione, tradotto in diverse lingue. La versione qui sotto è una mia traduzione, elaborata ancor prima che comparisse quella fornita sul sito della FAU – ciascuno/a usi la traduzione che preferisce… Ovviamente potete stampare, copiaincollare, diffondere l’appello come preferite, anzi vi invito a farlo e ad aderire ad un 1 Maggio di lotta e solidarietà senza confini!

“Le lotte lavorative non conoscono confini!

Se i segni del tempo non ci ingannano, ci troviamo di fronte ad una fase del populismo che non abbiamo ancora conosciuto nei decenni passati. Le persone vengono aizzate le une contro le altre e lo sfruttamento di lavoratori/trici ed esclusi/e viene portato avanti sotto il segno del nazionalismo e del razzismo. Contro il progetto di un mondo pieno di nuovi muri, ai confini e nelle menti, abbiamo bisogno di un progetto che sia in grado di abbattere tutti i muri, creando al loro posto legami fra noi lavoratori e lavoratrici, solidarietà e aiuto reciproco. Non abbiamo più tempo di coltivare ciò che ci divide – vogliamo invece cercare ciò che ci unisce nella lotta per condizioni di vita migliori e, in senso anarcosindacalista, combattere per un mondo senza dominio né sfruttamento.

La FAU chiama tutte le singole persone, i collettivi, i sindacati di base e le altre iniziative sociali a partecipare alla giornata internazionale di azione sul tema “Lavoro e migrazione”. Il 1 Maggio vogliamo esprimere solidarietà di classe con i/le migranti, mobilitare al di là delle frontiere contro xenofobia, razzismo e nazionalismo dominanti, che sono le armi degli Stati e del capitalismo. Una lotta coerente contro il razzismo significa per noi anche una lotta contro il sistema capitalista, che si basa su disuguaglianze estreme e che per mantenersi in piedi deve ricorrere alle divisioni sociali.

Nella nostra società i lavoratori e le lavoratrici particolarmente colpiti/e dallo sfruttamento e dalla privazione dei diritti sono i/le migranti, che soffrono a causa di politiche migratorie razziste, rapporti di lavoro illegali, proibizione o costrizione al lavoro. Principalmente operanti nell’edilizia, nella gastronomia e nel settore delle pulizie, con uno scarso livello organizzativo o senza alcun tipo di organizzazione sindacale, hanno ben poche possibilità di lottare contro la crescente precarizzazione dei rapporti lavorativi. I sindacati più affermati, dediti alla concertazione, mostrano dal canto loro solo un limitato interesse nell’organizzare i migranti illegalizzati o nel sostenerli nelle lotte contro ostacoli giuridici ed espulsioni. Piuttosto l’attenzione di questi sindacati si concentra su clientele abituali ben consolidate (con contratti di lavoro a tempo indeterminato) e sulla logica delle divisioni sociali a vantaggio degli interessi economici nazionali.

A questa situazione penosa è necessario opporre solidarietà ed autoorganizzazione – come nel caso dei nostri colleghi rumeni, impiegati nel cantiere del centro commerciale “Mall of Berlin” e costretti a vivere e lavorare in condizioni scandalose, sfruttati, imbrogliati sul salario e minacciati: la loro organizzazione nella FAU e la comune lotta in questa vertenza lavorativa hanno fatto diventare il centro commerciale berlinese, ribattezzato “Mall of Shame” (“centro commerciale della vergogna”), un simbolo di sfruttamento dei/lle migranti in Germania. In questo modo abbiamo potuto rispondere al clima di persecuzione in particolare contro lavoratori/trici migranti dal Sud-Est europeo con un esempio di resistenza efficace. Anche nell’attuale tentativo di obbligare i profughi al lavoro sottopagato noi vediamo il procedere di pari passo di emarginazione e abbassamento degli standard nei diritti lavorativi, che riguardano conseguentemente tutti i lavoratori e le lavoratrici. In quanto classe lavoratrice dovremmo mostrarci solidali e opporre resistenza, lottando non solo per la libertà di movimento di ogni persona, ma anche contro lo sfruttamento legittimato dal razzismo. Le lotte lavorative non conoscono confini!

In linea con la tradizione del 1 Maggio, invitiamo alla solidarietà con i lavoratori e le lavoratrici migranti, per protestare insieme contro le condizioni lavorative precarie, lo sfruttamento capitalista, il regime razzista delle frontiere. Non importa quali forme assumono queste proteste – scioperi, manifestazioni, comizi, azioni informative, performance; non importa se locali o interregionali; non importa se verranno organizzate da lavoratori/trici, disoccupati/e, studenti/esse, pensionati/e, migranti o profughi/e, l’importante è che ci sia per tutti e tutte la possibilità di organizzarsi contro lo sfruttamento. Solo con la solidarietà internazionale e con una pratica sindacalista che superi le frontiere possiamo difenderci dal capitalismo. Unitevi a noi, per mettere in pratica una giornata comune di azione per il 1 Maggio sotto lo slogan “Le lotte lavorative non conoscono confini!”. Insieme costruiremo ponti laddove altri vogliono erigere muri.

Il Comitato Internazionale della FAU (Freie ArbeiterInnen Union – Unione dei/lle Liberi/e Lavoratori e Lavoratrici).

P.S. Contattateci se avete domande. Siamo aperti a suggerimenti, idee, osservazioni o alternative. Saremo felici per qualsiasi adesione alla giornata di mobilitazione.”

31 Ottobre, sciopero generale in Spagna.

L’organizzazione sindacale di base CGT (Confederación General del Trabajo) ha proclamato in Spagna uno sciopero generale per la giornata del 31 Ottobre. Sulle ragioni che hanno spinto a prendere questa decisione e sugli obiettivi che la CGT, con questa ed altre mobilitazioni, intende perseguire, è stato reso noto un comunicato a firma dell’organizzazione sindacale, che ho tradotto nella sua forma riassunta (l’originale lo potete leggere sul sito dedicato all’iniziativa; una versione del comunicato più estesa è stata invece tradotta dall’ufficio relazioni internazionali della FdCA e si trova su Anarkismo):

“Il 31 Ottobre la CGT, insieme ad altre organizzazioni, convoca uno sciopero generale di 24 ore in tutto lo stato Spagnolo perchè il governo, con la sua politica di tagli e riforme ai diritti lavorativi, alla spesa sociale, a salari, pensioni, sanità e educazione, sta smantellando i servizi pubblici essenziali e ci ha postato ad una autentica situazione di emergenza sociale. Dette politiche hanno provocato la disoccupazione di 6 milioni di persone, che il 52% dei giovani non abbia lavoro e sia costretto ad emigrare, che più di 700 mila persone siano state sfrattate dalle loro abitazioni, che milioni di persone stiano ingrossando le file dei poveri, sono politiche che stanno truffando tutta la popolazione per farci pagare la loro crisi. Uno sciopero generale perchè c’è l’amnistia fiscale per i defraudatori e privilegi fiscali per il grosso capitale. Uno sciopero generale perchè la crisi la paghi chi l’ha provocata, perchè i truffatori vengano perseguiti penalmente.

Perchè stiamo indicendo uno sciopero? Che tipo di sciopero?

Lo sciopero generale del 31 Ottobre è in primo luogo uno sciopero del lavoro, quindi dei lavoratori e delle lavoratrici per bloccare le imprese, i trasporti, i servizi, le comunicazioni e le amministrazioni, però è anche uno sciopero del consumo, per attaccare il capitalismo nella sua essenza e ridefinire il modello di sviluppo che sta depredando la vita nel pianeta, così come uno sciopero sociale per esigere diritti e libertà, per cambiare il modello con un’altro del quale possa beneficiare la maggioranza della popolazione attraverso una democrazia diretta e partecipativa.

Alternative della CGT alla crisi:

  • Abolire tutta la legislazione e le riforme aprovate contro i diritti della popolazione.
  • Protezione economica suffciente ai milioni di persone disoccupate.
  • Moratoria degli sfratti fino alla fine della crisi e politica sociale abitativa.
  • Riduzione della giornata lavorativa e dell’età pensionabile. Divieto della ERE (un tipo di procedura di licenziamento collettivo), cottimo, sottocontratti e ore extra.
  • No alla privatizzazione di sanità, istruzione, trasporti, comunicazioni, energia…
  • Accesso universale ai servizi pubblici per tutti e tutte.
  • Sviluppo degli aiuti alle persone non autosufficienti e suddivisione egualitaria dei lavori di assistenza.
  • Riforma fiscale, che paghi di più chi più ha e maggior tassazione di imprese e grande capitale.
  • Banca pubblica sotto controllo sociale che permetta l’accesso delle famiglie alle risorse.
  • Uso del denaro pubblico per la soddisfazione delle necessità delle persone e non per salvare le banche.
  • Abbandono di una politica economica indirizzata alla crescita illimitata e sostituzione con un’altra che tenga conto dei limiti delle risorse del nostro pianeta.
  • Il loro modello di democrazia non ci sta bene. Puntiamo su un altro modello di democrazia diretta, partecipativa e dal basso.”

In appoggio all’iniziativa è stata anche indetta, nella cittá tedesca di Dresda, una manifestazione di solidarietà con lo sciopero generale promossa sempre per il 31 Ottobre dall’Allgemeine Syndikat Dresden (FAU-IAA), che intende anche tematizzare i recenti scioperi in Portogallo, Italia, Grecia e Francia ma anche la situazione dei/lle lavoratori/trici salariati in Germania. Infatti, nonostante il capitalismo tedesco festeggi da vincitore e la popolazione non sia stata ancora colpita duramente dalla crisi così come avviene nei Paesi del Sud Europa, “si è comunque giunti negli ultimi anni ad un massiccio peggioramento della condizione sociale: pensione a 67 anni, calo dei salari reali (diminuzione del potere di acquisto, ndt), peggioramento dell’accesso a istruzione e sanitá, diffusione del lavoro interinale e di altre forme di precariato, umiliazione dei disoccupati e difficoltá di accedere ad alloggi a prezzi economici sono solo alcuni esempi”, si legge nel comunicato dell’Allgemeine Syndikat Dresden, che ricorda che “se noi stessi non agiamo, ci rendiamo responsabili dello sfruttamento di altri esseri umani” e che la manifestazione del 31 a Dresda “deve interessare tutte le persone dipendenti dal salario. Abbiamo bisogno di tutti/e!”