“Francia- I Rom, capri espiatori ad uso dei politici”.

Fonte: Anarkismo.

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” I Rom, capri espiatori ad uso dei politici


La campagna per le elezioni amministrative è iniziata ed i politici fanno a gara a fare leva sul razzismo.

Per due ragioni: la prima è che secondo loro è ciò che l’elettorato vuole sentirsi dire, e la seconda è che mentre i media non fanno che parlare di questo, la gente non bada alla disoccupazione, alla povertà ed alla distribuzione della ricchezza.

Una settimana la campagna razzista colpisce i musulmani e quella dopo tocca ai Rom.

In Francia ci sono circa 20.000 Rom provenienti dall’Europa dell’Est. L’Unione Europea ha creato un regolamento speciale per i Rom: hanno il diritto di stare ma non quello di lavorare. Niente reddito, niente casa, migrazioni di gruppo… ed ecco disposte le condizioni per la creazione delle baraccopoli di cui i politici ed i media parlano così tanto.

Nel frattempo, crescono le menzogne. L’estrema destra, per bocca del suo portavoce Manuel Valls, dice che i Rom sono destinati a far ritorno nel loro paese di origine oppure che non si vogliono integrare, fatto salvo per pochissime famiglie.

Logicamente, dato che Valls suona la musica che piace al governo su questi temi, sono aumentati gli sgomberi massicci dai campi e dalle baraccopoli: nel 2012, sono state sgomberate più di 11.000 persone da luogo in cui vivevano; nei primi sei mesi del 2013, la cifra è superiore a 10mila. E durante l’estate altre 3.700 persone hanno perso le loro case, che sebbene precarie sono pur esistenti.

Non facciamoci prendere in giro e non facciamoci distrarre. I nemici sono sempre le banche, i capitalisti ed i governi e non i poveri di ogni dove!

Alternative Libertaire

26 Settembre 2013 Traduzione a cura di FdCA – Ufficio Relazioni Internazionali. “

Campagna internazionale contro i campi di concentramento per immigrati in Russia.

Nella Federazione Russa vivono circa 11 milioni di immigrati, perlopiù provenienti da Stati dell’Asia centrale in precedenza appartenenti all’URSS, 3 milioni dei quali sono illegali secondo la legge. Questi immigrati, in particolar modo quelli “illegali”, vivono spesso in condizioni precarie o addirittura disperate, se lavorano vengono impiegati in nero senza alcuna garanzia in cambio di salari bassissimi per svolgere mansioni faticose, pericolose ed in genere non qualificate. Perseguitati dalla legge e spesso guardati con diffidenza e disprezzo dalla popolazione locale, spesso vittime di brutali aggressioni a sfondo xenofobo, oggi devono fare i conti con l’ennesimo provvedimento repressivo messo in atto dall’autoritarismo del governo russo. Il governo ha infatti previsto la costruzione di 83 strutture detentive per immigrati illegali in tutta la Federazione. Nei fatti si tratta attualmente di tendopoli spesso prive di corrente elettrica e con servizi igenici scarsi o assenti, nei quali gli immigrati irregolari vengono portati con la forza e guardati a vista da militari armati, senza poter avere contatti con parenti o amici. Esponenti di organizzazioni per i diritti umani e di partiti d’opposizione al governo parlano di violazioni di diritti umani in campi paragonabili ai vecchi gulag di sovietica memoria. Lo scrittore ed attivista per i diritti umani Oleg Kozyrevha ha recentemente scritto che “Il paradosso di un campo di concentramento per illegali è che lo stesso campo è illegale”. Attalmente, dei 600 immigrati inizialmente detenuti in tendopoli sottoposte a sorveglianza armata alla periferia di Mosca, 200 sarebbero stati trasferiti in altre strutture, mentre una trentina di irregolari uzbeki nei giorni scorsi sono stati rastrellati, picchiati ed infine stipati provvisoriamente in un garage moscovita dalla polizia russa. In ogni caso è probabile che i campi che si stanno costruendo in tutte le 81 regioni della Federazione Russa si riempiano velocemente, riservando alle persone detenute un trattamento disumano come quello dei casi citati sopra.

I/le militanti dell’organizzazione anarchica russa Avtonom lanciano un’appello per una mobilitazione internazionale per il periodo dal 29 Agosto al 3 Settembre contro questi campi di concentramento per immigrati, appellandosi alla solidarietà ed al senso di umanità di chiunque, per chiedere la fine delle politiche razziste del governo russo, la chiusura dei campi di concentramento per immigrati e l’abolizione delle barriere legali per l’impiego di lavoratori in Russia.

Notizie e approfondimenti sui riots a Stoccolma.

Stockholm riots

Alcuni articoli di controinformazione in diverse lingue sulla recente rivolta scoppiata a Stoccolma a seguito dell’omicidio di un anziano da parte della polizia:

“Stoccolma: seconda notte di Rivolta!”, da Infoaut;

“Svezia, calma apparente a Stoccolma ma i riot si estendono”, da Infoaut;

“Ancora sui riots di Stoccolma”, da Infoaut;

“Sweden, Stockholm, Megafonen statement on Stockholm riots”, da A-Ifos (inglese);

“Megafonen: We don’t start no fires”, da Libcom (inglese);

“Solidarität mit den Rebellierenden in Stockholm, da Contra-Info (tedesco);

“Do not treat us like animals”, documentario sull’ organizzazione Pantrarna e sulle problematiche dei quartieri periferici a Stoccolma (svedese, sottotitoli in inglese);

-“Stoccolma Riot. È la fine del capitalismo dal volto umano”, da Anarchaos.

Firenze: corteo contro omicidi di Stato e repressione.

Fonte: Morire Contro.

FIRENZE:CORTEO CONTRO GLI OMICIDI DI STATO E DI POLIZIA E CONTRO LA REPRESSIONE
(SABATO 18 MAGGIO, PIAZZA DELLA REPUBBLICA, ORE 14:30)

ASSASSINI! – Tra Gennaio e Febbraio del 2012, due uomini furono assassinati nelle camere di sicurezza della Questura di FirenzeIl primo, Youssef Ahmed Sauri, marocchino, venne prelevato da una pattuglia della polizia intorno alle 8 di sera davanti all’ospedale di Santa Maria Nuova mentre gridava disperatamente “aiuto!”. A un passante che si era messo nel mezzo gli sbirri intimarono di farsi gli affari suoi. Tre ore dopo, gli infermieri ne constatavano il decesso in Questura. Secondo le forze dell’ordine si era impiccato. Il secondo, Rhimi Bassem, tunisino, 26 anni, venne fermato nei pressi della stazione Leopolda. Condotto in Questura, sarebbe morto per un malore. Peccato che i parenti ne abbiano visto la salma martoriata dalle percosse, come documentato persino da una foto del cadavere che aveva ferite al volto e un buco sulla nucaNei mesi successivi, in città, si ebbero alcune proteste. Le comunità marocchina e tunisina scesero in strada al grido di “Basta morti in Questura!”. Anche alcuni anarchici, a più riprese, dissero la loro. Perché era chiaro a tutti che la polizia aveva nuovamente assassinato due di quegli indesiderabili che tutti i giorni gli sbirri fermano, picchiano e rinchiudono. Il 29 Marzo 2012, nei dintorni di Piazza Dalmazia, la Digos, col supporto di tre volanti, tenta di fermare un gruppetto di anarchici mentre protesta contro gli omicidi polizieschi. Dopo un parapiglia ne porta via tre in malo modo. Anche altri compagni, accorsi a manifestare solidarietà sotto la Questura, vengono fermati. La giornata si chiude con tre arrestati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, due compagne rilasciate con denunce per gli stessi reati e tre compagni colpiti da foglio di via. Una punizione esemplare per chi aveva osato denunciare ciò che era sotto gli occhi di tutti. Come nella vecchia fiaba il re era nudo. Bisognava azzittire il bambino che ne aveva additato le vergognose nudità, con ogni mezzo necessario. Perché gli sbirri possano continuare a fare il loro mestiere di assassini, ripulendo le città dorate da tutti quegli indesiderabili che le infestano  – specie se sono senza soldi e senza documenti. Perché i piani dell’autorità si impongano sempre sulle esigenze della libertà, a qualsiasi costo – morti compresi. Perché lo Stato e il Capitale possano continuare a detenere il monopolio della violenza. Se autopsie compiacenti, giornalisti reticenti e una dura risposta repressiva hanno insabbiato questa vicenda, per noi la questione non è affatto chiusa. Anzi. Il 23 Maggio si apre il processo a 5 compagne e compagni denunciati per aver gridato che la polizia uccide. Non lasciamoli soli, non restiamo in silenzio. Portiamo in strada la rabbia per tutti gli Youssef Sauri e gli Aldo Bianzino, per i Rhimi Bassem e i Giuseppe Uva, per i Marcello Lonzi e i Michele Ferrulli, per i tanti e le tante che ogni giorno muoiono assassinati da mano poliziotta. SOLIDARIETA’ AI 5 PROCESSATI DI PIAZZA DALMAZIASolidarietà ai processati del 15 Ottobre, ai compagni anarchici rinchiusi a Ferrara e a tutti i colpiti dalla repressione delle lotte.
SABATO 11 MAGGIO, AI GIARDINI DEL MEZZETTA (SAN SALVI), DALLE ORE 16, PRESENTAZIONE DEL CORTEO.
GIOVEDI’ 23 MAGGIO, DALLE 9:30, IN CONCOMITANZA CON IL PROCESSO AI COMPAGNI, PRESIDIO A PIAZZA DALMAZIA.

Immigrati, le vittime nascoste dell’austerità in Grecia.

“Into the Fire” è un documentario indipendente sulla situazione degli immigrati in Grecia, vittime di umiliazioni, soprusi e violenze da parte degli apparati dello Stato e dei neonazisti di Alba Dorata. Diffuso sul web lo scorso 21 Aprile, il documentario è stato finanziato tramite il metodo del crowd funding e tradotto in diverse lingue (per selezionare i sottotitoli cliccare sul simbolo corrispondente in basso a destra).

R/esiste.

Articolo tratto da Umanità Nova online:

” R/esiste

Grecia

Se si dovessero usare due parole per descrivere gli ultimi 15 giorni in Grecia, per gli anarchici una della due sarebbe “repressione”.
Lo stato greco, barcollante e sul punto di cedere su tutti i fronti ad ogni richiesta della troika e dell’estrema destra, pur di riuscire a mantenere lo status quo, ha dato il via ad un nuovo giro di repressione contro tutti gli esempi di resistenza attiva contro la la realtà che le classi dirigenti stanno cercando di imporre.
Repressione, contro i compagni arrestati per aver partecipato al gruppo rivoluzionario “Epanastatikos Agonas” (Lotta Rivoluzionaria) i quali sono stati condannati a pene illogiche: 86 anni a Nikos Maziotis e Pola Roupa, 87 anni a Costas Gournas.
Repressione, per i media alternativi del movimento; dopo le pressioni dell’estrema destra e del ministro della pubblica sicurezza, con un ordine giudiziario sono stati bloccati athens.indymedia.org, radio 98 fm, radio entasi.
Repressione, per gli immigrati °clandestini° imprigionati nel campo di concentramento di Corinto, i quali, dopo essersi ribellati alle continue angherie alle quali erano sottoposti dai guardiani-aguzzini ed aver deciso di iniziare lo sciopero della fame, hanno subito l’attacco delle “forze dell’ordine” con lacrimogeni, getti d’acqua e persino fucilate.
Repressione, contro gli abitanti di Ierissos, in Chalkidiki, dove interi paesi si battono contro la distruzione della foresta per la creazione di una gigantesca miniera d’oro; dove la notte tra il 9 e il 10 Aprile, due abitanti sono stati rapiti dalle loro abitazioni da agenti dell’antiterrorismo per essere arrestati per presunta partecipazione all’attacco contro i container della ELDORADO GOLD e la loro distruzione.
Ma l’altra parola, sicuramente sarebbe “resistenza”.
Resistenza, con la solidarietà ai compagni in carcere oppure in clandestinità.
Resistenza, con la solidarietà ai media bloccati e con tanta voglia di far sentire di nuovo la voce del movimento, di non lasciar vincere quelli che cercano di soffocare la verità. Perché la lotta deve essere multiforme.
Resistenza, per i detenuti al lager di Corinto, i quali continuano a domandare quello che è ovvio: essere trattati da esseri umani.
Resistenza, per gli abitanti di Ierissos arrestati, e non solo dagli anarchici, né solo verbale ma con i fatti: la notte stessa del loro arresto, i loro compaesani hanno dato fuoco alla stazione di polizia di Ierissos (precedentemente evacuata dai poliziotti per ovvio timore di rappresaglie da parte degli abitanti, tanto che per la furia di scappare i poliziotti hanno lasciato dietro pure delle armi…), ed il giorno seguente si sono recati in massa davanti alla centrale di polizia di Poligyros, dove erano provvisoriamente detenuti i due, per manifestare. E Sabato 13 Aprile, due grandi manifestazioni, una ad Atene (foto qui: http://www.social-revolution.gr/2013/04/13-2013.html) ed una a Salonicco, in solidarietà alla lotta contro le miniere.
Perché in questo momento, bisogna combattere tutti assieme, su tutti i fronti contemporaneamente, con ogni mezzo disponibile.

Giorgos,
Gruppo Comunisti Libertari, Atene

Trapani: Anno nuovo, stessa vergogna (comunicato sulla tragedia di Tre Fontane).

Fonte: A-Infos.

Il 2013 non poteva cominciare peggio. Uno sbarco di immigrati sulla
costa tra Capo Granitola e Tre Fontane (TP) è finito in tragedia.
Decine di tunisini sono stati costretti a raggiungere la riva a nuoto,
ma non tutti ce l’hanno fatta. Quelli che, dopo l’arresto, sono stati
identificati come scafisti hanno gettato in mare il loro carico umano
per non perdere tempo e agevolarsi la fuga. Il mare ha già restituito
un corpo, e potrebbe non essere il solo. Altri immigrati ammazzati
dalle leggi e dalla mafia che specula su queste leggi.
Non è la prima volta che succede, perché è così che funziona. Molte
volte, prima di abbandonare i barconi per squagliarsela con altri
mezzi, gli scafisti mettono il timone in mano a uno dei “passeggeri” e
gli augurano buona fortuna. Spesso gli immigrati ammassati su queste
bagnarole non sanno nemmeno nuotare, perché è la prima volta che
vedono il mare in vita loro. In altre occasioni, per alleggerire i
barconi, gli scafisti non esitano a buttare in acqua i migranti.
Moltissimi sono morti così, seppelliti in questo cimitero che è
diventato il Canale di Sicilia.
Inutile ribadire (o forse non basta mai) che se non ci fossero le
frontiere e le leggi che rendono impossibile la libera e sicura
circolazione degli individui, tutte queste tragedie non avrebbero
luogo. Ecco perché la responsabilità politica ricade, ogni volta,
sugli stati e i governi. Tutta questa repressione non può che favorire
gli interessi criminali, italiani e stranieri, che nell’immigrazione
hanno trovato una nuova fonte di lucro e di speculazione.
La tragedia di Tre Fontane conferma, nella maniera più sinistra,
quanto sia urgente e attuale la lotta contro il razzismo, contro
questo modo di gestire i flussi migratori, contro la repressione che
annienta i diritti e la libertà.
Solo pochi giorni prima, il 28 dicembre, una piccola ma significativa
manifestazione antirazzista aveva attraversato le strade della città
di Trapani per ricordare i sei immigrati morti dentro il centro di
trattenimento “Serraino Vulpitta”.
Chi si è chiesto a cosa potesse servire un’iniziativa di questo tipo,
dopo ben tredici anni da quei fatti, ha avuto – purtroppo – una
risposta stridente nel drammatico sbarco di Capodanno: di immigrazione
si continua a morire.
Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani
04/01/2013

Grilli parlanti e specchietti per le allodole.

Occuparmi di fatti e misfatti legati ai diversi partiti politici italiani o esteri normalmente non m’interessa, anche se su tali strutture ci sarebbe molto e ben poco di buono da scrivere. Il fatto è che ritengo i partiti appendici del sistema economico, politico e sociale dominante, perciò preferisco criticare direttamente il sistema che li genera e che essi alimentano, così come preferisco, anche se ancora non l’ho fatto in modo approfondito su questo blog (ma mi riprometto di rimediare al più presto), sottolineare il fatto che la democrazia rappresentativa è un ossimoro in quanto democrazia reale non è, pertanto votare significa prendere in giro se stessi, illudersi e fare il gioco di chi ci domina non solo con la violenza nuda e cruda, ma anche e soprattutto con forme di condizionamento che mirano a mantenerci schiavi servili ed anestetizzati che non capiscono quanto sia indispensabile agire in prima persona senza deleghe per lottare contro ogni forma di dominio e sfruttamento. Mi rendo conto che è difficile per la maggior parte delle persone realizzare tutto ciò, mentre è infinitamente più semplice riporre fiducia in chi promette di risolvere i problemi che ci affliggono in cambio della delega ad agire in nostro nome, dicendoci magari che anche noi parteciperemo alla gestione della cosa pubblica una volta vinte le elezioni- una balla vecchia come il mondo, ma a quanto pare ancora efficace, specialmente se enunciata da personaggi carismatici, buoni oratori capaci di puntare il dito su categorie ritenute “colpevoli” dei problemi del Paese da una parte sostanziosa della popolazione proponendo, anche se in modo confuso, soluzioni che appaiono realistiche suonando al tempo stesso innovative. Ma tra tutti questi personaggi perchè ho deciso in questo post di parlare proprio di Beppe Grillo, fondatore del “MoVimento 5 Stelle”? Proprio perchè in lui e nel suo movimento molte persone sfiduciate dalla classe politica, nauseate dalla corruzione e dal malaffare e stufe che le proprie esigenze vengano ignorate hanno deciso ingenuamente di riporre la propria fiducia. Grillo è stato abile nel raccogliere consensi in pratica sparando sulla croce rossa, come si usa dire, cioè attaccando innanzitutto la “casta” dei politici, ma dimenticando che di “caste” ce ne sono tante altre, ben più importanti, dimenticando ad esempio che chi governa in parlamento lo fa per conto di chi detiene il potere economico; ha giustamente criticato la corruzione ed il malaffare, senza però dire che questi fenomeni sono intimamente legati al concetto stesso di potere, che di per sé è un abuso da parte di chi lo esercita nei confronti di chi lo subisce; ha fatto del giustizialismo e della legalità uno dei suoi cavalli di battaglia piuttosto che interrogarsi seriamente sulle origini del malessere sociale dal quale nascono comportamenti devianti, ma anche sui concetti stessi di comportamento deviante, legge, punizione; ha gridato allo scandalo di fronte ai numerosi casi saliti agli onori mediatici di cittadini morti nelle mani della polizia ma non ha saputo trattenersi dal fare battute che rivelano la sua vera natura forcaiola.

In tempo di crisi e non solo, sono spesso gli immigrati ad esser visti come causa di tutti i problemi: poteva esimersi il comico genovese dal cavalcare anche questa tigre? Certo che no, infatti non risparmia prese di posizione nei confronti dei tanto detestati rom, né fa sconti a quello che lui definisce “buonismo” nei confronti degli immigrati scatenando feroci polemiche all’interno del suo stesso movimento, ignorando che le vere cause dei fenomeni migratori di massa sono solitamente legate alla predazione di molti Paesi del “terzo mondo” da parte dei potentati economici dei Paesi “ricchi”: va di moda voler negare la libertà di circolazione degli individui in un’epoca di libera circolazione delle merci, specialmente se si tratta di individui che potrebbero minare alla radice il nostro stile di vita ancor più che la nostra cultura, non importa se il nostro stile di vita si basa sulla loro miseria. Le dichiarazioni inquietanti di esponenti del M5S su immigrazione e cittadinanza agli immigrati si uniscono ad altri atteggiamenti per nulla democratici all’interno del movimento stesso e a prese di posizione difensive nei confronti di movimenti di estrema destra, ma ciò a mio parere non basta di certo a paragonare il M5S al partito neonazista greco Alba Dorata. Rimane però l’impressione di un movimento animato da istanze in molti casi contrapposte, con un programma vago ed una volontá di controllo assoluto, il che ricorda in qualche modo -fermo restando le differenze- un certo movimento nato in Italia nel 1919, il cui fondatore affermava di potersi permettere, secondo le circostanze, d’essere repubblicano o monarchico, anticlericale o clericale, e via dicendo… Accusare di populismo chi ha simili atteggiamenti non mi pare una calunnia, anche se ormai l’accusa di populismo è abusata e viene rivolta praticamente a chiunque presti orecchio a quella che genericamente viene definita “volontà popolare”. Si deve comunque prendere atto che le dichiarazioni e prese di posizione delle quali ho parlato sopra meriterebbero un’attenta riflessione da parte di chi, con precoce entusiasmo, saluta la nascita di partiti o movimenti apparentemente innovatori, portatori magari di istanze in parte valide (si pensi anche alla presa di posizione di Grillo contro TAV, termovalorizzatori, a favore delle energie rinnovabili…), ignorando però ogni critica per quanto costruttiva alle proprie idee ed al proprio operato e dimenticando che, alla fin fine, la contraddizione più grande è proprio quella di chi a parole attacca una “casta” ma ambisce, presentandosi alle elezioni, a farne in qualche modo parte, grazie anche al seguito di ingenui che non hanno ancora imparato a rifiutare qualsiasi condottiero e capo smettendola finalmente di comportarsi come una lunga fila di zeri in trepidante allesa dell’uno che si porrà alla loro guida.

– Conterò poco, è vero:
– diceva l’Uno ar Zero –
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l’azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so’ li zeri che je vanno appresso.”

(Nummeri, poesia di Trilussa- 1944).

Banane e lime.

Fonte: Macerie.

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Un bel cesto di Banane. Banane di Porta Palazzo, s’intende, banane ripiene di lime. Non un lime nel senso di frutto tropicale, ma proprio cinque seghetti da ferro, di quelli buoni per segare le sbarre. Le banane in questione erano in un pacco che un anarchico di Torino ha portato mercoledì pomeriggio all’ingresso del Cie di corso Brunelleschi, ma purtroppo le lime sono state beccate.

«Che faccia tosta! – esclama la guardia dopo la scoperta – immaginare che a consegnare nelle mani di un prigioniero gli strumenti per riguadagnarsi la libertà fosse proprio un ignaro poliziotto.» «Questo ha letto troppi fumetti!» ridacchiano in questura e nelle redazioni dei giornali. «Che ingenuo! – sentenzia il saggio – non sa che esistono i metal detector?» «E che stolto! – gli fa eco il prudente – non poteva farle portare da qualcuno meno in vista che passasse inosservato?»

Se a poliziotti e giornalisti è buona usanza non rispondere, a tutti gli altri vale forse la pena di dir qualcosa. Ai saggi, basta ricordare tutte le volte che nel recente passato i prigionieri del Cie di Torino (e non solo) le sbarre le han segate per davvero, e che quindi dei seghetti in qualche modo saranno pur entrati, anche se chi sia riuscito a gabbare i controlli, e in che modo, non è dato sapere. Ai prudenti, diciamo semplicemente che non si può aspettare che un altro faccia quel che va fatto, che non si può delegare agli altri quel che la coscienza detta di fare.

Forse le banane non sono il posto migliore per imboscarle, ma l’unica domanda da porsi riguardo alle lime da ferro, dunque, non è tanto se sia possibile farle entrare o chi possa farlo, ma per l’appunto il come riuscirci. Per scoprirlo, occorrerà semplicemente provarci e riprovarci ancora, e sempre, o fino a quando non ci saranno più sbarre da segare.

 

Un anno e mezzo di lime (senza banane)

Nell’aprile 2011 una ventina di reclusi tentano di evadere dal Cie di Bologna. Si sono aperti un varco tagliando una sbarra di ferro e poi hanno scavalcato la seconda recinzione: in quindici guadagnano la libertà, altri vengono fermati dalla polizia. Soltanto il giorno dopo, durante una perqusizione, verranno ritrovati alcuni seghetti artigianali usati per l’evasione.

Nel settembre 2011, in due differenti evasioni, più di trenta reclusi scappano dal Cie di Torino. Il 9 settembre ce la fanno in dodici: lavorando con dei seghetti da ferro per più di un mese, i reclusi dell’area viola si erano preparti un varco nella rete e si erano costruiti pezzi di metallo affilati per tenere lontane le guardie durante la fuga. Durante le perquisizioni effettuate nei giorni successivi, la polizia non troverà traccia dei seghetti, rimasti forse ben nascosti in qualche angolo segreto del Centro. Non passano neanche due settimane e il 22 settembre scoppia una sommossa nel Centro. Le serrature delle gabbie, danneggiate di nascosto nei giorni precedenti, vengono scardinate e si aprono nuovi varchi nelle reti. La polizia riesce a fermare e arrestare dieci fuggitivi, ma in ventidue riescondo ad evadere.

Nel dicembre 2011, sempre dal Cie di Torino, evadono ventisei reclusi. La notte di Natale, approfittando della carenza di personale e del mancato intervento del fabbro per riparare i danni alle gabbie, i reclusi di tutte le sezioni maschili inziano una sommossa. Quasi contemporaneamente escono dalle gabbie, attraverso varchi aperti nelle reti o forzando le porte. Molti vengono fermati, ma in ventuno riescono ad evadere. Nei giorni successivi la Polizia alza il livello di guardia e in una delle tante perquisizioni viene ritrovato un seghetto. I reclusi non si perdono d’animo e la notte di Capodanno ci riprovano. Nonostante la Questura avesse riempito il centro di carabinieri in antisommossa, i ragazzi dell’area blu escono dopo aver forzato la porta, si scontrano con le guardie, e iniziano a scavalcare il muro di cinta. Le volanti che controllavano il perimetro esterno del Centro riescono a catturare un solo evaso, altri cinque invece sono liberi.

Nel maggio 2012 è il turno dei reclusi del Cie di Modena. Il 12 la Questura ordina una perquisizione a sorpresa nel blocco 6 e scoppia una sommossa. Poliziotti e militari vengono aggrediti da una sessantina di reclusi armati di sbarre di ferro e sono costretti a rimandare la perquisizione. Aluni giorni dopo gli agenti riescono a fare irruzione nel blocco e trovano dieci metri di lenzuola di carta annodate e quattro seghetti nascosti in un bocchettone dell’impianto di aerazione. La Polizia, forse convinta di aver sventato il piano dell’evasione, abbassa la guardia e canta vittoria sui giornali. Evidentemente i seghetti avevano già fatto il loro lavoro, e infatti un paio di giorni dopo una dozzina di reclusi riesce ad evadere dal Centro.

macerie @ Dicembre 9, 2012″

Grecia: 6.400 immigranti detenuti dalla polizia nella più grande operazione di pogrom nel centro di Atene finora.

“Nei giorni scorsi, la polizia ha condotto la più grande operazione di pogrom nel centro di Atene finora. Secondo le informazioni rilasciate, 1.500 persone sono state arrestate dalla polizia nei primi due giorni dell’operazione (2-3 Agosto) ed altre 4.900 solo nel terzo giorno (4 agosto). L’operazione ha avuto luogo ad Atene e ad Evros, al confine con la Turchia al Nord Est. Almeno 1.630 persone sono state arrestate e sono pronte ad affrontare la deportazione.

Con un tocco Orwelliano, l’operazione di pogrom razzista è stata chiamata “Xenios Zeus” – l’antico dio simbolo dell’ospitalità e protettore dei viaggiatori stranieri. La repressione ha continuato Domenica, 5 Agosto. Sembra che l’ultima operazione è centrata attorno la Piazza Omonia, nella zona di Monastiraki, Pedion di Areos e Piazza Vathis, tutte zone del centro di Atene. Come riporta Occupied London, la polizia ha fermato, ha perquisito ed ha trattenuto tutti gl’immigranti nel loro percorso, indipendentemente dal fatto se erano o meno in possesso d’un documento valido.”

( Fonte: Contra-Info ).