Solidarietà ai terremotati: notizie, informazioni e aggiornamenti dal web.

Quella che segue è una lista (incompleta e cronologicamente non ordinata) di notizie, informazioni ed aggiornamenti da siti anarchici sulla solidarietà ai terremotati in Emilia-Romagna espressa in queste settimane da individui e realtà organizzate del panorama libertario. Non resta altro da fare che contribuire appoggiando le iniziative autoorganizzate per aiutare chi in questo difficile frangente ha più bisogno, mettendo in pratica quelli che sono i nostri principi fondamentali.

“Solidarietà alle popolazioni terremotate”, da Umanità Nova;

“Benefit per i terremotati…”, da Informa-Azione;

“Terremoto: resoconto dai campi autogestiti”, da Informa-Azione;

“Per chi vuole andare dai terremotati emiliani”, da Anarchaos;

“Autostima e autogestione al tempo del terremoto”, da Italiani Imbecilli;

Blog dell’ USI di Parma.

Occupato edificio di proprietà della provincia a Bologna.

Il comunicato che segue è tratto dal sito Anarchaos, che a sua volta lo riprende da emiliaromagna.indymedia.org:

” Bologna- Perchè abbiamo occupato lo stabile di via Libia 67

La sera del 13 aprile abbiamo occupato lo stabile di proprietà della provincia situato in via Libia 67 A Bologna in risposta agli espropri dei terreni della popolazione della Val Susa, legalizzati il giorno 11 aprile, per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione.

Da tempo il ritornello “portare la Valle in città” sta rimbalzando in tutta Italia arrivando ad oltrepassarne i confini. Siamo convinti che questo significhi innanzitutto riportare in ogni città la determinazione che le lotte dei valsusini hanno avuto nel corso degli ultimi 20 anni, per riuscire ad individuare in ogni territorio le pieghe delle contraddizioni di questo sistema e ad infilarsi al loro interno per contrastarle.
Viviamo in territori violentati in nome delle scelte economico-politico-strategiche di chi detiene le chiavi del potere.
Lorsignori ci parlano di “valorizzazione del territorio” e di “riqualificazione” e per farlo rendono i nostri quartieri e le nostre valli degli eterni cantieri con la promessa di farci vivere in luoghi migliori, più efficienti, più funzionali, più sicuri… ma ciò che resta è solo la devastazione delle lobbies del cemento.
Progettano il futuro sulla base di un efficientismo economico che non risponde a null’altro se non ali loro stessi profitti chiedendo però enormi sacrifici a tutti noi.
Puntano a relegare nelle periferie dell’esistente chi è sfruttato, perchè se alzasse la testa sarebbe troppo pericoloso.
Incarcerano chi si oppone ai loro meccanismi di sfruttamento e devastazione perchè in questa società è necessario restare allineati per far parte del gioco.
Riempiono le strade di valle e di città di sbirri e militari per abituarci alla loro presenza e alla loro idea di sicurezza basata su una violenza bruta ma legalizzata.

Il mondo che vogliamo non è solo un mondo senza TAV. Questo ci ha insegnato la lotta che da anni va avanti in Val di Susa.
A Bologna abbiamo occupato uno stabile di proprietà della provincia che come ultima destinazione ha avuto quella di sede della polizia municipale. Dopo due bandi di vendita andati a vuoto l’area di via Libia 67 è rimasta inutilizzata.
Vogliamo condividere con tutto il quartiere questo spazio, per farne un luogo aperto e non un fortino (come dicono i giornali in questi giorni), per creare un luogo di socialità autentica e non quella che ci impone chi non sa far altro che costruire centri commerciali, per condividere ciò che ciascuno di noi conosce e sa fare, per sviluppare legami diversi da quelli che ci impongono il lavoro, la velocità del denaro, la paura di non saper cos’altro cercare.

Temono la libertà perchè le loro gerarchie non la possono controllare, non ne conoscono la bellezza e non la conosceranno mai.

OCCUPANTI NO TAV VIA LIBIA 67 – BOLOGNA”

Torino: nuova occupazione abitativa.

Fonte: Informa-Azione.

“Vuota da oltre dieci anni, la palazzina di corso Novara era stata sequestrata ad una famiglia accusata di essere in odore di Mafia e poi assegnata al Ministero degli Interni, che l’ha poi abbandonata al suo destino. Scampata al pericolo mortale di diventare un tetro mini-commissariato, la palazzina ora è una casa viva ed allegra ed ospiterà uomini, donne e bambini che in comune hanno almeno una cosa: la determinazione a resistere, e a lottare.

segue il testo del volantino distribuito al vicinato:

Ogni giorno, qui a Torino, decine di individui e famiglie sono sfrattati e cacciati fuori da case spesso cadenti e invivibili perchè non possono più pagare gli affitti altissimi, hanno perso il lavoro o sono stati fregati dal padrone di turno. Ai palazzinari, all’ufficiale giudiziario e al comune non potrebbe importare di meno. Siamo alcuni tra i molti colpiti da questo problema, e abbiamo capito che per risolverlo possiamo soltanto organizzarci tra di noi, costruendo legami di solidarietà e cercando insieme le soluzioni senza aspettarci concessioni da nessuno. Abbiamo resistito quando volevano sfrattarci, chiamando in aiuto amici, parenti e solidali, abbiamo ottenuto rinvii continui solo perchè ci siamo imposti con determinazione. Nel fare questo è venuto naturale incontrare altri che erano sotto sfratto e persone solidali, dentro e fuori da questo quartiere, per aiutarci reciprocamente: sostenendoci e trovando un’intesa siamo riusciti a tenerci la casa per un po’. Ora abbiamo deciso di occupare, di prenderci uno spazio lasciato all’abbandono da anni. Non abbiamo atteso risposte da nessuno perchè siamo noi, i diretti interessati, a dover decidere ed agire…il sostegno che più ci preme è quello dei vicini, di chi vive queste strade ed affronta i nostri stessi problemi. La casa ha bisogno di supporto perciò siamo qui a presentarci e spiegarvi le nostre ragioni“.

Grecia: ospedale autogestito dai/lle lavoratori/trici.

L’ospedale di Kilkis, in Grecia, é da ora sotto il diretto controllo del personale lavorativo. Il personale ospedaliero ha infatti occupato l’ospedale e creato un’assemblea generale dei/lle lavoratori/trici che prenderá tutte le decisioni in merito alla gestione della struttura. I/Le lavoratori/trici dichiarano che l’attuale disastrosa situazione del sistema sanitario nazionale greco é irrisolvibile con le misure adottate dal governo; affermano che le politiche neoliberiste ed il servilismo del governo stesso nei confronti dei diktat della troika UE-BCE-FMI sono inaccettabili; chiamano il personale lavorativo di altri ospedali e tutti i/le lavoratori/trici pubblici e privati a supportare l’autogestione dell’ospedale di Kilkis e ad occupare ed autogestire i propri luoghi di lavoro; sottolineano che é necessaria l’unione fra tutti gli sfruttati e gli oppressi, vittime dell’attuale sistema economico, per rovesciare l’attuale governo e qualsiasi altro governo che segua politiche simili. Tra le richieste avanzate non vi é solo il pagamento degli stipendi arretrati e il ripristino delle paghe attribuite prima delle misure di austeritá decise a seguito della crisi economica: nel loro comunicato i/le lavoratori/trici parlano di cambiamenti radicali e di lotte che superino le solite rivendicazioni che servono interessi specifici di un gruppo o di una categoria professionale, si appellano alla solidarietá ed all’appoggio dell’intera comunitá per  portare avanti il proprio servizio alla comunitá bypassando il governo centrale nelcaso questo dovesse sottrarsi alle proprie responsabilitá economiche nei confronti della struttura ospedaliera ora autogestita. Attualmente é prevista una conferenza stampa per il 15 Febbraio prossimo durante la quale gli/le occupanti ed autogestenti spiegheranno le proprie ragioni , esporranno le decisioni prese in assemblea e chiameranno a nuove iniziative. Per ora l’ospedale funziona a regime ridotto, solo per le emergenze, ma il personale conta di poter riprendere a breve il servizio a tempo pieno.

Vedi anche: “Greek hospital now under workers’ control“, from Libcom.

Occupata la sede di una banca a Belfast.

Lunedí scorso una dozzina di attivisti del movimento Occupy Belfast ha occupato la sede dismessa della Bank of Ireland in Royal Avenue a Belfast. Operando in modo ben pianificato, gli attivisti hanno colto di sorpresa la polizia locale, entrando nell’edificio ed erigendo barricate per impedire lo sgombero, esponendo poi sulla facciata del luogo occupato alcuni striscioni ben visibili dall’esterno. Tra i partecipanti all’azione un anarchico membro del Workers Solidarity Movement.

 Durante una manifestazione organizzata il giorno successivo a sostegno dell’iniziativa, alla quale hanno preso parte un centinaio di persone, é stato distribuito un volantino che spiega i motivi dell’azione. Tra le altre cose viene detto che l’occupazione ha lo scopo di creare e sostenere un piú ampio movimento per la riappropriazione di spazi abitativi a fronte del crescente aumento dei prezzi degli affitti, della speculazione e dell’emergenza sociale dei senzatetto. “le banche si prendono le nostre case e noi ci prendiamo le sedi delle banche”, si legge nel volantino, “questa é una riappropriazione per la comunitá”.

Per approfondire vedi: “The liberation of a former Bank of Ireland building in Belfast”.

Stoccolma: No Border Camp 2012.

Appello tratto dal sito informa-Azione, tradotto a sual volta dal sito promotore dell’iniziativa ( per maggiori informazioni e per leggere l’ appello in altre lingue visita http://www.noborderstockholm.org/ ):

-Appello alla partecipazione al No Border Camp 2012-

Vi invitiamo al campeggio transnazionale No Border di Stoccolma, che si terrà nell`estate 2012 : una settimana di disobbedienza civile, di discussioni, di filmati e di azioni dirette contro la politica migratoria europea .
Durante gli ultimi 15 anni, i campi No Border sono nati in diverse regioni frontaliere e zone di conflitto situate nel mondo. Vere zone autonome, questi campi hanno accolto il movimento internazionale per l`abolizione di tutti gli stati-nazione della terra.
Questo movimento si inserisce in un’ottica più generale il quale scopo è promuovere un mondo liberato da tutte le forme di oppressione che si basano sulla nazione o sul paese d’origine. Si tratta di interrogarsi e lottare contro un mondo che, a partire dalla nascita, categorizza le persone secondo criteri di nazionaltà, genere, classe e razza. Si creano delle divisioni : fra coloro che sono al di sopra della legge e coloro che non lo sono ; fra coloro che sono custodi dell’autorità e coloro che devono sottomettersi ; fra ciò che si deve fare e ciò che è vietato.
L’esclusione che segue queste categorizzazioni non si limita a dei semplici territori geografici ma la si trova nel cuore stesso di un paese, di una città , tra le persone che la subiscono.

La preservazione dell’ordine sociale capitalista e autoritario é accompagnato dalle seguenti consequenze :
il mantenimento delle guardie di frontiera Frontex all’est e al sud dell’europa , con un budget militare che si avvicinerà presto ai 150 milioni di euro.
L’arresto dei clandestini in collaborazione con i controllori dei trasporti pubblici.
La reclusione dei rifugiati nei CIE (centri di identificazione ed espulsione) per una durata indeterminata e per ragioni sconosciute, aspettando la loro deportazione forzata, la quale in certi casi significa una sorta di omicidio.
Il mantenimento d’installazioni radar da parte delll’agenzia dello sviluppo dell’UE nel deserto libico con lo scopo di « gestire i flussi migatori »
lo sfruttamento dei/delle migranti da parte dei ristoranti e delle discoteche che approffitano delle situazioni instabili e disperate alle quali sono confrontati/e i/le lavotatori/ici, il quale non fa che dividerci ancora di più.
L’impossibilità di far parte di questo « noi » che rappresenta la cittadinanza senza rinnegare se stesso per primo, senza fondersi nella massa, senza diventare una pagina vergine al servizio del capitale.

Sono queste frontiere, queste strutture profondamente radicate che generano un razzismo sistematico, che sono dettagliate nel « programma di Stoccolma ». questo piano quinquennale dell’UE mira a raggruppare le questioni di sicurezza nazionale e internazionale e le questioni d’immigrazione nelle regioni a problema : secondo l’UE, la libertà di circolazione delle popolazioni è una minaccia per la sicurezza degli stati. Il prgramma di Stoccolma -come le frontiere che sono menzionate- non sono legate ad un luogo unico.
La sua ombra ricopre tutt* e fa sorgere delle barriere nel nostro quotidiano, tra coloro che sono influenti e privilegiat* e coloro che non hanno nemmeno il diritto di esistere.

Questa estate, il programma di Stoccolma avrà due anni. È per questo che proponiamo di stanare e attacare i luoghi e le strutture che sono le incarnazioni fisiche di questo programma per l’egemonia totale delle norme bianche. Tutto ciò coinvolge tanto le istituzioni pubbliche quanto le imprese che beneficiano in un modo o in un altro delle deportazioni o della costruzione e della gestione dei centri di detenzione. Questo si applica a tutte le persone che non hanno niente da rinfacciarsi perchè fanno solo « il loro lavoro ».
Organizziamo un campo perchè crediamo in un futuro diverso e desideriamo un mondo che valorizza il ripetto, l’aiuto reciproco e l’amore. Volgiamo riunirci e mettere in comune la nostra creatività per fare l’esperienza di questi nuovi rapporti. Vogliamo dirigere la nostra collera contro queste misure che ci opprimono. Vogliamo un mondo nel quale la compassione e la responsabilità non si limitano solo ad un livello locale ma ad un livello globale. È per questo che invitiamo qualsiasi organizzazione, gruppo, o individu* a partecipare e a contribuire a questo campo, in qualsiasi modo.

Gli ultimi anni hanno dimostrato che la solidarietà internazionale e la lotta contro l’oppressione non erano pronti a scomparire. Chiudete pure la porta, passeremo dalla finestra !

Zone Temporaneamente Autonome (TAZ).

Quello di “Temporary Autonomous Zone” ( TAZ, in italiano “zone temporaneamente autonome” o “zone di autonomia temporanea” ) é un concetto introdotto nel libro “T.A.Z.: The Temporary Autonomous Zone, Ontological Anarchy, Poetic Terrorism”  (1991) dell’anarchico individualista statunitense Hakim Bey, al secolo Peter Lamborn Wilson. Le TAZ sono luoghi sia fisici che mentali, liberati nel presente dalle regole del dominio imposto dall’attuale sistema, dove l’orizzontalitá delle relazioni interpersonali sostituisce le classiche gerarchie che dominano la societá nella quale viviamo. Il concetto illustrato da Bey é per molti versi complesso e non puó essere inquadrato in una breve spiegazione, ma per comprenderlo meglio é sufficiente citare quelli che sono a tutti gli effetti esempi di TAZ: un corteo, una flashmob, una casa occupata, le iniziative di “Critical Mass” o “Reclaim the Streets”, spazi temporanei liberati che possono essere di breve durata temporale e che comunque non devono mai divenire “istituzionalizzati”, zone pirata fuori dal controllo dell’autoritá che si spostano,compaiono e scompaiono , riapparendo o meno in altri tempi e luoghi o modalitá a seconda delle circostanze e della volontá delle persone che hanno dato vita alla realtá liberata, comunitá piccole e circoscritte che peró nel loro insieme possono formare una rete di rapporti correlati fra loro. Nello sviluppare il concetto di TAZ, Bey riecheggia le teorie dei situazionisti e pone inoltre l’accento sull’importanza dell’informazione come strumento per scardinare il sistema di controllo mentale imposto dall’attuale sistema dominante. In questo quadro l’informatica ha un ruolo importante, internet diventa un luogo nel quale discutere, relazionarsi, scambiare informazioni e idee,sperimentare e costruire esperienze virtuali da trasporre poi nel reale. I fautori delle TAZ agiscono in modo creativo, flessibile e usando tecniche in qualche modo ispirate alla guerriglia, ma di norma non violente: ogni luogo e situazione puó venire cosí liberato per un breve lasso di tempo, diffondendo nei momenti piú impensati un’utopia fatta realtá, un esempio che vuol essere contagioso.