Campagna di solidarietà per gli spazi liberati in tutto il mondo.

Fonte: squat.net

” Campagna di solidarietà per gli spazi liberati e i compagni anarchici in tutto il mondo

– gennaio 24th, 2013
Fight_now_solidarity_campaign

Facciamo un richiamo per una campagna internazionale di azioni dirette in solidarietà con gli spazi liberati dal 2 al 12 Febbraio 2013.

Ma non vogliamo fermarci dopo un paio di azioni, perché questo è molto più di una semplice reazione alla repressione. Inviamo un appello a tutti gli anarchici e anti-autoritari per combattere ora in tutto il mondo.

Anche se l’assalto recente dello Stato Greco contro lo spettro anarchico/anti-autoritario è stato la scintilla iniziale per la scrittura di questo richiamo, diversi esempi in tutto il mondo ci mostrano che la polizia e le autorità municipali insieme alle corporazioni giganti stanno cooperando in modo eccellente tra di loro, attaccando le strutture dei solidali e pacificando intere società a livello transnazionale. Durante le ultime settimane e mesi, in varie parti del mondo, dove la gente soffre dall’impoverimento sistematico e dai piani della gentrificazione estesa, sono stati aumentanti gli attacchi dello Stato/Capitale contro i movimenti radicali, compresa la repressione contro le forme concrete di resistenza, come le occupazioni di terre, i progetti autonomi, le occupazioni delle sedi centrali di società, o le azioni di sciopero. Riteniamo quindi importante di collegare anche le nostre lotte in tutto il mondo, e combattere nel qui e nel adesso. Azioni in risposta agli attacchi contro gli spazi occupati nel vostro territorio potrebbero essere la scintilla per voi. Agite per le strade e lasciate che la vostra fantasia diffonda il messaggio della resistenza attiva.

I nostri compagni sono ancora imprigionati in tutto il mondo. Molti dei nostri spazi auto-organizzati sono stati evacuati o hanno subito irruzioni, le nostre infrastrutture sono sotto assedio e i nostri canali di contro-informazione sono censurati o ostacolati. Ogni volta che esprimiamo le nostre idee pubblicamente, robocop in uniforme sono in agguato ovunque. Macchine di sorveglianza seguono ogni singola mossa che facciamo, mentre lo Stato conta sul supporto di una folla armata fascista… Ma la nostra lotta esistenziale oltrepassa la difesa degli spazi solidi.

Quindi, è il momento di dire basta con il disfattismo permanente. La guerra sociale viene combattuta indipendentemente da sfratti o detenzioni. Non ci sono confini nei nostri cuori. Per ogni progetto distrutto, due nuovi dovrebbero sorgere in tutto il mondo. Per ogni compagno imprigionato, le nostre azioni dovrebbero parlare.

Svegliatevi, partecipate, infuriatevi – Guerra alla guerra dei governanti!

PER UN FEBBRAIO NERO

FIGHT NOW! Solidarity with liberated spaces
http://fightnow.noblogs.org/
fightback[AT]riseup.net ”

Intervista agli anarchici greci dell’AK sulla situazione nel loro Paese.

Intervista di Sean Matthews del movimento irlandese Workers Solidarity Movement ad anarchici greci del Movimento Anti-autoritario (AK), pubblicata in italiano sul sito Anarkismo lo scorso 22 Gennaio.

 

” Intervista ad anarchici greci sulla situazione in Grecia

 

Lo scorso weekend in una delle più ampie dimostrazioni di forza dell’ultimo decennio, migliaia di anarchici hanno manifestato contro lo sgombero violento degli squats di Villa Amalias, di Skaramagka e di Patision Streets ad Atene ed anche contro il clima molto pesante di repressione che la polizia e lo Stato hanno sviluppato nel paese degli ultimi mesi. Qui sotto l’intervista con uno dei più numerosi gruppi anarchici greci – il Movimento Anti-Autoritario (AK) sull’attuale fase politica e sociale in Grecia, sulla minaccia rappresentata dall’estrema destra e naturalmente sull’intervento del movimento anarchico.

Potete darci qualche elemento di contesto sulla crisi in corso, sul programma di austerità in Grecia e sui suoi effetti sulla classe lavoratrice?

La crisi attuale ha colpito la società greca in profondità. La disoccupazione e la povertà sono aumentate enormemente. Ci sono famiglie senza cibo o senza elettricità. Ogni giorno che passa ci sono persone che perdono il loro lavoro. Un sacco di persone se ne vanno all’estero per cercare lavoro. E noi pensiamo che questo sia solo l’inizio. Siamo di fronte davvero ad un altro esperimento della “dottrina dello shock”.

L’anarchismo ha forti radici in molte zone del mondo. Quando si è sviluppato in Grecia e quali sono adesso i suoi punti di forza e di debolezza?

Gli anarchici sono presenti in Grecia dal 1900. Tuttavia, la grande crescita del movimento anarchico greco si è avuta negli anni ’80. Ci sono tanti punti di forza e di debolezza. Possiamo menzionare la partecipazione e la solidarietà alle lotte sociali dei lavoratori, degli immigrati o dei detenuti, la forza dei giovani, la lotta contro la repressione e contro il capitalismo. Bisogna fare una menzione speciale della lotta e degli scontri contro i tagli e le misure di austerità del FMI.

Che cos’è il Movimento Anti-Autoritario (AK), a quale tipo di attività e di lotte partecipa in termini di campagne sindacali e sul territorio?

AK è una rete di assemblee in alcune città del paese. Partecipiamo ad una varietà di lotte. Al momento la nostra campagna principale è quella a supporto dei lavoratori della fabbrica “VioMe”, che sono in procinto di prendersi la fabbrica per lavorarci in modo auto-organizzato, poi c’è la lotta in solidarietà con gli abitanti di Halkidiki, Kilkis e Tracia, contro le miniere d’oro che verranno aperte in queste regioni (un investimento veloce e diretto che sarebbe una catastrofe per loro) ed in genere il sostegno alle lotte locali contro la scelte catastrofiche e sfruttatrici dello Stato e del capitale. In Tessalonica facciamo parte anche di 2 centri sociali (“Micropolis” e “Scholeio”), in cui al momento stiamo cercando di creare nuove forme auto-organizzate e strutture di solidarietà economica e sociale per rispondere alla crisi e per lavorare verso la proposta di un diverso stile di vita, in una società diversa. Come vedi, la situazione oggi è critica in Grecia e ci sono fondamentalmente 2 strade da scegliere: l’abbruttimento di massa o la creatività. In questo processo noi collaboriamo con un sacco di persone e di gruppi in Tessalonica ed in tutta la Grecia, che lavorano a progetti simili ai nostri. Infine, ma non ultimo, il nostro impegno nella lotta antifascista che costituisce un fattore cruciale dato che il partito neo-nazista in Grecia continua a crescere….

Quanti anarchici sono detenuti nelle carceri greche?

Ce ne sono più di 20. Per lo più sono accusati di lotta armata.

Molta stampa estera come il giornale “The Guardian” ha posto l’enfasi sulla preoccupante crescita del partito di estrema destra Alba Dorata, facendo confronti con la Repubblica di Weimar dei primi anni ’30.

Chi sono questi e cosa fanno gli anarchici e gli anti-fascisti per combattere la loro influenza?

C’è una crescita dei neo-nazisti e non solo del partito di estrema destra Alba Dorata. Non solamente la crisi, ma anche lo Stato hanno procurato questa crescita. Alba Dorata è sempre stato uno strumento nelle mani dello Stato, laddove la polizia non poteva intervenire. Lo Stato ha agito in modo più nazista degli stessi nazisti. La creazione di centri di detenzione per rifugiati, le percosse contro i manifestanti, contro i rifugiati, le recenti torture di anti-fascisti nei commissariati di polizia, la ben nota fratellanza tra la polizia ed Alba Dorata (il 50% della polizia ha votato per loro)… Tutto ciò sta portando ad una crescita dei nazisti.

Con lo sviluppo di Alba Dorata, c’è stato anche uno sviluppo del movimento anti-fascista. A parte l’informare la società sul ruolo di Alba Dorata e sui suoi rapporti con la polizia, c’è anche una lotta per tenerli lontano dalle strade e per minimizzare la loro presenza nella società. Finora, sembra che siamo in grado di farlo, nonostante l’appoggio che loro ricevono dallo Stato.

Qual è la vostra visione sulla crescita del partito di estrema sinistra Syriza? E’ stato votato dal molti anarchici nelle ultime elezioni?

Prima di tutto, Syriza non è per niente un partito radicale. Ricordiamo il benvenuto datogli dopo le ultime elezioni. “Diamo a Syriza il benvenuto nell’inferno autoritario”. Syriza ha ottenuto questo risultato grazie al movimento di Piazza Syntagma, ma non è il movimento. E’ un partito di sinistra che lotta per il governo. Non sappiamo quanti anarchici abbiano votato per Syriza. Possiamo dire che la nostra assemblea – in Tessalonica – non ha votato affatto.

Nonostante più di una dozzina di scioperi generali, l’attuale governo di Nuova Democrazia continua ad imporre feroci misure di austerità su ordine del FMI e della UE. Quale pensate sarà il prossimo passo e quale ruolo dovrebbero svolgere gli anarchici in queste lotte?

Non è facile prevedere la prossima mossa. Una cosa abbiamo capito, dopo aver lottato per 3 anni contro un regime deliberatamente repressivo, e cioè che i modi “tradizionali” di lottare contro le loro politiche non sono efficaci in questa situazione. Per cui oggi, stiamo cercando di creare nuovi legami con diverse parti della società che possano aiutarci a resistere ed a costruire qualcosa di nuovo. Cerchiamo di dimostrare alla società che c’è un’alternativa senza lo Stato e senza il capitalismo. E’ una strada dura ed in salita, lo sappiamo, ma non lotteremmo per questo se non pensassimo che può essere possibile. Noi non parliamo a nome di tutti gli anarchici, ma solo delle nostre scelte e della nostra strategia come AK.

Quale ruolo possono avere gli anarchici degli altri paesi per aiutare il movimento greco?

La solidarietà è la cosa più importante in questo momento. La solidarietà aiuta le persone a lottare e dà coraggio. E’ vitale anche fare pressione sulle autorità. Dà speranza vedere che ci sono compagni e persone fuori della Grecia che ci sono vicini e che seguono ciò che accade qui. Così non ci sentiamo soli in questo attacco da parte dello Stato e del capitale. Inoltre noi siamo sempre disponibili ad incontri ed a collaborazioni con gruppi e collettivi europei ed in particolare dei paesi PIIGS per condividere riflessioni, esperienze e forme di lotta. Non dovremmo essere soli in questo momento. Voi non dovreste essere soli. Dobbiamo stare insieme. Per queste ragioni lo scorso anno abbiamo partecipato alla rete anticapitalista europea M31 (http://march31.net/).
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.

Altri links:

Occupied London – aggiornamenti ed analisi dalle strade della Grecia (in lingua inglese)
Greece’s uncertain future – un breve documentario “

Sull’attuale lotta per la difesa degli spazi occupati in Grecia.

villa

Villa Amalias, con i suoi 23 anni di storia il più longevo spazio occupato e autogestito di Atene, è finito recentemente nel mirino della repressione governativa per mano della quale ha subìto uno sgombero il 20 Dicembre del 2012. La scusa per scatenare la repressione nei confronti di una realtà anticapitalista, antiautoritaria e autogestita nel cuore di Atene è stata una retata antidroga, durante la quale la polizia sperava inoltre di trovare un vero e proprio arsenale di armi. Nonostante la delusione degli sbirri dopo la perquisizione dei locali, che ha fruttato solo il ritrovo di bottiglie di birra vuote e poco combustibile usato per il riscaldamento, il tutto prontamente trasformato dagli avvoltoi della stampa asservita in materiale per fabbricare molotov, sono stati arrestati otto occupanti presenti durante l’azione di sgombero (rilasciati poi cinque giorni dopo). La reazione dei/lle solidali non si è fatta attendere: numerose manifestazioni hanno avuto luogo nei giorni successivi in tutta la Grecia, inoltre ci sono state azioni dimostrative di solidarietà anche all’estero. Come se non bastasse l’azione repressiva del governo, il 22 Dicembre i neonazisti di Alba Dorata danno fuoco al centro sociale Xanadu nella cittá di Xanthi provocando ingenti danni materiali e mettendo in pericolo la vita degli/lle occupanti- il centro sociale viene attualmente ristrutturato. A seguito di una telefonata anonima che denuncia il commercio di “articoli illegali”, il 28 Dicembre le cosiddette forze dell’ordine operano arresti in un mercato di fronte alla facoltá di economia dell’ Universitá di Atene, occupano la facoltà e irrompono in alcuni locali autogestiti al suo interno, sequestrando tra l’altro il locale della radio anarchica „radio98fm“ che trasmetteva da lì da circa 10 anni.

Di fronte a queste aggressioni il movimento anarchico e chi con esso solidarizza non restano a guardare. Si susseguono le manifestazioni e le azioni dirette, tra cui il danneggiamento di alcune sedi dei partiti di governo PASOK e Nea Dimokratia e l’incendio di un tribunale ad Atene, fino ad arrivare alla rioccupazione di Villa Amalias la mattina del 9 Gennaio da parte di un centinaio di persone. La polizia reagisce con l’uso di lacrimogeni e l’arresto di 92 persone, mentre alcuni solidali nelle stesse ore occupano la sede centrale del partito di governo Dimar, subendo di conseguenza denunce e fermi. Nello stesso giorno viene sgomberato dalla polizia anche il centro sociale Skaramangá, attivo dal 2009, e sette persone presenti al suo interno vengono arrestate. Ancora una volta le azioni di solidarietà non si fanno attendere e, oltre ai cortei (il più numeroso dei quali, forte di 10mila partecipanti, si è svolto nella capitale greca il 12 Gennaio) ed agli attacchi simbolici contro i simboli del potere, si risponde con nuove occupazioni di sedi radio a Xanthi, Salonicco e Atene e con l’occupazione della facoltà di Economia ad Atene e di una sede del partito governativo Nea Dimokratia a Candia. E la lotta continua…

Uno dei comunicati tra i tanti diffusi a seguito dello sgombero di Villa Amalias e degli eventi successivi contiene a mio parere un’analisi semplice e al tempo stesso chiara sull’azione dello Stato, sulla sua vera natura. Parole pienamente condivisibili scritte da persone che di fronte alle manovre repressive degli apparati di potere non hanno la minima intenzione di arrendersi, compagni e compagne ai/lle quali va tutta la mia più sincera solidarietà.

“Atene: nuovo comunicato da Villa Amalias”, su Informa-Azione.

Milano, 22 Dicembre: corteo contro la repressione.

Fonte: Informa-Azione.

“Il 27 ottobre a Cusago un rave party viene duramente represso con un violento attacco della celere. Il bilancio dell’operazione riporta una ragazza in coma per diversi giorni, un cane ucciso e decine di ragazz* feriti, diversi dei quali gravi. Nel sostanziale silenzio dei media, che si sono limitati a riportare il comunicato della questura, si è realizzato uno degli atti di polizia più violenti e insensati degli ultimi anni. L’operazione evidenzia chiare responsabilità da parte della Questura di Milano con l’avallo del DPA (Dipartimento delle Politiche Antidroga), responsabile di una dura politica repressiva e proibizionista. Le violenze di quel giorno, giustificate con motivazioni ipocrite sulla tutela della salute dei partecipanti, hanno avuto il chiaro intento di criminalizzare e reprimere un’esperienza libera ed auto-organizzata.

L’attacco si inquadra in un contesto più ampio di crescita delle azioni repressive, dalle quali si evince chiaramente quale sia la risposta messa in campo dalle istituzioni nella gestione del diffuso clima di conflitto sociale che stiamo respirando in Italia, come in tante altre parti di Europa. In questi mesi si assiste ad un inquietante aumento delle azioni violente da parte delle forze dell’ordine, con cariche a freddo contro persone, siano queste studenti, lavoratori o appartenenti a qualsiasi altro soggetto sociale politicamente attivo, “colpevoli” di manifestare dissenso per le politiche governative o per la difesa dei propri diritti, sgomberi di spazi sociali e di case occupate,perquisizioni, arresti e disparate misure restrittive a carico di attivisti, nel corso di operazioni repressive studiate a tavolino per delegittimare i movimenti di lotta.

Non possiamo accettare questa deriva violenta e autoritaria, in cui lo Stato usa il proprio braccio armato, le forze dell’ordine, ma sempre più spesso anche l’esercito, come in Valsusa, in difesa degli interessi di un sistema economico che ha dimostrato da tempo la propria inadeguatezza.

E’ in questo scenario che quanto accaduto a Cusago non può restare senza risposta: tutt* ci sentiamo chiamati in causa per difendere spazi di libertà, temporanei o stabili, nei quali continuare a coltivare la nostra opposizione al sistema vigente, attraverso lo sviluppo di pratiche controculturali vecchie e nuove, pratiche con cui affermiamo la nostra alterità rispetto alla mercificazione dell’esistenza che contraddistingue il modello sociale in cui stiamo vivendo.

Riteniamo quindi indispensabile riportare all’attenzione collettiva temi fondanti come autogestione e autoproduzione; riaffermiamo con forza la legittimità delle pratiche di riappropriazione di spazi, tempi e saperi. Rivendichiamo l’attualità dell’occupazione come atto in grado di ridare vita, temporaneamente o in maniera stabile, a zone autonome e liberate. Sfruttando gli sprechi e l’abbandono ci sottraiamo alle logiche del potere e del profitto, creiamo spazi pubblici di socialità in grado di autoregolarsi, sperimentiamo nuove modalità di relazione tra le persone.

Su questi presupposti si è costruito un percorso di confronto, aperto ed eterogeneo, tra soggetti di tutta Italia che in veste differente hanno a cuore la creazione di nuovi ragionamenti e pratiche comuni: tribe, spazi sociali, singole persone hanno popolato assemblee pubbliche durante le quali si è sancita la necessità di dare una prima forte risposta di piazza a tutte queste esigenze latenti, dando forma anche a interconnessioni tra differenti percorsi politici e sociali.

Il 22 dicembre manifesteremo per rivendicare le nostre azioni e denunciare questo clima di tensione attraverso una presenza consapevole nelle strade e nelle piazze, in grado di spezzare il meccanismo recriminatorio che ci circonda e portare la nostra voce e il nostro pensiero. Il corteo si concluderà con un presidio davanti al carcere di San Vittore, luogo simbolico e spina nel cuore del tessuto urbano milanese, per portare la nostra solidarietà a tutti coloro che subiscono l’oppressione dello stato e far sentire la nostra presenza attraverso la musica.

Concentramento h 14.30 – Piazzale Cairoli
Per info o adesioni: reclaimthestreets2k12@inventati.org

Adesioni

A.B.U. Corp – Pesaro
Art@Hack
Bass Narp – Torino
Blackquirex – Milano
Blame Society rec. – Brescia
Bodeguita Social – Milano
BUS 31-32 – Marseille (FR)
C.S. 28 Maggio – Brescia
C.S. LaBoje – Mantova
C.S.O. Rebeldia – Pisa
C.S.O.A. Xm24 – Bologna
Doggod – Brescia
DustiNN Crew
F.O.A. Boccaccio – Monza
Family tek – Roma
Fattoria Crew
IgnorArt Coll3ctive
Illegal Show Builderz
Illegal Tekno Kaos
Infoshock – Torino
Jihad507
Kernel panik – Roma
Killanation – Milano
Kimo Sound System
Lab57 – Bologna
Lapardè – Palermo
Lazzaretto Autogestito – Bologna
MKN Brigade – Brescia
Nameless – Napoli
Noize Soldiers Sound System – Aosta
Powaflowa – Varese
Officina Tsunami – Bologna
Officina Barabana sistema sonoro – Bologna
Osservatorio Antiproibizionista – Pisa
Otakon – Varese
Piraty Lab (Pirati Italiani) – Roma
Pyramid Head Music
SaboTAZ – Cremona
Souljah rebel – Brianza
Tiby Tribe – Cosenza
Troublemakers – Bologna
UrbanKaos “

Forlì e Padova: due nuove occupazioni.

Fonte: Morire Contro.

” NUOVA OCCUPAZIONE A FORLI’

Via Maceri 22:un edificio di 3 piani, centinaia di metri quadrati, più di 40 appartamenti perfettamente fruibili ma sigillati e  abbandonati:infinite possibilità di utilizzi per la città negate dalla  stessa legge, lo stesso decoro, le stesse istituzioni che definiscono (e puniscono!) “delinquenti” coloro che posti come questo lo riaprono e lo liberano per tutti. A Forlì l’emergeza spazi (abitativi e non solo) la conosciamo bene e la conosciamo da anni:più di 40 persone private di un alloggio già dall’inizio di Ottobre cercavano un tetto rivolgendosi al Comune che li  ha scaricati alla Caritas (che adotta regole umilianti per i pernottamenti fino ad arrivare alle perquisizioni degli effetti personali) senza contare tutti coloro che, perchè privi di un semplice  pezzo di carta, non possono nemmeno domandare assistenza se non al prezzo di finire internati (C.I.E.) e/o cacciati via dal suolo italico. E poi tutti quelli che dormono al parcheggione Montefeltro?! I ragazzi di Forlì senza un solo spazio di socialità alternativo agli alcolici recinti ricreativi di pub e discoteche?! Tutti quelli che vorrebbero proporre iniziative e rinnovare le città e si trovano solo ordinanze poliziesche sempre più restrittive e porte in faccia?! Come conciliare queste evidenti necessità con l’immobilismo colpevole delle istituzioni che, dal canto loro, sono proprietarie di dozzine (se non centinaia) di appartamenti/locali/edifici/palazzi/terreni sfitti e abbandonati?! Noi non potevamo sopportare questa meschina privazione e ci siamo dati una risposta:occupare uno spazio comunale (perciò di tutti) e autogestirlo per dimostrare che un’alternativa radicale si può realizzare, senza più chiedere, senza più confidare nei “delegati”, senza mai più chinare il capo di fronte alle ingiustizie ritenute, a torto inevitabili e incontrovertibili. Agire in prima persona. Non per “diritto” ma per necessità.

 

Spazio Occupato MaceriA
(Parallela corso G. Regnoli)

 

Fonte: Informa-Azione.

” Padova – Nasce la Baracca Occupata

riceviamo e diffondiamo:

Oggi 27/11 abbiamo occupato lo stabile abbandonato dall’Università di Padova all’interno del complesso di ingegneria in via Marzolo, perché sentiamo l’esigenza di riprenderci un posto dove si possano far nascere percorsi di critica alla società e al sapere, dove creare una socialità autentica e dove la cooperazione prenda il posto di una competizione sempre più simile ad una guerra tra poveri. Uno spazio dove riproporre la pratica della solidarietà verso espressioni diverse della stessa lotta, che ci vedono protagonisti nelle nostre università, nelle scuole, nei quartieri, nei posti di lavoro e nelle fabbriche.
Uno spazio autogestitito dove attraverso il confronto quotidiano si riescano a rompere gli automatismi a cui finiamo per conformarci passivamente, frutto di una socialità arida e individualizzata. Spazi dove le decisioni vengano prese collettivamente e dove le pratiche siano comuni.
Per sapere le iniziative e vivere un nuovo spazio di libertà e uguaglianza passate a trovarci!

gli studenti e studentesse autorganizzati dell’ex Baracca

http://baraccaoccupata.noblogs.org/

14 Novembre, uno sciopero europeo.

Europe on strike against austerity: live updates

Notizie, aggiornamenti, foto e video dai luoghi dello sciopero, raccolti in un articolo in inglese su Libcom, aggiornato nello spazio dedicato ai commenti.

Genova: iniziativa contro sgomberi, sfratti ed espropri.

Genova - Contro sfratti, sgomberi ed espropri

Fonte: blog Genova 27 Ottobre.

“CONTRO SGOMBERI, SFRATTI ED ESPROPRI NO GENTRIFICATION NO TERZO VALICO SABATO 27 OTTOBRE, H.15 CORTEO PIAZZA RAIBETTA GENOVA

La cronaca locale dei giornali cittadini di questi ultimi mesi ha riempito le proprie pagine con articoli su occupazioni di anarchici, sfratti di inquilini morosi di case popolari, espropri per la realizzazione del Terzo Valico. E’ ora di dire qualcosa al proposito.

A Genova sono attualmente nel mirino del Comune oltre quattrocento famiglie che stanno vivendo in case popolari senza pagare l’affitto. Verranno sfrattate il prima possibile.
Come ricordano i giornali, uno sfratto per morosità a così tante persone, tutte assieme, non si è mai verificato a Genova. Non importa che il paese sia sull’orlo del collasso e che le persone perdano lavoro e casa; per il Comune è inaccettabile che ci si rifiuti di pagare per avere un tetto. Da un lato perché deve fare cassa, e lo fa sulla pelle dei proletari, dall’altro è necessario che passi un messaggio: non si possono rifiutare le loro tasse e le loro imposizioni, si tratti di occupazioni o sfratti morosi non ci si può sottrarre ai meccanismi sociali che riproducono privilegio ed esclusione.

Nel centro storico sotto attacco delle autorità ci sono le occupazioni di quelli che loro chiamano “antagonisti, anarchici, centri sociali”. Ad agosto è stata sgomberata la casa occupata Giustiniani 19. Chi l’aveva occupata era stanco di pagare un affitto, voleva aprire uno spazio di confronto, dibattito e lotta, convinto che riappropriarsi di ciò che è nostro e praticarlo insieme fosse un modo per iniziare.
Oggi sono sotto minaccia di sgombero le successive occupazioni di Piazza delle Vigne 4, un palazzo storico abbandonato da 18 anni aperto e rimesso a disposizione della città, e quella di Vico Untoria 3, occupazione abitativa e di contrasto al progetto di gentrification del Ghetto.
Infatti dietro la retorica della riqualificazione del centro storico c’è, da parte delle Istituzioni, un’idea e un progetto di città come merce da vendere ai turisti e ai ricchi che non tollera voci e presenze dissidenti.

In Valpolcevera infine il Comune, insieme al Cociv, sta da mesi tentando di espropriare terre e case per realizzare il Terzo Valico, variante genovese del TAV, ovvero una grande opera costosissima, dannosa e utile solo a padroni e lobbies mafiose. Nel momento in cui non ci sono più soldi per niente e piovono tagli e licenziamenti quest’ulteriore ferita nella già martoriata Valpolcevera viene giustificata con la necessità di far viaggiare più veloci manager e merci, in una parola, il profitto!

Riqualificare/gentrificare il centro storico espellendo i poveri, sfrattare i morosi e sgomberare occupanti, costruire il Terzo Valico sono facce dello stesso progetto: profitto, speculazione, guerra ai poveri, modellare un mondo a misura dei ricchi. Mentre tutto sta per crollare, è importante per mafiosi e affaristi spremere le ultime gocce e contemporaneamente dare un’immagine luccicante e rassicurante che nulla sta accadendo.
Attraverso queste storie che s’intrecciano si dimostra in modo chiaro quali sono i piani dei potenti; levandoci case dove vivere e spazi dove condividere esperienze vogliono renderci sempre più deboli, isolati e ubbidienti. E’ urgente rompere il silenzio, prendere posizione e scendere in strada. E’ urgente reagire e praticare la solidarietà perché solamente insieme, soltanto mettendo in comune le lotte possiamo costruire quella forza sociale in grado di opporsi ai piani dei potenti, in grado di trasformare le nostre vite.”

Genova – Occupato vico Untoria 3 dopo lo sgombero di Giustiniani19.

Fonte: Informa-Azione.

Ci togliete la casa, ci riprendiamo tutto – Occupato vico Untoria 3

Oggi 12 agosto prendiamo possesso dei sei appartementi di Vico Untoria 3, nel Ghetto del centro storico genovese. Li occupiamo perché siamo tutti senza una casa, da quando, martedì 7 agosto, le autorità genovesi hanno deciso di sgomberarci dalla casa occupata di via dei Giustiniani 19. Li occupiamo perché non possiamo permetterci un affitto e perché riteniamo giusto e legittimo non pagarlo nel momento in cui decine di migliaia di spazi, abitativi e non, vengono lasciati vuoti e inutilizzati dalle amministrazioni pubbliche, dalla Chiesa e da ricchi privati di vario genere per mantenere alti i livelli del mercato immobiliare. Li occupiamo perché vogliamo continuare a vivere insieme, perché crediamo che l’autorganizzazione e la condivisione reale siano anch’esse modi per fronteggiare la miseria materiale e affettiva a cui l’attuale società costringe tutti quanti.
Occupiamo questo edificio consapevoli che a fine mese partirà un bando di concorso per la sua assegnazione.
I proprietari, Ri.Genova e il Comune, diranno che rubiamo le case ai poveri, che ostacoliamo un progetto sociale, un esempio concreto di sana gestione della “cosa pubblica”.
Non è così. Abbiamo letto il bando e abbiamo capito le reali intenzioni del Comune e di Ri.Genova su questo edificio e sulla generale riqualificazione di questa fetta di centro storico.
Abbiamo capito che per la giunta Doria, quella dell’amministrazione partecipata, la giunta vicina ai cittadini, per avere “diritto” ad una casa bisogna, sostanzialmente, non essere poveri. Di fatto bisogna avere tutte quelle garanzie sociali che da anni stanno venendo meno come un lavoro fisso e un reddito stabile. E’ necessario non avere debiti con Equitalia o enti affini, non aver subito sfratti per morosità (proprio nella città che ne presenta, con il 73%, la più alta percentuale d’Italia); meglio ancora essere una coppia etero e un nucleo familiare tradizionale.
Tutti questi criteri di assegnazione evidenziano uno scollamento dalla realtà sociale fatta di precarietà, disoccupazione, indigenza e la volontà di escludere una buona fetta di popolazione con bisogni e necessità urgenti, dettati proprio da quelle condizioni materiali e umane non considerate prioritarie dal Comune. Si escludono anche tutte quelle forme di convivenza e condivisione non normate, liberamente scelte e praticate come sostegno e appoggio reciproco alternative alla famiglia tradizionale.
Si tratta di una scelta precisa che mostra quale tipo di riqualificazione l’amministrazione vuole attuare, guardando anche agli altri interventi che si stanno portando avanti.
Il quartiere del Ghetto, oggi presentato come una delle zone buie del centro storico, in mano al degrado, allo spaccio e alla criminalità, con un’altissima precentuale di immigrati, dovrebbe subire quella serie di interventi urbanistici tipici ormai di moltissimi centri cittadini d’Europa e nota come gentrification: rimessa a nuovo estetica, innalzamento dei prezzi immobiliari e commerciali, espulsione dei suoi storici abitanti e comunità popolari ed inserimento di nuove fasce di popolazione abbienti per rimodellarne il volto.
Non vi sarà alcun posto, nel Ghetto del futuro, per chi lo vive, lo anima e lo valorizza con la sua presenza. Piuttosto diventerà una vetrina chic per i turisti, con la sua particolarità storica mantenuta solo di facciata, abitato da manager e ricchi con pruriti alternativi.
Un processo di questa portata non si realizza da un giorno all’altro. Non sarebbe possibile, oggi, alzare di molto il valore immobiliare reale di questo quartiere. E, soprattutto, nessun ricco vi si inserirebbe, ora.
Ecco il perché di un bando simile. Inserire una fascia di popolazione intermedia che contribuisca a modificare a poco a poco la realtà sociale, spostando progressivamente i poveri lontano dal centro e ammassandoli nelle periferie.
Noi rifiutiamo di accettare la completa distruzione della comunità umana, del carattere popolare dei quartieri che ancora la conservano. Pensiamo che solo i rapporti reali e concreti della gente che li abitano possano valorizzarli e renderli vivi.
Noi non riconosciamo all’amministrazione comunale alcuna leggitimità per decidere sui nostri e altrui bisogni. Per queste ragioni ci riprendiamo una piccola parte di ciò che è anche nostro.
Noi siamo gli invendibili, gli incollocabili, quelli che, come tanti, non corrispondono ai criteri dell’assegnazione.
Da oggi siamo qui.
Il bando è chiuso.

giustiniani 19 in esilio

Torino Ribelle 4.

http://torinoribelle.noblogs.org/files/2012/07/torino-ribelle-4.jpg

” Torino Ribelle

L’UNICO FESTIVAL DI CINEMA INDIPENDENTE E AUTOPRODOTTO PROIETTATO SUI MURI DELLA TUA CITTA’

Torino Ribelle è un concorso internazionale di arti visive aperto a tutti e a tutte. Si tratta di una inedita combinazione di cinema, video, azione diretta e occupazione.

Il requisito principale che viene richiesto per accedere al concorso è l’adesione delle opere proposte al tema della rassegna: la RIBELLIONE ALL’INTERNO DELLA NOSTRA ESISTENZA. Questo tema potrà essere sviscerato in ogni sua sfumatura a seconda dei gusti personali di ciascun videomaker.

La proiezione dei lavori avviene in luoghi non convenzionalmente riservati al cinema, nel tentativo di dar vita ad un nuovo percorso attraverso quegli spazi metropolitani che hanno fatto la storia del movimento antagonista torinese. La riappropriazione fisica e simbolica di questi luoghi costituisce la vera ragione di fondo della rassegna.

Puoi trovare tutti i volantini, i promo e il BANDO DI CONCORSO alla pagina Scarica & Diffondi, mentre nella sezione Edizioni precedenti sono riassunte le mirabolanti gesta degli anni passati.

Per informazioni, domande o per spedire i tuoi lavori vai alla pagina Contatti – Indirizzi.”

( Fonte: torinoribelle.noblogs.org ).

Qualcosa sulla Grecia.

Della Grecia abbiamo sentito parlare recentemente sui principali organi di “informazione” per due motivi principali: i campionati europei di calcio e le elezioni per il rinnovo del parlamento nazionale. Entrambe gli argomenti hanno a mio parere la stessa importanza, con la differenza che almeno il calcio, nonostante tutte le magagne, rimane pur sempre un’entusiasmante forma di intrattenimento. Il discorso sulle elezioni greche ci è stato presentato dalla stampa di pensierounicolandia come una battaglia tra sostenitori vs. affossatori dell’Euro e delle misure di austerità per uscire dalla crisi economica, ma in realtà le differenze tra le posizioni della coalizione di sinistra SYRIZA (che non é esatto definire “radicale” perché nulla di radicale sta in parlamento o ambisce a starci) e quelle dei socialdemocratici del PASOK e dei liberal-conservatori di Nea Dimokratia non sono sulla permanenza nell’ Euro o sull’accettazione o meno del memorandum dell’austerità, quanto sulle condizioni di tale permanenza e su possibili alleggerimenti di tali misure. Il mio sottovalutare l’importanza delle elezioni non é una posizione isolata, tant’é che proprio molti dei/lle diretti/e interessati/e aventi diritto al voto in Grecia decisero di astenersi: il 40%, astensione record -e i record sono fatti per essere battuti…

Ora, più che interessarmi di quale forza politica avrà l’onere o l’onore di mettere in pratica direttive di massacro sociale decise dall’èlite economica dominante, mi chiedo come la cosiddetta crisi economica (in realtà crisi di tutto un modello socioeconomico dato per vincente e inamovibile dagli esperti pagati per convincerci che tanto non serve a nulla ribellarsi perché nulla si può cambiare e viviamo nel migliore dei mondi possibili) vada a ripercuotersi sul tessuto sociale greco e quali siano le contromisure adottate da chi mette in pratica i principi anarchici e antiautoritari, ma anche semplicemente da chi tenta di sopravvivere in un contesto come quello dell’attuale crisi. Ho quindi letto col passare del tempo un certo numero di articoli e testimonianze e visto qualche documentario o videoinchiesta che dir si voglia, ottenendo un approssimativo quadro della situazione che, se da un lato risulta allarmante e sconfortante, dall’altro conferma quello che gli/le anarchici/che vanno dicendo (e possibilmente facendo) da sempre. Da un lato cresce il numero dei disoccupati, aziende e piccole imprese meno competitive falliscono, c’é chi si suicida e c’é chi emigra, aumentano i consensi non solo elettorali nei confronti di partiti fascisti e xenofobi -lampante è l’esempio del movimento neonazista Chrysi Avgi- i cui militanti usano la violenza nelle strade, spesso con la complicità passiva o attiva delle forze dell’ordine, per terrorizzare e colpire fisicamente immigrati, omosessuali, emarginati e persone politicamente “non gradite”. A questo quadro di disperazione, rassegnazione e accanimento su capri espiatori con conseguenti guerre tra poveri, degno dei più realistici romanzi distopici, fa da contraltare la tenacia di chi non solo si sforza quotidianamente di sopravvivere, ma tenta anche di autogestire la propria vita al di là delle regole e dei ritmi imposti dalle politiche di austerità. Nascono cooperative di produzione e consumo diretto, scambi di prodotti e servizi su base di accordi volontari senza l’uso del denaro, mense popolari, nuove situazioni di aggregazione e socialità non commerciali. A fronte della disastrosa situazione del sistema sanitario i lavoratori ospedalieri occupano le strutture di cura; non solo per sfuggire alla disoccupazione, ma per divenire padroni del proprio lavoro, gli operai occupano le fabbriche che i padroni dichiarano fallite; quelli del “movimento di solidarietà, disobbedienza e resistenza” ALANYA dirottano il traffico automobilistico evitando di farlo passare per i caselli autostradali a pagamento; laddove la corrente elettrica é stata tagliata per punire chi non é in grado di pagarla, i collegamenti vengono ripristinati dagli utenti; le obliteratrici su tram e autobus vengono messe fuori uso consentendo alla gente di poter viaggiare gratis. Accanto a questi ed altri innumerevoli esempi vi é la resistenza quotidiana alle prepotenze e violenze poliziesche e fasciste, la solidarietá con gli immigrati e gli emarginati, la difesa degli spazi occupati e autogestiti minacciati di continuo con sgomberi ed arresti degli occupanti.

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C’é da chiedersi quale piega prenderanno col passare del tempo gli eventi, come si svilupperanno le lotte e le pratiche di autogestione, se prevarranno la disperazione e la rassegnazione ad una vita di stenti e sacrifici inutili o la voglia di lottare per riappropriarsi della propria dignitá e felicità, se le svolte ancor più autoritarie che si profilano all’orizzonte avranno o meno la meglio sul desiderio di libertà e sulla volontá di molti di scrollarsi di dosso il peso di un sistema parassitario dagli effetti intollerabili. La storia non é finita e le sue pagine vengono scritte quotidianamente, il cammino é lungo e riguarda tutti noi, abitanti o meno di quel territorio geografico chiamato Grecia.