1-10 Agosto: azioni internazionali di propaganda contro la repressione.

La rete per la traduzione per la controinformazione Contra-Info ha recentemente lanciato un appello internazionale per dieci giorni (dal 1 al 10 Agosto) di propaganda contro la repressione. Nell’appello si invitava a mettere in atto azioni propagandistiche tramite graffiti, striscioni, volantinaggi o altro, su temi ritenuti importanti dalle realtà anarchiche per renderli noti nella società e per suscitare dibattiti al di là dei confini statali o linguistici. Di seguito le foto (tutte prese dal sito Contra-Info) di alcuni fra i tanti graffiti, striscioni e manifesti realizzati in diverse città e Paesi per l’occasione.

MALTA

UCRAINA

FRANCIA (vedi anche 1,2,3)

SERBIA

ARGENTINA

PORTOGALLO

GERMANIA

INGHILTERRA

SPAGNA (anche QUI)

CILE (anche QUI)

GRECIA (vedi anche 1,2,3,4,5…)

Basiano. Lavoratori o schiavi?

Fonte: Anarres-info.

“A Basiano, nei pressi di Milano, c’è un magazzino dove vengono lavorate le merci per il supermercato il Gigante.
In questo magazzino, gestito dalla Gartico, una delle società che si occupa servizi di magazzinaggio per conto de “il Gigante”, lavorano circa 120 operai, dipendenti da due cooperative, la Sinergy del gruppo Alma per il facchinaggio e la movimentazione merci, e la ItalTrans che gestisce la sezione trasporti attraverso un’altra cooperativa, la Bergamasca del gruppo CISA.
Un intrico di appalti e subappalti dove vige il caporalato del secondo millennio.

Gli operai di Bergamasca – quasi tutti pakistani – grazie ad un balzello che consente alla cooperativa di pretendere 2.500 euro di quote sociali come compenso per le “perdite” della cooperativa – prendono 400 euro al mese in meno dei colleghi di Alma, dove i lavoratori sono quasi tutti egiziani. Il lavoro per gli uni e per gli altri è lo stesso.
A metà maggio i lavoratori della Bergamasca entrano in sciopero per il salario, e quelli di Alma li appoggiano.

A fine mese la coop Alma disdice l’appalto, lasciando a casa 90 lavoratori, che, nonostante lo preveda la legge, non vengono riassorbiti dall’altra cooperativa, che decide di avvalersi di lavoratori sin allora utilizzati a “chiamata” dai “caporali”. Licenziano decine di operai che lavoravano a 9 euro all’ora per sostituirli con altri, più ricattabili, a soli 6 euro l’ora.

L’8 giugno scatta lo sciopero: i lavoratori di Alma occupano il magazzino, quelli di Bergamasca lo appoggiano. Arriva la polizia, sgombera, carica, picchia: cinque operai finiscono all’ospedale. Da quel giorno scatta un presidio permanente.

Ma il peggio deve ancora venire.
La mattina dell’11 giugno arrivano i pullman dei crumiri accompagnati dalla polizia, i licenziati fanno picchetto davanti ai cancelli. Poi scatta la mattanza: lacrimogeni sparati direttamente sulle gambe, pestaggi durissimi di persone cadute in terra, teste spaccate, gambe fratturate.
Venti operai finiscono all’ospedale, alcuni feriti in modo grave. Tutti e venti verranno arrestati con l’accusa di resistenza aggravata. Nei giorni successivi alla maggior parte vengono attenuate le misure cautelari: qualcuno va ai domiciliari, altri hanno l’obbligo di firma.
Sabato scorso un migliaio di persone hanno manifestato a Milano in solidarietà ai lavoratori di Basiano, vittime di una legislazione che consente il caporalato. Se i lavoratori sono immigrati la loro sorte è ancora peggiore, perché, quando perdono il lavoro, perdono anche il permesso di soggiorno e rischiano l’espulsione.
La condizione dei lavoratori immigrati è ormai, sempre la più, la condizione di tutti i lavoratori, obbligati a contratti precari, senza alcuna garanzia per il futuro. Il ricatto occupazionale spinge ad accettare orari sempre più lunghi e salari sempre più bassi.
Nel nostro paese stanno varando una riforma del lavoro che renderà le nostre vite ancora più difficili e precarie. I padroni potranno licenziare come e quando vorranno.
Alzi la testa, lotti per il salario, la sicurezza sul lavoro, contro il dispotismo di capi e caporali? Di te non c’è più bisogno, vai via!
Si torna indietro e ci dicono che stiamo andando avanti.
Da anni il lavoro è diventato una roulette russa: i lavori precari, malpagati, pericolosi, in nero sono diventati la regola per tutti.
Chi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno. Chi governa racconta la favola che sfruttati e sfruttatori stanno sulla stessa barca e elargisce continui regali ai padroni.
I padroni si sentono forti e passano all’incasso di quel che resta di garanzie, libertà, salario. Un macello che gronda sangue.
Monti vuole la fine delle lotta di classe, con la resa senza condizioni dei lavoratori. Cgil; Cisl e Uil lo hanno accontentato. I lavoratori, strangolati dalla crisi, dall’aumento di tariffe e dalla riduzione di salari e garanzie saranno disponibili a fare altrettanto?
O decideranno di difendere le loro vite, di lottare contro lo sfruttamento, di costruire un mondo diverso, senza servi né padroni.

Ci vogliono far credere che è impossibile. Mentono.

Cambiare la rotta è possibile. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, abbandonando l’illusione elettorale, perché destra e sinistra in questi anni si sono divise su tutto ma non su quello che conta. Hanno attuato lo stesso programma: farci pagare la crisi dei padroni finanziando le imprese e tagliando i servizi.
Facciamola finita con chi ci dice di abbassare sempre la testa, di tirare a campare, di rassegnarsi. Che se ne vadano tutti!
Un mondo di liberi ed eguali è possibile. Tocca a noi costruirlo.!

Per info e contatti:
Federazione Anarchica Torino
corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21
338 6594361 fai_to@inrete.it
http://anarresinfo.noblogs.org

Gabriel Kuhn, “Soccer vs. The State”.

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Gabriel Kuhn, “Soccer vs. The State. Tackling football and radical politics”, PM Press. ISBN 978-1-60486-053-5

“Soccer vs. The State. Tackling football and radical politics” è l’ultimo libro (per il momento non ancora tradotto in italiano) scritto da Gabriel Kuhn, attivista anarchico ed ex calciatore semiprofessionista di origine austriaca. L’opera tratta il legame tra “il gioco più bello del mondo” e l’attivismo politico, le idee emancipatorie, il cambiamento sociale. Il calcio è al giorno d’oggi uno sport pienamente inserito nel contesto capitalista, una miniera d’oro per multinazionali e altre grandi aziende, fonte di reddito eccessivo per i pochi professionisti che lo praticano; tra le tifoserie, sugli spalti degli stadi, sembrano abbondare gli episodi di razzismo, sessismo, omofobia e violenza… Eppure questo sport é nato come gioco della classe lavoratrice, un gioco capace di unire le persone al di là di confini nazionali, etnici, di genere, creando nuove esperienze di condivisione, collaborazione reciproca e socialità non commercializzata. È il calcio nella sua forma moderna a rappresentare un distacco dalle radici popolari, ma molti/e tifosi/e, allo stesso tempo attivisti/e politici/che, si oppongono attivamente sia alla strumentalizzazione del calcio come veicolo di idee reazionarie, discriminatorie ed antiemancipatorie, sia alla sua sempre più smaccata commercializzazione che esclude dal pubblico proprio quelle fasce popolari che furono in passato all’origine della sua nascita. Gli esempi di pratiche emancipatorie veicolate dal gioco del calcio e di tifoserie che portano avanti discorsi e pratiche contro razzismo, omofobia, sessismo, violenza di Stato, commercializzazione e politiche autoritarie abbondano nel libro di Kuhn, corredato da interviste, immagini, aneddoti, testi tratti da volantini e pubblicazioni varie, che nonostante non manchi di evidenziare i lati oscuri nel mondo del calcio, fornisce allo stesso tempo informazioni e spunti per sviluppare pratiche e lotte emancipatorie al suo interno. Per chiunque voglia  continuare a prendere a calci un pallone mentre sogna un mondo migliore e si impegna a costruirlo insieme agli/e altri/e.

Ricordando Vittorio Arrigoni.

Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la famiglia umana“.

Vittorio Arrigoni può essere ricordato in tanti modi. Su di lui possono venir scritte poesie, articoli, canzoni, si possono far video, opere pittoriche, magari anche monumenti. Per quanto mi riguarda, il modo migliore per ricordarlo, per ricordare la sua vita, non la sua morte, è continuare ad impegnarsi per far conoscere la verità su ciò che subisce la popolazione palestinese a Gaza (e non solo), solidarizzando con gli oppressi, aiutando come si può pur sapendo di non star facendo abbastanza, ma soprattutto continuando a sentire la sofferenza di queste persone come se fosse la nostra- una frase che sembrerà insignificante a chi vive tranquillo e intontito nel proprio piccolo mondo, ma che per me vuol dire tutto.

Per continuare a controinformare, aprendo una breccia nel muro di silenzio innalzato dai complici delle umiliazioni, delle discriminazioni, delle violenze, della negazione di una vita dignitosa perpetrate quotidianamente con un chiaro progetto politico dallo Stato di Israele contro la popolazione palestinese, contro il terrore usato contro chiunque si opponga a tale situazione: restiamo umani, non restiamo in silenzio.

Quelli che seguono sono alcuni documentari informativi che affrontano temi quali le condizioni di vita dei palestinesi nei territori occupati, la repressione e la guerra contro i civili condotta dallo Stato israeliano, ma anche le lotte contro l’oppressione portate avanti anche da cittadini/e israeliani/e che rifiutano di essere complici di tali ingiustizie e atrocitá:

-“Good times. Il muro della vergogna sionista“;

-“Only for one of my two eyes” (sottotitolato in italiano);

-“Jenin, Jenin” (sottotitolato in italiano);

-“Gaza risponde a Roberto Saviano” e “Israele risponde a Roberto Saviano“;

“Shachaf Polakow- Anarchists Against The Wall” (english language).

 

Stoccolma: No Border Camp 2012.

Appello tratto dal sito informa-Azione, tradotto a sual volta dal sito promotore dell’iniziativa ( per maggiori informazioni e per leggere l’ appello in altre lingue visita http://www.noborderstockholm.org/ ):

-Appello alla partecipazione al No Border Camp 2012-

Vi invitiamo al campeggio transnazionale No Border di Stoccolma, che si terrà nell`estate 2012 : una settimana di disobbedienza civile, di discussioni, di filmati e di azioni dirette contro la politica migratoria europea .
Durante gli ultimi 15 anni, i campi No Border sono nati in diverse regioni frontaliere e zone di conflitto situate nel mondo. Vere zone autonome, questi campi hanno accolto il movimento internazionale per l`abolizione di tutti gli stati-nazione della terra.
Questo movimento si inserisce in un’ottica più generale il quale scopo è promuovere un mondo liberato da tutte le forme di oppressione che si basano sulla nazione o sul paese d’origine. Si tratta di interrogarsi e lottare contro un mondo che, a partire dalla nascita, categorizza le persone secondo criteri di nazionaltà, genere, classe e razza. Si creano delle divisioni : fra coloro che sono al di sopra della legge e coloro che non lo sono ; fra coloro che sono custodi dell’autorità e coloro che devono sottomettersi ; fra ciò che si deve fare e ciò che è vietato.
L’esclusione che segue queste categorizzazioni non si limita a dei semplici territori geografici ma la si trova nel cuore stesso di un paese, di una città , tra le persone che la subiscono.

La preservazione dell’ordine sociale capitalista e autoritario é accompagnato dalle seguenti consequenze :
il mantenimento delle guardie di frontiera Frontex all’est e al sud dell’europa , con un budget militare che si avvicinerà presto ai 150 milioni di euro.
L’arresto dei clandestini in collaborazione con i controllori dei trasporti pubblici.
La reclusione dei rifugiati nei CIE (centri di identificazione ed espulsione) per una durata indeterminata e per ragioni sconosciute, aspettando la loro deportazione forzata, la quale in certi casi significa una sorta di omicidio.
Il mantenimento d’installazioni radar da parte delll’agenzia dello sviluppo dell’UE nel deserto libico con lo scopo di « gestire i flussi migatori »
lo sfruttamento dei/delle migranti da parte dei ristoranti e delle discoteche che approffitano delle situazioni instabili e disperate alle quali sono confrontati/e i/le lavotatori/ici, il quale non fa che dividerci ancora di più.
L’impossibilità di far parte di questo « noi » che rappresenta la cittadinanza senza rinnegare se stesso per primo, senza fondersi nella massa, senza diventare una pagina vergine al servizio del capitale.

Sono queste frontiere, queste strutture profondamente radicate che generano un razzismo sistematico, che sono dettagliate nel « programma di Stoccolma ». questo piano quinquennale dell’UE mira a raggruppare le questioni di sicurezza nazionale e internazionale e le questioni d’immigrazione nelle regioni a problema : secondo l’UE, la libertà di circolazione delle popolazioni è una minaccia per la sicurezza degli stati. Il prgramma di Stoccolma -come le frontiere che sono menzionate- non sono legate ad un luogo unico.
La sua ombra ricopre tutt* e fa sorgere delle barriere nel nostro quotidiano, tra coloro che sono influenti e privilegiat* e coloro che non hanno nemmeno il diritto di esistere.

Questa estate, il programma di Stoccolma avrà due anni. È per questo che proponiamo di stanare e attacare i luoghi e le strutture che sono le incarnazioni fisiche di questo programma per l’egemonia totale delle norme bianche. Tutto ciò coinvolge tanto le istituzioni pubbliche quanto le imprese che beneficiano in un modo o in un altro delle deportazioni o della costruzione e della gestione dei centri di detenzione. Questo si applica a tutte le persone che non hanno niente da rinfacciarsi perchè fanno solo « il loro lavoro ».
Organizziamo un campo perchè crediamo in un futuro diverso e desideriamo un mondo che valorizza il ripetto, l’aiuto reciproco e l’amore. Volgiamo riunirci e mettere in comune la nostra creatività per fare l’esperienza di questi nuovi rapporti. Vogliamo dirigere la nostra collera contro queste misure che ci opprimono. Vogliamo un mondo nel quale la compassione e la responsabilità non si limitano solo ad un livello locale ma ad un livello globale. È per questo che invitiamo qualsiasi organizzazione, gruppo, o individu* a partecipare e a contribuire a questo campo, in qualsiasi modo.

Gli ultimi anni hanno dimostrato che la solidarietà internazionale e la lotta contro l’oppressione non erano pronti a scomparire. Chiudete pure la porta, passeremo dalla finestra !