Moscow Death Brigade.

Tizi coi muscoli pompati e pose da gangster che trattano le donne come se fossero oggetti e invitano a “diventare ricchi o morire provandoci” infilando un insulto sessista o omofobo ogni cinque parole mentre la telecamera che riprende le loro mosse stereotipate per il prossimo video da trasmettere su MTV inquadra auto di lusso, party vanesi, catenoni d’oro e abbigliamento di marca: era questa l’idea che avevo della scena hip hop nella seconda metà degli anni ’90 fino a buona parte del primo decennio di questo nuovo millennio, finchè ho scoperto artisti e gruppi che con certi cliché non hanno nulla a che fare.

Un’altro mondo del quale fanno parte anche i Moscow Death Brigade, gruppo hardcore-hip hop che si è fatto un nome nella scena underground russa- e non solo. Composta da elementi provenienti dalla scena punk e hardcore, la band si distingue non solo per i testi politici che riflettono in modo critico sulla realtà sociale e la vita quotidiana in Russia, ma anche per l’attivismo dei suoi membri coinvolti in progetti quali Food Not Bombs, manifestazioni antifasciste e antirazziste, supporto ai compagni incarcerati ed alle famiglie delle vittime delle violenze neonaziste, iniziative contro la brutalità poliziesca e la repressione statale. I concerti dei Moscow Death Brigade in Russia e in altre ex repubbliche dell’URSS sono spesso accompagnati da minacce da parte dei neonazisti e dalla presenza di polizia antisommossa. Nell’anno appena iniziato la band sarà in tour insieme ai What We Feel:

Photo: PLEASE REPOST!</p>
<p>So, finally tour is fully booked!! Thank you all for gig offers, in 2 days we got about 30 mails, for 5 blank dates))) We are thinking to make second part of tour in september-oktober, for dates thats not fits this spring.</p>
<p>so, finally..<br />
1/05 Berlin (D) / Barrio 161 Kreuzberg open air<br />
2/05 Saalfeld (D) / Schlossberg<br />
3/05 Prague (CZ) / Pilot<br />
4/05 Manchester (UK) / 0161 festival<br />
4/05 Katowice (PL) / Marcholt<br />
5/05 Warsaw (PL) / Znosna Lekkosc Bytu<br />
6/05 Kosice (SK) / Collosseum<br />
7/05 Bratislava (SK) / TBA<br />
8/05 Nurnberg (D) / Desi<br />
9/05 Frankfurt (D) / AU<br />
10/05 Dusseldorf (D) / AK47<br />
11/05 Siegburg (D) / SJZ<br />
12/05 Aachen (D) / AZ<br />
13/05 Leuven (BE) / TBA<br />
14/05 Nancy (F) / TBA<br />
15/05 Jena (D) / JG-Stadtmitte<br />
16/05 Hamburg (D) / Skorbut<br />
17/05 Rostock (D) / Riot in my heart<br />
18/05 Berlin (D) / TBA</p>
<p>if you have any questions and booking request for second part of tour - please write to our booking email wwfhcbooking (@) gmail.com

(Testo tradotto dal russo all’inglese da BlacKronstadt, che è anche l’autore dell’ottimo blog RABM):

  1. Heroes do exist in this world, they’re here near us
  2. But your sight passes by them, dimmed by propaganda.
  3. Behind the mess of decay, through the hell smoke of mass media
  4. They commit the feats, asking no reward
  5.  
  6. The paradise of a glamour world, streams of lies from the TV screen –
  7. Consume it until your eyes would sore like rotten wounds
  8. Swallow it! – says the dealer – Because you must!
  9. Just another golden calf leads the herd
  10. Of TV idiots, narco-clowns from the nightclubs,
  11. Venal “patriots” and gibbering “truthsayers”
  12. Silicone lips, greasy face…
  13. Do you want your daughter to be like them? To sell out yourself?
  14. And there are another “heroes”:
  15. On a frontline with stars on their shoulder straps,
  16. Listening to the screeching siren, they’re shepherds of Babylon’s herd (a reference to widespread police brutality and injustice – B.K.)
  17. Set the sound on TV more louder to drown out the moans.
  18. These are the new icons, the examples to follow,
  19. To writhe in ecstatic adoration.
  20. They’ll teach you to be trendy, to keep up with fashion –
  21. Dealer, Antikiller (a movie reference: http://www.imdb.com/title/tt0325005/ – B.K.), a 1000 tonns of cardboard monsters
  22.  
  23. Heroes do exist in this world, they’re here near us
  24. But your sight passes by them, dimmed by propaganda.
  25. Behind the mess of decay, through the hell smoke of mass media
  26. They commit the feats, asking no reward
  27.  
  28. Divide et impera, this law is older than world –
  29. Every segment of consumerism has its idols.
  30. No matter if you’re “guardian of a nation” or a hardcore junkie –
  31. There’s only one puppet master, everything goes in one mouth, in one wallet.
  32. The opium of mass media dictates you whom to be proud of,
  33. Who deserves the respect – come on, memorize their faces!
  34. Got insomnia again? Reach for the remote control,
  35. Feed the addiction in your brain, join the cult!
  36. Blind worship, a whole generation standing on knees,
  37. Heroes are only on the TV screen, you’ll forever remain in their shadow,
  38. Tycoons’ children, thieves, pimps, cops –
  39. They’ll get mountains of gold, you’ll get only a bullet in your head
  40. Stories about drugs, guns, nightclubs,
  41. Money and success built on blood.
  42. These “colossal spirits” teach you to kill for fun,
  43. To solve the moral questions as easy as cracking nuts
  44.  
  45. Heroes do exist in this world, they’re here near us
  46. But your sight passes by them, dimmed by propaganda.
  47. Behind the mess of decay, through the hell smoke of mass media
  48. They commit the feats, asking no reward
  49.  
  50. The luxury-satiated bitches are going crazy with boredom,
  51. But this track is for those who never lay down their hands,
  52. Who does not give up despite the verdict of doctors,
  53. Who reached the fatal line but is going for his dream ’til the end;
  54. For single mothers who raise their children
  55. Despite the poverty, problems and government lies.
  56. Life is getting more and more filthy, injustice burns our eyelids,
  57. But the strong conviction and perseverance can even stop the rivers to flow.
  58. It’s for those who didn’t forgot the heritage of our fathers,
  59. Who didn’t chose the easy but curvy road of scoundrels
  60. Who didn’t betray his calling and his oath to live for people,
  61. It’s for firefighters, rescue workers, medics, teachers –
  62. For those who spend the day in work, and get up before dawn
  63. Who kill the health at three jobs to raise a family,
  64. Who forget their life for the sake of duty…
  65. It’s hard to save yourself, but too easy to lose!
  66.  
  67. Heroes do exist in this world, they’re here near us
  68. But your sight passes by them, dimmed by propaganda.
  69. Behind the mess of decay, through the hell smoke of mass media
  70. They commit the feats, asking no reward

La vita, non la morte.

Non ho pensato molto alla morte di Nelson Mandela, lo ammetto. Più che altro mi è capitato non di rado, in diverse occasioni, di pensare alla sua vita. Mi è capitato soprattutto da alcuni anni a questa parte di riassumere il mio giudizio su di lui con la banale formula del “non mi piace”, come se si trattasse di una pietanza che non mangio volentieri. In realtá ciò che di Mandela non mi è mai piaciuto è il fatto che sia salito al potere, per così dire: più che salire è sceso, a compromessi, molto in basso, abdicando a quella battaglia per il cambiamento e l’uguaglianza nel suo Paese che tanti sacrifici gli era costata. Eppure la sua lotta è stata indubbiamente legittima e il fatto che abbia trascorso quasi trent’anni in galera non è cosa da poco. Sarei io in grado di sopportare trent’anni di galera per aver lottato per le mie idee? Posso criticare sbrigativamente e con sufficienza  chi ci è riuscito? Il punto è che la vita di una persona a volte è troppo complessa e ricca di sfumature per poter essere giudicata con sentenze lapidarie, senza tenere conto di ogni suo singolo aspetto. Qualcuno ha messo insieme un paio di riflessioni che mi sento di condividere, parola per parola (sottolineo in particolare la parte riguardante il paragone con Gandhi) , appunto alcuni aspetti della vita di una persona con tutte le sue contraddizioni, i suoi sforzi e dilemmi, i suoi gesti ammirevoli o meno che siano, di fronte ai quali si dovrebbe riflettere prima di appiccicare etichette o unirsi ai calcolatissimi cordogli ipocriti di chi come al solito usa le persone da vive ma ancor più da morte infilandole addosso abiti che in vita loro non hanno mai indossato:

“Due o tre cose su Mandela”, dal blog  Ἐκβλόγγηθι Σεαυτόν Asocial Network di Riccardo Venturi.

“Lampedusa in Hamburg”, una lotta per la sopravvivenza.

Dopo il vertice dei 28 capi di Stato europei all’indomani dalla strage di migranti nelle acque di Lampedusa, nulla è cambiato nelle politiche sull’immigrazione della Fortezza Europa. Eppure l’emergenza rimane: dico emergenza, ma non mi riferisco a quella sbandierata dai massmedia integrati nella società dello spettacolo, che citano cifre allarmistiche e casi simbolici  per spaventare l’opinione pubblica con lo spauracchio dell’invasione di migranti da oltremare, ma intendo quella che devono quotidianamente affrontare quelle persone che, una volta sopravvissute a guerre, dittature, carestie ed al viaggio fino alla porte d’Europa, si trovano lasciate a se stesse, impossibilitate ad avere un tetto sulla testa, un lavoro, assistenza sanitaria, garanzie di qualsiasi tipo se non quella di venir costantemente minacciati di rimpatrio. È questa la quotidianità di un gruppo di 300 immigrati africani che oggi si trovano ad Amburgo, fuggiti dalla Libia durante la guerra civile ed i bombardamenti della NATO, approdati a Lampedusa e, una volta finita ufficialmente l’emergenza all’inizio del 2013, spediti con documenti provvisori e 500 Euro in tasca verso un futuro incerto. Approdati ad Amburgo, i trecento scoprono di non avere nessun diritto, nessuna garanzia, nessuna prospettiva. Le istituzioni tedesche vorrebbero identificarli, ma loro si rifiutano, temendo di poter essere rispediti in Italia, palleggiati tra uno Stato e l’altro. D’altra parte questo è quel che prevede il Regolamento Dublino II, i rifugiati possono chiedere asilo solo nel primo Paese europeo sul quale abbiano messo piede al loro arrivo. L’Italia, in questo caso, che si è sbarazzata di loro appena possibile. I 300 rifugiati, costretti inizialmente a vivere per strada e sottoposti a stretta sorveglianza da parte della polizia, hanno però avuto la determinazione di organizzarsi in un gruppo compatto, un’associazione ribattezzata “Lampedusa in Hamburg” , ricevendo l’aiuto da parte della locale chiesa evangelica luterana di St.Pauli, di organizzazioni antirazziste e di altri/e cittadini/e di Amburgo. Una serie di iniziative di solidarietà concreta e di proteste a sostegno dei rifugiati ha avuto e sta avendo luogo ad Amburgo: un’ottantina di membri di “Lampedusa in Hamburg” ha trovato accoglienza e rifugio nella chiesa di St.Pauli, numerose sono state le donazioni di abbigliamento, calzature e generi di prima necessità da parte di privati cittadini, mentre diverse iniziative di lotta si sono svolte nella città portuale. Dopo la prima azione di protesta avvenuta nel municipio di Amburgo a fine Maggio a seguito dello sgombero di una tendopoli situata nei pressi della stazione centrale, alla quale parteciparono circa 60 persone che dispiegarono lo striscione “Non siamo sopravvissuti alla guerra della NATO in Libia per morire nelle strade di Amburgo”, ci sono state altre due consistenti manifestazioni a Giugno ed Agosto, con la partecipazione rispettivamente di 1500 e 2500 persone.

Non sono mancate le intimidazioni poliziesche, le identificazioni di manifestanti ed alcuni arresti, mentre l’amministrazione cittadina ha proibito alla chiesa di St.Pauli di offrire ulteriore accoglienza ai rifugiati, ai quali ha precluso anche l’alloggio in dormitori adibiti al pernottamento dei senzatetto. La stessa settimana in cui centinaia di migranti morivano nel tentativo di raggiungere Lampedusa, la polizia lanciava l'”Operazione Lampedusa”, durante la quale venivano identificati ed arrestati una dozzina di membri di “Lampedusa in Hamburg”. A seguito di questi ed altri arresti operati nei giorni successivi si sono svolte diverse manifestazioni, spesso non autorizzate ma molto partecipate (dalle 800 alle 2000 persone) per denunciare la violenza poliziesca ed il trattamento razzista riservato ai richiedenti asilo. Anche lo storico centro sociale amburghese Rote Flora ha preso posizione a fronte dei controlli arbitrari su base razzista, degli arresti e della politica di terra bruciata operati dalle istituzioni nei confronti dei richiedenti asilo, lanciando un ultimatum all’amministrazione cittadina (“interrompete i controlli razzisti nei confronti dei membri di Lampedusa-in-Hamburg o aspettatevi ripercussioni”) e prendendo parte ad una manifestazione di 2000 persone che ha visto compiere azioni dirette nel quartiere di Sternschanze. Dal momento in cui le istituzioni hanno deciso di perseverare ne loro atteggiamento razzista e repressivo, sono proseguite le iniziative politiche in sostegno dei rifugiati, con cortei, blocchi stradali, biciclettate in stile “Critical Mass”, azioni informative e tentativi di impedire i controlli razzisti. Anche a Rostock si è svolta una manifestazione di solidarietà sotto lo slogan “Refugees Welcome!”, alla quale hanno preso parte 1500 persone. Le iniziative di lotta e sostegno al gruppo Lampedusa-in-Hamburg continuano ancora in questi giorni, finchè ai rifugiati non verrà garantito il diritto a rimanere nella cittá di Amburgo.

(Per altre informazioni e notizie attuali sul caso dei 300 richiedenti asilo del gruppo “Lampedusa in Hamburg” consiglio di visitare il sito http://lampedusa-in-hamburg.tk/)

Una mia considerazione a margine della vicenda: quella del gruppo “Lampedusa in Hamburg” e dei suoi solidali sostenitori è una lotta per la legalizzazione ed il riconoscimento dei diritti di un gruppo specifico. Ciò non significa che si tratti necessariamente di una lotta riformista e di ciò sono consapevoli molti/e dei/lle quali sono parte di questa battaglia. Il loro obiettivo va oltre la volontà di un mero riconoscimento istituzionale dei richiedenti asilo, l’obiettivo finale è quello di un mondo senza Stati né frontiere, nel quale le persone siano libere di spostarsi senza controlli e vessazioni di tipo burocratico e poliziesco. Un mondo nel quale però nessuno/a sia costretto a fuggire dalla terra nella quale è nato/a a causa di condizioni di vita inaccettabili, ma nel quale gli spostamenti nascano da una decisione priva di forzature di sorta. La costruzione di un mondo diverso da quello nel quale viviamo ora inizia anche dal sostegno diretto e immediato alle lotte di chi avanza rivendicazioni tutto sommato minime, cresce spingendo sulle contraddizioni più evidenti del sistema e creando nuova coscienza, fino alla messa in discussione totale del vigente ordine economico, sociale e politico ed alla realizzazione pratica di alternative concrete in chiave libertaria e antiautoritaria.

Appello dell’ISM per un impegno diretto in Palestina.

Fonte: Rete Italiana ISM.

” Appello per un impegno diretto in Palestina

Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini responsabili possa cambiare il mondo. È invece l’unico modo in cui ciò è sempre accaduto.

Margaret Mead

 A pochi giorni dal 65° anniversario della Nakba, la Rete italiana ISM rinnova la propria solidarietà e rilancia il proprio impegno diretto al fianco del popolo palestinese.

 L’ISM (International Solidarity Movement) è un movimento a guida palestinese che si impegna a resistere alla apartheid israeliana in Palestina usando i principi e i metodi dell’azione diretta e non violenta. Fondata da un piccolo gruppo di attivisti palestinesi e israeliani nell’agosto del 2001 l’ISM aiuta la resistenza popolare del popolo palestinese fornendo due risorse fondamentali: la solidarietà internazionale e una voce a livello internazionale a chi continua ogni giorno a resistere in maniera non violenta a una preponderante forza di occupazione militare.

Noi della Rete Italiana ISM crediamo che sia dovere di tutti, in base alle proprie possibilità, impegnarsi in prima persona per far sì che la pulizia etnica in atto contro il popolo palestinese termini, che termini l’apartheid, che i milioni di profughi possano far ritorno ai loro villaggi e alle loro case e che il popolo palestinese possa liberarsi dall’occupazione militare israeliana.

L’impegno individuale rappresenta una via efficace per supportare il popolo palestinese nella sua lotta di liberazione. Ci crediamo perché l’abbiamo visto con i nostri occhi recandoci in Palestina.

Abbiamo visto che se accompagniamo i contadini nei campi, i pescatori sulle navi e gli shebab alle manifestazioni a Nabi Saleh, a Kufr Qaddoum, a Ni’lin ed a tutti gli altri villaggi che ci vogliono al loro fianco, l’esercito israeliano continua a sparare, ma lo fa di meno e usa metodi di repressione meno brutali.

Abbiamo visto che se manteniamo la nostra presenza di fronte al check point 56, come a quello che divide il mercato vecchio di Al Khalil (Hebron) dalla moschea di Abramo, come a tutti gli altri check point che limitano la libertà e la vita dei palestinesi, l’esercito di occupazione continua a perquisire coloro che li attraversano ma molte umiliazioni e molte violenze vengono risparmiate.

Abbiamo visto che se accompagniamo i bambini palestinesi a scuola, nella zona di Tel Rumeida, a Al Khalil, i figli dei coloni dell’insediamento illegale Kiryat Arba continuano a tirargli sassi, ma ne tirano di meno e dopo un po’ smettono.

Abbiamo visto che se siamo presenti nelle case delle famiglie palestinesi che vivono nei villaggi attorno a Nablus, totalmente circondati da insediamenti sionisti illegali e soggetti ad attacchi continui da parte dei coloni, questi ultimi riducono le loro violenze e a volte desistono e se ne vanno.

Abbiamo visto che funge da maggior deterrente la spia della telecamera di un cellulare o una macchina fotografica di un volontario internazionale che tutte le sanzioni ONU scritte contro Israele.

Crediamo poi, che sia importante andare a vedere con i propri occhi cosa succede dall’altra parte del Mediterraneo perché le informazioni trasmesse dai media main stream riflettono solo la voce di chi, in Italia come altrove, rappresenta la classe sociale dominante, perenne alleata di Israele.

Riteniamo, perciò, nostro dovere dare voce a chi non è mai stato ascoltato e farci testimoni della sofferenza del popolo palestinese. Infine, crediamo che valga la pena recarsi in Palestina per scoprire la forza di un popolo che resiste da oltre 65 anni con la dignità di chi non si arrende alla sopraffazione anche dopo aver perso tutto. O, semplicemente, per imparare quanto sia maleducato rifiutare una tazza di thè in una casa palestinese. E credeteci, quel thé vale veramente la pena di berlo.

Per tutti quelli che vorranno unirsi all’International Solidarity Movement recandosi in Palestina per un periodo anche breve (minimo richiesto quindici giorni), la Rete italiana ISM organizza delle giornate di formazione e informazione.

Le date dei prossimi training sono:

18 – 19 maggio: Pistoia

25 – 26 maggio Napoli

15 – 16 giugno: Milano

8 – 9 giugno: Palermo

Per iscrizioni o informazioni scrivere all’indirizzo italianism@inventati.org indicando nell’oggetto la città relativa al training al quale si vuole partecipare.

Ulteriori riferimenti ed informazioni:

Che cos’è la Rete italiana ISM: http://reteitalianaism.it/public_html/index.php/chi-siamo/

Sito in inglese dell’ISM (International Solidarity Movement): http://palsolidarity.org/

Sito del gruppo di supporto italiano: http://reteitalianaism.it/ e relativa pagina

facebook: https://www.facebook.com/ReteItalianaIsm

Aggiornamenti dalla Grecia sulle lotte dei lavoratori immigrati e sulle lotte antifasciste.

Fonte: Informa-Azione.

” Riceviamo e diffondiamo:

Nella regione della Manolada (Peloponneso) 200 operai (quasi tutti originari del Bangladesh) sono andati sotto gli uffici della loro azienda a chiedere sei mesi di stipendi arretrati.

All’ingresso si sono trovati la strada sbarrata da alcuni sorveglianti armati, pagati dal padrone per difendere la sua azienda e la sua incolumità.

I sorveglianti, trovandosi di fronte una folla di persone che insistentemente chiedeva quello che gli spettava hanno reagito sparando e ferendo almeno 34 dimostranti.

Pare che oltre, al fatto che Alba Dorata sia invischiata in questa storia, il governo, con il suo aiuto stia cercando di nascondere ed insabbiare la vicenda.

La regione delle Manolada non è nuova a fatti di questo genere, è un pò come la nostra Puglia, come la Sicilia, la Calabria o alcune aree del nord, dove vengono schiavizzati migliaia di migranti, spesso ricattati perché senza documenti e con il rischio di espulsione.
E’ stato comunque lanciato un boicottaggio internazionale dei prodotti che derivano da questa regione insanguinata, in special modo le fragole, al grido di “Boycott Manolada’s Bloodstained Strawberries”.

maggiori info e foto su:

http://dawnofthegreeks.wordpress.com/2013/04/18/immigrant-workers-shot-in-nea-manolada/

http://proxy.storify.com/?url=http%3A%2F%2Fpbs.twimg.com%2Fmedia%2FBIFOmZdCEAAvQ9t.jpg


Video sul sito del Guardian sulle infiltrazioni di alba dorata nella polizia (o meglio, su come molti membri della polizia facciano parte di alba dorata e aiutino i loro camerati)

http://www.guardian.co.uk/world/video/2012/oct/26/golden-dawn-greece-police-video

(è abbastanza legalista come video)


Questo è quanto successo a Thassos di recente:

Il 2 e il 9 aprile, gli abitanti della cittadina di Thassos hanno cacciato i camerati di Alba Dorata mentre cercavano di tenere un’iniziativa di propaganda distribuendo cibo e altri beni di prima necessità. Non si mangia dalla mano armata dei padroni!

Fonte e video:

http://dawnofthegreeks.wordpress.com/2013/04/02/greek-villagers-block-golden-dawn-food-handout-on-thassos/

http://dawnofthegreeks.wordpress.com/2013/04/09/the-fiasco-of-golden-dawn-in-thassos/


Scontri tra sindacalisti stalinisti del KKE e migranti contro membri di Alba Dorata. Stelios Vlamakis (uno dei leader del partito) è stato preso di peso e gettato in mare, altri due membri di alba dorata sono rimasti feriti negli scontri.

maggiori info:

https://autonomiaspezzina.wordpress.com/2013/04/06/grecia-leader-neonazista-di-alba-dorata-gettato-in-mare-da-immigrati-e-comunisti/


Ferimenti di migranti con coltelli:

Un militante neonazista è stato arrestato con l’accusa di avere partecipato a diversi accoltellamenti, pestaggi e rapine contro migranti, principalmente pakistani, e alcune loro piccole attività commerciali.

maggiori info:

https://icantrelaxingreece.wordpress.com/2013/04/10/perpetrator-of-series-of-racist-attacks-with-knife-got-arrested/


Questo è un articolo sui collegamenti e le amicizie tra fascisti greci e italiani e in particolare sulla relazione tra Alba Dorata e Forza Nuova, che tenta di mutuarne alcune strategie.

http://www.crisisrepublic.com/golden-dawn-and-italian-neo-fascism-a-love-story/ “

Ri-conosci il fascismo, continua a resistere!

Fonte: Informa-Azione.

RI-CONOSCI IL FASCISMO
CONTINUA A R-ESISTERE
10 giorni per ribadire l’importanza
della Resistenza a vecchi e nuovi fascismi.

Oggi più che mai è di fondamentale urgenza collettiva non soltanto recuperare e mantenere vivo quel percorso di memoria storica che attraverso decenni di resistenza ha opposto lotte ed anticorpi ai peggiori rigurgiti nazifascisti.
Ri-conoscere il fascismo significa ri-conoscerne, nel quotidiano, dinamiche e ritraduzioni, strategie e connessioni (in ogni condizione, contesto e territorio). Non a caso la storia ripete i suoi copioni. E proprio in periodi di “crisi economica” il terreno diventa nuovamente fertile per tutti quei processi di imbarbarimento
e fascistizzazione socio-culturale. Processi e dispositivi elaborati ad hoc: razzismi e politiche dell’esclusione, nazionalismi in nome di “purezze” identitarie, criminalizzazione di ogni forma di dissenso, isolamento dell’individuo e costruzione mediatica di capri espiatori verso cui convogliare l’insoddisfazione di masse ridotte a “sacrifici, lacrime e sangue”. Cupe strategie finalizzate a
conservare tutti quei privilegi politici ed economici di un potere autoritario e capitalista sempre più organico a banche e finanza mondiali.
Ri-conoscere i fascismi, oggi, significa per noi riappropriarsi di tutti quei momenti e di tutti quegli spazi di solidarietà collettiva nei quali confrontare/discutere priorità e necessità trasversali e ri-costruire pratiche e soluzioni dal basso. Perché ogni forma di dominio sull’esistente possa definitivamente scomparire. Da qui la necessità di organizzare, attraverso la
rete “Romagna mia”, una 10 giorni di confronto e dibattito sui temi del fascismo e
dell’antifascismo, sotto diverse angolazioni e plurime modalità, al fine di trovarsi più preparati e forti nella lotta.

 
VENERDI’ 12 APRILE
presso la Sala Bacchilega, Centro Sociale Castellano
V.le Umberto I 48, Castel Bolognese

DAL PORRAJMOS AI NUOVI GHETTI: L’APARTHAID PERMANENTE DEL
POPOLO ROM. (Incontro e dibattito ore 20.15)

Dopo la persecuzione e lo sterminio su base razziale di Rom e Sinti durante il regime nazifascista, permane ancora per questo popolo una condizione di segregazione sociale e di isolamento fisico e relazionale. Una minoranza confinata ai margini di questa società, costretta ad una R-esistenza nei nuovi ghetti istituzionali concepiti dall’antiziganismo dei nostri giorni.
I campi nomadi sono l’ennesimo prodotto di un pregiudizio etnico, il risultato dell’istituzionalizzazione, della segregazione e della discriminazione istituzionale che si consuma nelle nostre città tra l’indifferenza di molti… oggi come allora.

Ne parliamo con: Dimitris Argiropoulos, docente di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna, autore di saggi e ricerche sulla cultura del popolo rom.

Iniziativa organizzata da: COLL. POL. NUOVE RESISTENZE

SABATO 13 APRILE
presso il CSA GROTTA ROSSA, via della Lontra 40, Rimini

ARDITI DEL POPOLO, ANTIFASCISTI DAL 1921.

Nell’estate del 1921 nacquero gli Arditi del Popolo, reduci della prima guerra mondiale che, staccatisi dall’associazione nazionale Arditi d’Italia, erano voluti confluire in un’organizzazione nata per contrastare lo squadrismo fascista e guidata dal simpatizzante anarchico Argo Secondari. Gli Arditi del Popolo
raccoglievano anarchici, comunisti, sindacalisti e chiunque volesse opporsi alla violenza fascista spesso foraggiata e coadiuvata dai reali gendarmi. Ricordando chi si oppose al fascismo nascente non si guarda solo indietro nella nostra storia,
ma si possono trovare le similitudini con la recente situazione italiana. Praticando l’antifascismo nato con gli Arditi si contrasta il nascente neofascismo, che nulla ha da invidiare al movimento da cui prende ideologie e simboli, né per intolleranza, né per crudeltà. Oggi come ieri, chi ha a cuore la giustizia sociale, è antifascista!

ore 18 – Presentazione e proiezione di “Siam del popolo gli Arditi”
documentario a cura di Motta Andrea e Rasconà Paolo.
Sinossi: “Fondati per iniziativa di Argo Secondari, ex-tenente dei reparti d’assalto durante la prima guerra mondiale, nel 1921, gli Arditi del Popolo furono la prima espressione di resistenza popolare che si oppose con ogni mezzo al neonato squadrismo mussoliniano”.

a seguire – AperiCena vegan.

ore 21.00 – Presentazione del libro “gli Arditi del Popolo” di Andrea Staid.
“Ricordare il passato può dare origine ad intuizioni pericolose e la società stabilita sembra temere i contenuti sovversivi della memoria”

ore 22.00 – Concerto con Alessio Lega (intervallato da brani tratti dal libro “Gli Arditi del Popolo” di Andrea Staid).

 
DOMENICA 14 APRILE

presso la “piastra” del Parco “il Tondo” a Lugo
ore 14.30IL LUGHE’ ANTIFA CUP.
Mini campionato di calcetto per la libertà da ogni forma di fascismo e razzismo!

A seguire presso il CCA LUGHE’
ore 19.30 – AperiCena Vegana + proiezione di BANDITE, documentario del 2009 di Alessia Proietti sull’esperienza delle donne che dal ’43 al ’45 hanno combattuto nelle formazioni partigiane.

LUNEDI’ 15 APRILE
presso il CSA LA RESISTENZA

Ore 19.30 – Proiezione dello spettacolo teatrale MAI MORTI con Bebo Storti, testo e regia di Renato Sarti.
Renato Sarti ripercorre la nostra storia recente attraverso i racconti di un uomo mai pentito, per riflettere su quanto razzismo, nazionalismo e xenofobia, siano ancora difficili da estirpare.

a seguire – AperiCena Vegan.
ore 21.30ALLA RISCOPERTA DELLE CANTATE DI LOTTA E RESISTENZA con il concerto dei Berretto Frigio.

MARTEDI’ 16 APRILE
presso la Caffetteria “Dell’Amore”, P.le Foro Boario 13, Forlì
serata a cura di EQUAL RIGHTS FORLI’

ore 19 – Aperitivo/Buffet Vegan.
ore 20OLTRE L’ANTIFASCISMO.

Come il fascismo discrimina in base ad una presunta superiorità della razza; lo specismo lo fa in base alla specie. L’antispecismo è intrinsecamente antifascista perchè lotta per la libertà di ogni essere vivente e per la fine di ogni discriminazione e sfruttamento.
Riflessioni sull’antispecismo e approfondimento in merito alle infiltrazioni di gruppi di destra nel movimento di liberazione animale. Con la partecipazione dei redattori di “Veganzetta”.

MERCOLEDI’ 17 APRILE
presso lo SPAZIO LIBERTARIO “SOLE e BALENO”

MIMETISMO CULTURALE E REVISIONISMO STORICO: COME RICONOSCERE E
SMASCHERARE I NUOVI FASCISTI.

Una serata che si pone l’obiettivo di fare luce sull’attualità politica e l’evoluzione culturale del neofascismo in Italia, a partire dalle molteplici sfumature che ne differenziano i singoli gruppi di appartenenza. Dalle modalità attraverso le quali la propaganda di movimento tenta di adescare nuove giovani leve, paventando un’attitudine rivoluzionaria ed anti-statalista, alle reali finalità di inserimento progressivo nelle meccaniche della politica istituzionale e dei suoi apparati “democratici”. Dalla capacità di mimetizzarsi, in tempi di crisi e confusione ideologica, tra una miriade di movimenti anticapitalisti, riappropriandosi
indebitamente  di simboli e valori  già da tempo affermati da fazioni di opposta identità politica, al tentativo di sdoganare vecchia propaganda da regime a masse inconsapevoli e addomesticate dai mass-media.

ore 20.00 – Cena vegan
ore 21.00 – presentazione mostra/opuscolo a tema a cura dello spazio libertario “Sole e Baleno”.
ore 21.30 – Presentazione del libro “LE NUOVE CAMICE BRUNE. Il neofascismo oggi in Italia”. ed incontro con l’autore Saverio Ferrari dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre.
“Nel neofascismo italiano è in atto un’evoluzione: sempre più marcate si stanno manifestando le tendenze ad assumere o ricercare riferimenti non più solo nel ventennio mussoliniano, ma direttamente nel nazismo”.

GIOVEDI’ 18 APRILE
presso il C.S.A. SPARTACO

ESPERIENZE DI LOTTA ANTIFASCISTA. A COLLOQUIO CON NULLO MAZZESI, PARTIGIANO.

ore 19.00 – Aperitivo e mostra di pittura (N. Mazzesi).
ore 21.00 – Incontro con Nullo Mazzesi, testimonianze dirette di Resistenza e memorie tramandate: la “Settimana Rossa”.

VENERDI’ 19 APRILE
presso il C.S. BRIGATA 36

LA RESISTENZA E’ DONNA.
La lotta partigiana ha contenuto al suo interno esperienze che nel dopoguerra proseguiranno nella lotta per l’emancipazione delle donne. Uno dei primi passi di un percorso ancora lungo da compiere contro quella forma di fascismo tutt’oggi imperante incarnato dal patriarcato, che anche la cosiddetta società antifascista ha perpetrato fino ad oggi.

ore 19.00 – AperiCena vegetariana/vegan.
ore 20.00 – racconti e testimonianze di Resistenza partigiana nell’imolese, con Filippo Servadei, autore della tesi di laurea “Donne Resistenti” e Virginia Manaresi “Gina”, partigiana attiva sin dal 1943 e poi deportata nel campo di concentramento di Bolzano.
a seguire – proiezione del documentario “La mia Bandiera” e incontro con il regista Giuliano Bugani: la lotta di Liberazione ha rappresentato per molte donne una presa di coscienza della propria condizione, un’assunzione di responsabilità e ruoli che andavano oltre la sfera domestica a cui solitamente erano relegate.

SABATO 20 APRILE

ore 15.30 – concentramento alla stazione dei treni di Forlì.

CORTEO ANTIFASCISTA ATTRAVERSO FORLÌ, CITTÀ CHE STA
RI-FACENDO DEL FASCISMO LA PROPRIA ATTRATTIVA TURISTICA.

Monumenti storici e architettura del ventennio, mostre ed esposizioni strettamente legate agli anni del regime di Mussolini, nuovi fascisti che rialzano la testa, progetti europei di riqualificazione del fascismo…
LA RESISTENZA NON E’ FINITA!

dalle 19:30 – presso il CSA CAPOLINEA

DAX. 10 ANNI SENZA TE, 10 ANNI CON TE.

A dieci anni dall’uccisione per mano squadrista del compagno Dax (Davide Cesare) ricordata con la tre giorni di mobilitazioni del 15-16-17 marzo scorso a Milano, incontro con i/le compagni/e dell’Assemblea antifascista milanese e dell’Associazione “Dax vive”.

INCONTRO/DIBATTITO A TEMA: “FASCISMO E ANTIFASCISMO OGGI”.
PRESENTAZIONE DEL LIBRO “RIOT. STORIE DI ORDINARIA RESISTENZA”
(a cura di Bob Kolp – BePress, 2012)
Milano, Torino, Roma, Napoli, Palermo. Da nord a sud rigurgiti antiautoritari, antifascisti, antisistema. Parole gridate dal cuore della battaglia, tra nemici e  sangue versato. La narrazione è memoria generazionale. Riot è il racconto di una generazione contro.

PROIEZIONE DEI VIDEO “VIVA DAX LIBERO E RIBELLE”, “LA NOTTE NERA
DI MILANO” E “POLIZIA VIOLENTA. I BANDITI NON STANNO A GUARDARE”.

A seguire – AperiCena vegan e concerto dei PESTAFANGO (patchanka popolare da Ferrara) e djset antifà.

 
DOMENICA 21 APRILE
a cura di EQUAL RIGHTS FORLI’

SUL SENTIERO DELLA LIBERTA’ – Biserno / San Paolo in Alpe.

ore 10 – TESTIMONIANZE E RACCONTI PARTIGIANI. Presso il “Parco 8° Brigata Garibaldi”, Biserno – Santa Sofia – Forlì.

ore 13 – CAMMINATA ATTRAVERSO LUOGHI E RICORDI DELLA RESISTENZA ROMAGNOLA AL NAZIFASCISMO. Pranzo al sacco.

(in caso di pioggia l’iniziativa di questa giornata sarà annullata – per info: 3334278090)

Iniziativa a cura della rete “ROMAGNA MIA” collaborazione informale tra varie realtà
da anni attive sul territorio come punto di riferimento per una critica radicale al mondo odierno.
 
COLL. POL. NUOVE RESISTENZE
nuove.resistenze@libero.it

CSA GROTTA ROSSA
via della Lontra 40, Rimini
www.grottarossa-rimini.it

CCA LUGHE’
via delle industrie 23/2 Lugo
www.myspace.com/franfresca

CSA LA RESISTENZA
via della Resistenza 32, Ferrara
www.laresistenza34.wordpress.com
www.laboratoriosanchopanza.noblogs.org

EQUAL RIGHTS FORLI’
equalrights@inventati.org

SPAZIO LIBERTARIO “SOLE e BALENO”
subb. Valzania 27, Cesena (FC)
spazio.solebaleno@bruttocarattere.org
www.spazio-solebaleno.noblogs.org

C.S.A. SPARTACO
via Chiavica Romea 88, Ravenna
info@spartaco.org

C.S. BRIGATA 36
via Riccione 4, Imola
spaziosocialeimola@libero.it

CSA CAPOLINEA
via Volta 9, Faenza
www.csacapolinea.noblogs.org “

Trapani: Anno nuovo, stessa vergogna (comunicato sulla tragedia di Tre Fontane).

Fonte: A-Infos.

Il 2013 non poteva cominciare peggio. Uno sbarco di immigrati sulla
costa tra Capo Granitola e Tre Fontane (TP) è finito in tragedia.
Decine di tunisini sono stati costretti a raggiungere la riva a nuoto,
ma non tutti ce l’hanno fatta. Quelli che, dopo l’arresto, sono stati
identificati come scafisti hanno gettato in mare il loro carico umano
per non perdere tempo e agevolarsi la fuga. Il mare ha già restituito
un corpo, e potrebbe non essere il solo. Altri immigrati ammazzati
dalle leggi e dalla mafia che specula su queste leggi.
Non è la prima volta che succede, perché è così che funziona. Molte
volte, prima di abbandonare i barconi per squagliarsela con altri
mezzi, gli scafisti mettono il timone in mano a uno dei “passeggeri” e
gli augurano buona fortuna. Spesso gli immigrati ammassati su queste
bagnarole non sanno nemmeno nuotare, perché è la prima volta che
vedono il mare in vita loro. In altre occasioni, per alleggerire i
barconi, gli scafisti non esitano a buttare in acqua i migranti.
Moltissimi sono morti così, seppelliti in questo cimitero che è
diventato il Canale di Sicilia.
Inutile ribadire (o forse non basta mai) che se non ci fossero le
frontiere e le leggi che rendono impossibile la libera e sicura
circolazione degli individui, tutte queste tragedie non avrebbero
luogo. Ecco perché la responsabilità politica ricade, ogni volta,
sugli stati e i governi. Tutta questa repressione non può che favorire
gli interessi criminali, italiani e stranieri, che nell’immigrazione
hanno trovato una nuova fonte di lucro e di speculazione.
La tragedia di Tre Fontane conferma, nella maniera più sinistra,
quanto sia urgente e attuale la lotta contro il razzismo, contro
questo modo di gestire i flussi migratori, contro la repressione che
annienta i diritti e la libertà.
Solo pochi giorni prima, il 28 dicembre, una piccola ma significativa
manifestazione antirazzista aveva attraversato le strade della città
di Trapani per ricordare i sei immigrati morti dentro il centro di
trattenimento “Serraino Vulpitta”.
Chi si è chiesto a cosa potesse servire un’iniziativa di questo tipo,
dopo ben tredici anni da quei fatti, ha avuto – purtroppo – una
risposta stridente nel drammatico sbarco di Capodanno: di immigrazione
si continua a morire.
Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani
04/01/2013

Banane e lime.

Fonte: Macerie.

banana_farcita.jpg

Un bel cesto di Banane. Banane di Porta Palazzo, s’intende, banane ripiene di lime. Non un lime nel senso di frutto tropicale, ma proprio cinque seghetti da ferro, di quelli buoni per segare le sbarre. Le banane in questione erano in un pacco che un anarchico di Torino ha portato mercoledì pomeriggio all’ingresso del Cie di corso Brunelleschi, ma purtroppo le lime sono state beccate.

«Che faccia tosta! – esclama la guardia dopo la scoperta – immaginare che a consegnare nelle mani di un prigioniero gli strumenti per riguadagnarsi la libertà fosse proprio un ignaro poliziotto.» «Questo ha letto troppi fumetti!» ridacchiano in questura e nelle redazioni dei giornali. «Che ingenuo! – sentenzia il saggio – non sa che esistono i metal detector?» «E che stolto! – gli fa eco il prudente – non poteva farle portare da qualcuno meno in vista che passasse inosservato?»

Se a poliziotti e giornalisti è buona usanza non rispondere, a tutti gli altri vale forse la pena di dir qualcosa. Ai saggi, basta ricordare tutte le volte che nel recente passato i prigionieri del Cie di Torino (e non solo) le sbarre le han segate per davvero, e che quindi dei seghetti in qualche modo saranno pur entrati, anche se chi sia riuscito a gabbare i controlli, e in che modo, non è dato sapere. Ai prudenti, diciamo semplicemente che non si può aspettare che un altro faccia quel che va fatto, che non si può delegare agli altri quel che la coscienza detta di fare.

Forse le banane non sono il posto migliore per imboscarle, ma l’unica domanda da porsi riguardo alle lime da ferro, dunque, non è tanto se sia possibile farle entrare o chi possa farlo, ma per l’appunto il come riuscirci. Per scoprirlo, occorrerà semplicemente provarci e riprovarci ancora, e sempre, o fino a quando non ci saranno più sbarre da segare.

 

Un anno e mezzo di lime (senza banane)

Nell’aprile 2011 una ventina di reclusi tentano di evadere dal Cie di Bologna. Si sono aperti un varco tagliando una sbarra di ferro e poi hanno scavalcato la seconda recinzione: in quindici guadagnano la libertà, altri vengono fermati dalla polizia. Soltanto il giorno dopo, durante una perqusizione, verranno ritrovati alcuni seghetti artigianali usati per l’evasione.

Nel settembre 2011, in due differenti evasioni, più di trenta reclusi scappano dal Cie di Torino. Il 9 settembre ce la fanno in dodici: lavorando con dei seghetti da ferro per più di un mese, i reclusi dell’area viola si erano preparti un varco nella rete e si erano costruiti pezzi di metallo affilati per tenere lontane le guardie durante la fuga. Durante le perquisizioni effettuate nei giorni successivi, la polizia non troverà traccia dei seghetti, rimasti forse ben nascosti in qualche angolo segreto del Centro. Non passano neanche due settimane e il 22 settembre scoppia una sommossa nel Centro. Le serrature delle gabbie, danneggiate di nascosto nei giorni precedenti, vengono scardinate e si aprono nuovi varchi nelle reti. La polizia riesce a fermare e arrestare dieci fuggitivi, ma in ventidue riescondo ad evadere.

Nel dicembre 2011, sempre dal Cie di Torino, evadono ventisei reclusi. La notte di Natale, approfittando della carenza di personale e del mancato intervento del fabbro per riparare i danni alle gabbie, i reclusi di tutte le sezioni maschili inziano una sommossa. Quasi contemporaneamente escono dalle gabbie, attraverso varchi aperti nelle reti o forzando le porte. Molti vengono fermati, ma in ventuno riescono ad evadere. Nei giorni successivi la Polizia alza il livello di guardia e in una delle tante perquisizioni viene ritrovato un seghetto. I reclusi non si perdono d’animo e la notte di Capodanno ci riprovano. Nonostante la Questura avesse riempito il centro di carabinieri in antisommossa, i ragazzi dell’area blu escono dopo aver forzato la porta, si scontrano con le guardie, e iniziano a scavalcare il muro di cinta. Le volanti che controllavano il perimetro esterno del Centro riescono a catturare un solo evaso, altri cinque invece sono liberi.

Nel maggio 2012 è il turno dei reclusi del Cie di Modena. Il 12 la Questura ordina una perquisizione a sorpresa nel blocco 6 e scoppia una sommossa. Poliziotti e militari vengono aggrediti da una sessantina di reclusi armati di sbarre di ferro e sono costretti a rimandare la perquisizione. Aluni giorni dopo gli agenti riescono a fare irruzione nel blocco e trovano dieci metri di lenzuola di carta annodate e quattro seghetti nascosti in un bocchettone dell’impianto di aerazione. La Polizia, forse convinta di aver sventato il piano dell’evasione, abbassa la guardia e canta vittoria sui giornali. Evidentemente i seghetti avevano già fatto il loro lavoro, e infatti un paio di giorni dopo una dozzina di reclusi riesce ad evadere dal Centro.

macerie @ Dicembre 9, 2012″

L’altra Israele.

Nel momento in cui scrivo vige finalmente la tregua, ma le vittime dell’aggressione israeliana nella striscia di Gaza, giunta al suo settimo giorno, sono salite a 164: persone con nomi e cognomi, con le loro vite alle quali è stata posta fine per mano del governo e delle strutture militari di uno Stato che non vuol sentire ragioni e va avanti nel tempo con la sua politica fatta di massacri, razzismo, prepotenza, una politica che nuoce in primo luogo ai palestinesi ma anche, collateralmente, agli stessi cittadini israeliani. Questi ultimi si trovano a dover vivere sotto la costante minaccia di attentati compiuti da persone disperate, alle quali i governi israeliani succedutisi negli anni hanno tolto sempre piú la speranza di una vita dignitosa e di una soluzione equa e pacifica del conflitto. Il terrorismo dello Stato d’Israele non viene perciò appoggiato da tutti/e gli/le israeliani/e: chi si rifiuta di obbedire all’autoritá e di partecipare ai soprusi, alla negazione di diritti elementari ed ai massacri nei confronti della popolazione di Gaza fa parte per ora di una minoranza di persone consapevoli e coraggiose che si spera diventi col tempo sempre più numerosa. Quelle che seguono sono solo alcune tra le tante storie di cittadini/e israeliani/e che hanno voltato le spalle al nazionalismo, al militarismo, al lavaggio del cervello imposto dai dogmi religiosi, all’obbedienza cieca, in nome di altri valori.

Natan Blanc, diciannovenne di Haifa, preferisce la prigione all’arruolamento nell’esercito;

Manifestazione di attivisti/e israeliani nel centro di Tel-Aviv contro l’attacco a Gaza, 15 Novembre;

Sbirri impediscono manifestazione di attivisti/e israeliani a Gerusalemme contro l’attacco a Gaza, 15 Novembre;

Obiettori/trici di coscienza israeliani;

Noam Gur and Alon Gurman refuses to serve in the Israeli military;

Refuseniks and Israeli Soldiers speaks out;

La storia di Jonathan Ben Artzi;

Lettera di un obiettore di coscienza israeliano;

Anarchici contro il muro.

Il pericolo Alba Dorata.

La crisi e il “sonno della ragione“.

Tra gli effetti più devastanti della crisi economica che colpisce la Grecia vi è l’ascesa di un movimento neonazista sempre più forte, dotato di un’ampia base di consensi anche attivi da parte di una popolazione stremata che si lascia sedurre e ingannare dalle promesse e dagli slogan xenofobi e populisti di un manipolo di teppisti che ora siede in parlamento e pattuglia le strade alla caccia di “nemici”. Il bersaglio facile è, come spesso accade, lo “straniero” e più in generale il “diverso”, accusato di rubare il lavoro ai greci,di minare le basi dei valori nazionali e di godere di fantomatici privilegi quando un numero sempre più crescente di persone soffre gli effetti delle misure varate dai governi agli ordini della troika BCE-UE-FMI. Questo movimento si chiama Chrysi Avgi (Alba Dorata), partito greco che si richiama esplicitamente all’ideologia nazista e al concetto di “sangue e suolo”. Fondato nel 1985 (e riconosciuto ufficialmente come partito nel 1993) dall’ex paracadutista Nikolaos Michaloliakos, Alba Dorata ha registrato rispettivamente il 6,97 % dei voti (21 seggi) alle elezioni nazionali greche svoltesi il 6 Maggio 2012 e il 6,92% (18 seggi) a quelle del 17 Giugno successivo . La maggior parte dei consensi al partito provengono dai ceti benestanti timorosi di poter perdere i loro privilegi, dagli abitanti di quartieri il cui mancato sviluppo economico suscita sentimenti di rancore nei confronti della classe dirigente e dagli agenti di polizia (si stima che oltre il 50% degli agenti delle forze dell’ordine avrebbe votato per Alba Dorata). Tra i sostenitori di Alba Dorata vi sono anche molti esponenti della scena black metal di ispirazione nazista (NSBM), tra cui musicisti delle bands Der Stürmer, Legion of Doom, Naer Mataron, oltre che i soliti teppisti senza arte nè parte reclutati soprattutto tra le tifoserie calcistiche. La scarsa conoscenza della storia e delle ideologie nazifasciste, della dittatura di Ioannis Metaxas, dell’occupazione italo-tedesca in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale, della guerra civile greca e della dittatura militare reazionaria dei colonnelli durata fino al 1973 gioca un ruolo importante soprattutto tra i più giovani, attratti dall’avventurismo e dalle presunte buone intenzioni del partito nei confronti dei greci “di sangue puro”.

I temi centrali sui quali questa organizzazione tenta- attualmente con successo- di raccogliere consensi sono l’antieuropeismo e l’opposizione all’immigrazione. Omofobia e antisemitismo (Michaloliakos ha negato pubblicamente la Shoah ed ha elogiato Hitler in alcuni suoi articoli di giornale, in particolare in quello del 1987 dall’inequivocabile titolo “Hitler per 1000 anni”, pubblicato sulla rivista che portava lo stesso nome dell’organizzazione da lui fondata) sono anch’essi parte integrante dell’ideologia del partito, seppure messi momentaneamente in ombra dalla piú intensa attivitá xenofoba/antiimmigratoria. Il populismo di stampo xenofobo dei membri dell’organizzazione si manifesta nelle loro iniziative da un lato “caritatevoli” (ad esempio la donazione di sangue destinato solo “a persone di comprovata origine greca” e la distribuzione gratuita di generi di prima necessità a persone indigenti anch’esse di comprovata origine greca, a sostegno della quale il partito ha anche aperto sedi a New York, Montreal e Melbourne per raccogliere fondi da destinare a quest’ultima attvitá), dall’altro si concretizza in aggressioni contro immigrati, persone di origine straniera e avversari politici. In tal senso basterà citare alcuni episodi saliti di recente alla ribalta della cronaca, vale a dire l’aggressione fisica in diretta televisiva durante un dibattito politico da parte di Ilias Kasidiaris, portavoce del partito neonazista, ai danni di una rappresentante del partito comunista e la distruzione di alcune bancarelle gestite da immigrati presumibilmente privi di licenza in un mercato nella città di Rafina, azione alla quale hanno preso parte attiva i deputati Giorgos Germenis e Panayiotis Iliopoulos. Tra gli avvenimenti di vecchia data che sarebbe opportuno ricordare vi è l’omicidio di due immigrati ed il ferimento di altri sette da parte del militante di Alba Dorata Pantelis Kazakos, che scatenò una sparatoria ne centro di Atene il 22 Ottobre 1999 poichè si sentiva insultato dall’incendio di una bandiera nazionale greca ad opera di tifosi albanesi durante l’incontro di calcio Grecia-Albania svoltosi il 6 Ottobre nella capitale greca. Anche il caso di Antonios Androutsopoulos, membro di spicco dell’organizzazione, colpevole del tentato omicidio di tre studenti di sinistra e latitante dal 1998 al 2005 -presumibilmente grazie ad agganci nell’ambiente delle forze dell’ordine- dovrebbe far riflettere. In particolare le aggressioni nei confronti di “stranieri” e immigrati da parte di picchiatori legati ad Alba Dorata sono all’ordine del giorno. Skordeli Themis, giá candidata del partito alle elezioni amministrative di Atene, e lo stesso Ilias Kasidiaris sono sospettati di aggressioni a sfondo razzista e pertanto sotto processo. Aggressioni che possono rivelarsi mortali, come nel caso dell’immigrato di origine irachena accoltellato a morte da un gruppo di razzisti in motocicletta la notte del 12 Agosto di quest’anno. Il fatto che il governo nel 2010 abbia promulgato una legge che prevede il pagamento di 100 € per ogni denuncia presentata alla polizia non aiuta, così come non aiuta il fatto che in molti casi siano gli stessi agenti di polizia a collaborare con le aggressioni razziste o a coprirle, mentre l’attuale governo conservatore presieduto da Samaras porta avanti una campagna denominata “Xenios Zeus” contro l’immigrazione clandestina che ha finora portato a diverse migliaia di arresti nei confronti di immigrati sprovvisti di documenti in regola, inviati solitamente in centri detentivi al confine con la Turchia in attesa di espulsione, centri detentivi che, come annunciato dal governo ad Aprile, aumenteranno di 30 unità nel 2014. È evidente quindi una convergenza almeno parziale di intenti tra governo e neonazisti nel trattamento dell’immigrazione, ritenuta un problema grave in tempo di crisi. Ovviamente sia i neonazisti che le istituzioni tacciono sul fatto che la manodopera straniera sia stata usata per anni- e viene tuttora usata- per svolgere mansioni faticose, pericolose e generalmente poco appetibili in cambio di un’infima retribuzione e di condizioni lavorative oltremodo pessime, che non possono essere contestate da persone la cui condizione è precaria e legalmente non garantita e le cui necessità immediate sono pressanti. Si tace ovviamente anche sul fatto che la Grecia sia divenuta solo di recente una meta (spesso solo di transito) per gli immigrati e che fino a vent’anni fa era un luogo di emigrazione piuttosto che d’immigrazione: a tale proposito basterà ricordare che Melbourne, la città australiana dove Alba Dorata ha aperto una propria sede, è considerata “la terza cittá della Grecia” visto l’elevato numero di residenti di origine ellenica.

Tra violenza e tentativi di smarcamento.

È evidente che l’ascesa di Alba Dorata crei preoccupazione, anche se solo formale, anche a livello internazionale. Quello che fino a pochi anni fa era solo un piccolo movimento considerato da molti ridicolo ma soprattutto innocuo è oggi un partito molto attivo con una base sociale ed elettorale presumibilmente destinata a crescere. Se da un lato esso prosegue con rinnovata intensitá gli attacchi violenti di stampo razzista e fascista, dall’altro tenta di accreditarsi come movimento serio, in grado di risolvere la complessa situazione di crisi nella quale versa il paese e di alleviare le sofferenze della popolazione con provvedimenti di efficacia immediata, facendo leva sulle paure più irrazionali di una societá attraversata da una crisi non solo economica ma anche sociale e culturale e sbandierando revanchismo nazionale e ostilitá, perlomeno a livello propagandistico, nei confronti dell’Unione Europea e della moneta unica. Da una parte si scatenano pogrom contro gli immigrati seminando terrore e insicurezza, dall’altro si fa presa su concetti securitari organizzando ronde e gruppi di difesa dei cittadini greci contro la presunta minaccia della criminalità straniera; da un lato si fa sfoggio pubblico di atteggiamenti marziali e violenza estetizzata, dall’altro ci si presenta come vittime della diffamazione orchestrata dalla stampa al servizio dei poteri forti e di non meglio precisati interessi stranieri; si palesano legami con l’ideologia nazista, il metaxasismo, il nazionalismo più estremo e si afferma contemporaneamente di non essere un movimento fascista, ma solo un’organizzazione che ha a cuore il destino ed il benessere del popolo greco. Resta da vedere quanto potrà durare questa impostazione apparentemente schizofrenica, ma tipica dei movimenti di ispirazione fascista in bilico tra due tendenze apparentemente inconciliabili, quella militantista e quella in doppiopetto impegnata a rendersi presentabile agli occhi dell’opinione pubblica nazionale e internazionale. È certo però che il pericolo derivato da Alba Dorata non è solo quello di un suo possibile aumento di peso ed influenza nel parlamento e nelle istituzioni greche, sebbene anche questa prospettiva non andrebbe trascurata né sottovalutata (attualmente alcuni sondaggi indicano i potenziali voti per il partito tra il 9% e il 12%). Il pericolo urgente e concreto che ci si trova ad affrontare è quello di un movimento organizzato, dotato di fondi, strutture, sedi, militanti violenti e consenso crescente tra alcune fasce della popolazione, oltre che appoggiato in forma sia attiva che passiva da elementi delle istituzioni (forze dell’ordine in primis).

La risposta antifascista.

Gli antifascisti greci tentano di contrastare le attivitá dei neonazisti attraverso la propaganda e l’azione diretta, non senza rischi per la propria incolumità personale. Il problema non sono solo gli attacchi da parte di militanti e sostenitori di Alba Dorata, ma anche la repressione poliziesca ai limiti della legalitá stessa. Di questa hanno fatto le spese, cito un caso recente, un totale di circa 40 antifascisti arrestati tra lo scorso 30 Settembre e i giorni successivi ad Atene a seguito di manifestazioni, sfociate in scontri, in solidarietà con un centro culturale tanzanese devastato nei giorni precedenti dai neonazisti. Gli arrestati, una volta rilasciati, hanno dichiarato di aver subito pestaggi, umiliazioni e torture di vario genere da parte di alcuni agenti di polizia protetti dall’omertà degli altri colleghi, che avrebbero anche minacciato di fornire a “quelli di Alba Dorata” le generalitá degli antifascisti vittime della brutalitá poliziesca se questi avessero denunciato pubblicamente la cosa (il fatto è poi stato sì denunciato, ma in forma anonima…). Ciò non impedisce comunque volantinaggi, affissioni, cortei motorizzati  e marce antifasciste, che a volte culminano in confrontazioni fisiche con gli estremisti di destra. Anche la distruzione di sedi di partito di Alba Dorata e il danneggiamento delle proprietà appartenenti a personaggi ad essa legati svolgono un ruolo importante nel campo dell’azione diretta antifascista. Uno dei casi piú emblematici in questo senso è l’attacco del 15 Marzo di quest’anno all’ufficio di Alba Dorata a Patrasso, inaugurato tre giorni prima: un centinaio di antifascisti/e hanno raggiunto in corteo l’ufficio, sono penetrati al suo interno ed hanno gettato dalla finestra materiale propagandistico dato poi alle fiamme, hanno divelto sanitari e spaccato tubature in modo da allagare il locale, hanno vergato scritte sui muri ed hanno danneggiato la struttura muraria a martellate rendendo così l’ufficio completamente inagibile. In altri casi si ricorre ad attacchi incendiari, come quelli dello scorso 12 e 22 Agosto, indirizzati rispettivamente contro l’ufficio di Alba Dorata a Pagrati e contro azienda e veicolo di proprietà di Efstathios Boukouras, candidato del partito. L’attivismo antifascista sembrava aver dato risultati positivi nel Dicembre del 2005, quando Michaloliakos dichiarò sciolta la sua organizzazione a seguito di scontri di strada con gli anarchici; i militanti e i quadri dirigenti di Alba Dorata rimasero però attivi in altri gruppi e il partito riprese ufficialmente le sue attivitá nel Marzo 2007.

Visti i collegamenti internazionali di Alba Dorata e la presenza di suoi militanti a iniziative organizzate da movimenti di estrema destra all’estero, è evidente che il problema non può essere circoscritto alla sola Grecia: quando parliamo di solidarietà internazionale dovremmo ricordare che la lotta che sta avvenendo in Grecia è una lotta che riguarda noi tutti/e, contro un problema, quello dell’estremismo di destra, che non possiamo permetterci il lusso di trascurare. Altrimenti rischiamo di trovarci di fronte agli stessi mostri originati dal “sonno della ragione” di fronte ai quali si trovarono i nostri nonni. Ma anche senza arrivare a tanto è sufficiente pensare al numero stimato di 500 aggressioni di stampo razzista avvenute in Grecia negli ultimi 6 mesi per spingerci a fare tutto ciò che è in nostro potere per supportare la lotta degli/lle antifascisti/e, in Grecia e ovunque ve ne sia bisogno.

Fonti: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11.