Resistere fa bene alla salute: sulle lotte all’Ospedale San Raffaele di Milano.

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A fine Ottobre 2012, 244 lettere di licenziamento vengono spedite ad altrettanti/e lavoratori/trici dell’Ospedale San Raffaele di Milano. L’amministrazione ospedaliera giustifica la misura facendo riferimento alla difficile situazione economica della struttura sanitaria il cui bilancio ha un buco di più di un miliardo di Euro, affermando che i/le dipendenti godono di condizioni contrattuali e stipendi migliori rispetto alla media nazionale, condizioni e stipendi che non possono essere mantenuti in una situazione di deficit economico. I lavoratori/trici del San Raffaele, organizzati prevalentemente in sindacati di base (principalmente USI e USB) non ci stanno, ricordano che i problemi economici dell’ospedale derivano dalla gestione corrotta e dagli errori commessi dai managers durante la precedente amministrazione e si dichiarano pronti/e a difendere non solo i posti di lavoro minacciati, ma anche e soprattutto il concetto di sanitá come bene comune accessibile a tutti/e. Rifiutando le proposte avanzate dall’amministrazione che prevedono di volta in volta pesanti riduzioni di stipendi e ore di lavoro non pagate in cambio del momentaneo congelamento dei licenziamenti previsti, i/le dipendenti del San Raffaele si mobilitano con scioperi, cortei, picchetti, blocchi stradali ed altre azioni di protesta. In diverse occasioni bloccano il reparto accettazione dell’ospedale, subendo anche cariche e manganellate da parte della polizia, naturalmente schierata a difesa dell’ordine sociale vigente e dei privilegi della classe dominante: in risposta alla repressione circa tredici dipendenti salgono sul tetto dell’ospedale e lo occupano per un’intera giornata.

lavoratori_sul_tetto_san_raffaele La lunga serie di proteste culmina l’8 Maggio scorso con uno sciopero regionale della sanità in Lombardia che vede la partecipazione di personale delle strutture sanitarie pubbliche e private e l’appoggio di gruppi di pazienti e studenti/esse universitari durante il corteo dei/lle lavoratori/trici che ha sfilato fino alla sede della Regione, raggiungendola nonostate le forze dell’ordine abbiano tentato di impedirlo. Il 10 Maggio successivo si giunge finalmente ad un accordo tra le rappresentanze sindacali e l’amministrazione ospedaliera, accettato infine dai/lle lavoratori/trici riuniti in assemblea: i licenziamenti previsti vengono sospesi e i 64 dipendenti già licenziati vengono reintegrati; viene respinto il passaggio al contratto, decisamente peggiore, della sanità privata; vengono ritirati tutti i pesanti provvedimenti disciplinari nei confronti di lavoratori/trici che durante le lotte avevano superato il numero di ore d’assemblea consentite; l’azienda si impegna a non intraprendere nuove proposte di licenziamenti almeno fino al 31 Dicembre 2014. Le riduzioni degli stipendi, che nelle precedenti proposte dell’amministrazione erano pesanti, si limitano nel nuovo accordo al 9% e non riguardano solo voci di contrattazione aziendale ma anche benefici individuali ed elargizioni padronali fatte a livello personale, il che rende i tagli perlomeno più equi e progressivi.

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Il caso del San Raffaele può insegnarci molto. Innanzitutto che per gli errori commessi dai vertici sono poi i lavoratori/trici quelli che si vuol spremere e sacrificare per rimettere i conti a posto, ma anche che solo con la lotta determinata e unitaria si può ottenere qualcosa: se fosse stato per i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, che oggi celebrano l’accordo raggiunto come una grande vittoria, ci si sarebbe dovuti accontentare di una soluzione ben peggiore. L’accordo sottoscritto è invece un risultato che scaturisce dalle lotte di chi non s’è fatto/a sconfiggere né dalla rassegnazione, né dalle promesse del “meno peggio”, né dalla repressione, non va celebrato come una grande vittoria, come sottolinea l’USI San Raffaele, ma come un primo successo parziale in un percorso di lotte ancora lungo per la difesa dei servizi pubblici e dei diritti dei/lle lavoratori/trici. Quella del San Raffaele di Milano non va intesa solo come una vertenza che riguarda una singola struttura sanitaria, in gioco c’è l’accesso ad un servizio fondamentale da ritenere un bene comune in opposizione alla mercificazione della salute umana.

26 Settembre: giornata di lotta europea contro i tagli e l’austerity.

Fonte: blog della federazione romana dell’USI.

” 26/9 giornata di lotta europea /// 19/9 assemblea pubblica

26 SETTEMBRE 2012 – GIORNATA DI LOTTA EUROPEA
contro i tagli e le politiche di austerità
NON VOGLIAMO PAGARE LA CRISI DI UN SISTEMA CHE NON E’ IL NOSTRO!
Organizziamoci insieme per vincere!
La crisi del sistema capitalista si espande in tutti i paesi. Ovunque i governi e il padronato prendono a pretesto questa situazione per sfruttare ulteriormente i lavoratori. Ma sono sicuramente loro i responsabili di questo stato di cose e della crisi del loro sistema economico e politico capitalistico.
Vorrebbero farci credere che tutte le misure eccezionali di adeguamento di tagli, di austerità sono necessari per mantenere il sistema, quando l’unica cosa che vogliono è continuare ad arricchirsi a spese delle persone che vivono del loro lavoro. Tutti gli attacchi che abbiamo subito in tutti i paesi europei hanno lo stesso schema:

– Distruzione dei servizi pubblici
– Riforma delle leggi sul mercato del lavoro che lasciano tutto il potere nelle mani dei padroni
– Eliminazione dei diritti fondamentali, sociali e sindacali, raggiunti dopo molti anni di lotta
– Aumento della precarietà e della disoccupazione
– Attacchi contro il diritto alla pensione e alla salute
– Attacco alla scuola e all’università
Tutte le direttive del FMI, della Banca Mondiale, della BCE, cercano solo di salvaguardare gli interessi dei più potenti. Il sindacalismo tradizionale sta lasciando un altra volta soli i lavoratori. In queste condizioni non si possono firmare accordi e accettare i dictat imposti dagli organismi internazionali.
Per noi, il ruolo del sindacalismo è quello di difendere i lavoratori e di costruire una società più giusta; questo compito passa per una netta opposizione ai piani di austerità , non è più possibile usare modelli concertativi.
Si rende necessaria una forte mobilitazione con scioperi e manifestazioni a livello europeo.
Per il movimento operaio, la priorità deve essere posta nella costruzione di una mobilitazione europea, e non nella negoziazione con i padroni. Non si possono accettare accordi o patti che applicano i piani di austerità e di tagli decisi dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale.
Costruiamo insieme un movimento sindacale europeo alternativo e una grande mobilizzazione sociale per il 26 settembre.

 

RIUNIONE PUBBLICA

 

MERCOLEDI 19 ORE 18.30
L.O.A. ACROBAX via della Vasca Navale(Ponte Marconi)

 

PRESIDIO ALL’UFFICIO DELL’UNIONE EUROPEA
MERCOLEDI 26 in VIA IV NOVEMBRE 149
DALLE 16.00 ALLE 19.00

 

a firma della
RETE EUROPEA DEL SINDACALISMO DI BASE E ALTERNATIVO
(Cgt Spagna, Usi Italia, Cub Italia, Tie Germania, Solidaires Francia, Ese Grecia, So Spagna, Intersindacal Spagna, Cnt Francia, Sud Svizzera, Cib-Unicobas Italia)
dall’appello della CGT SPAGNOLA in appoggio allo sciopero generale dei paesi baschi che viene diffuso da USI Confederazione nazionale sindacati autogestiti e di federazioni locali intercategoriali sito: www.usiait.it e www.unionesindacaleitaliana.blogspot.com

Sede nazionale: ROMA LARGO VERATTI 25 tel. 06/70451981 fax 06/77201444 usiait1@virgilio.it

Per quanto riguarda la Spagna, ecco il comunicato sull’ indizione di una giornata di lotta per il 26 Settembre, estratto dal sito Anarkismo:

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” CONFEDERACIÓN GENERAL DEL TRABAJO
UFFICIO STAMPA CONFEDERALE

DICHIARAZIONE DEL SINDACALISMO DI CLASSE ED ALTERNATIVO
INDIZIONE DI UNA GIORNATA DI LOTTA PER IL 26 SETTEMBRE


In questo momento stiamo assistendo ad un processo accelerato di deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro unitamente ad una perdita crescente di diritti e libertà. Questo processo si avvale dello strumento del debito pubblico con la finalità di deteriorare e privatizzare tutto il sistema pubblico.

Le politiche perseguite dai governi del PSOE e del PP insieme ai loro partners nazionalisti ci hanno portato a questa situazione di emergenza sociale. Pertanto, il sindacalismo di classe ed alternativo non darà nessun sostegno al sistema capitalistico con soluzioni di ripiego o misure parziali, ma al contrario, ci pronunciamo per la lotta e per la mobilitazione come elementi fondamentali di trasformazione sociale, di fronte alle imposizioni della troika (FMI, BCE e Commisione Europea) che vengono fatte recepite nelle politiche dei governi in ginocchio.

Continuiamo ad opporci alle politiche sindacali di concertazione sociale (rappresentata dalle CC.OO e dalla UGT) che tante disastrose conseguenze hanno procurato nel corso negli anni alla maggioranza della popolazione. Il referendum non può essere utilizzato come elemento di freno né come moneta di scambio nei confronti di un futuro e necessario sciopero generale, né come uno strumento di smobilitazione, né tanto meno per sollecitare un governo di coalizione nazionale. La volontà popolare si sta già esprimendo abbondantemente nelle mobilitazioni di piazza.

Ci opponiamo all’aumento dell’IVA, che colpisce particolarmente i redditi della popolazione, i quali sono totalmente impegnati nell’acquisto degli alimenti necessari. Denunciamo come il denaro destinato al salvataggio del sistema finanziario venga reperito a spese dei contribuenti, in quantità anche superiore a quanto previsto in bilancio per i servizi pubblici, in base all’accordo tra PSOE e PP avvenuto con la riforma costituzionale di un anno fa.

Siamo testimoni di una truffa colossale, che dovrebbe avere conseguenze penali e detentive per i responsabili. Esigiamo un audit sul debito.

Il sindacalismo di classe ed alternativo appoggia i percorsi assembleari e di lotta nati dalle piattaforme dei cittadini in cui si difendono valori di solidarietà e di opposizione all’attuale sistema capitalista nonché di costruzione di un nuovo modello sociale, politico ed economico al servizio degli interessi generali. Contro la paura, occorre rispondere con l’unità e con la lotta.

Consideriamo imprescindibile proporre, in forma coordinata, un calendario di mobilitazione permanente che tenda ad unificare le diverse lotte, a raccogliere le proposte avanzate dai movimenti di base e dalle assemblee ed, in definitiva, a creare le condizioni per una nuova indizione di sciopero generale, la cui data collochiamo prima della approvazione della Legge di Bilancio dello Stato. Pertanto, indiciamo per il 26 settembre una gionata di lotta in tutto lo stato con assemblee, presidi, manifestazioni…in cui dibattere sulla indizione di uno sciopero generale.

Esigiamo la abrogazione di tutti i Decreti (sulla Riforma del Lavoro e sui tagli ai salari, alla sanità, all’istruzione, ai servizi sociali, sulle misure fiscali, sui diritti violati degli immigrati, …) perché attentano ai diritti ed alle libertà della classe lavoratrice e della società nel suo intero, dando benefici esclusivamente ai potentati economici. La difesa inequivoca dei servizi pubblici è una garanzia del mantenimento dei diritti di cittadinanza.

Il sindacalismo di classe ed alternativo che rappresentiamo appoggia la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici delle miniere, dei trasporti, dell’agricoltura andalusa (abrogazione della soglia delle 35 giornate di salario per accedere ai sussidio di disoccupazione), così come sostiene lo sciopero generale indetto nei Paesi Baschi dai sindacati nazionalisti, dal sindacalismo di classe ed alternativo e dai movimenti sociali.

Convochiamo una riunione per il prossimo 6 ottobre in Andalusia per continuare a coordinare le iniziative suscitate dal sindacalismo di classe ed alternativo in forma unitaria.

Pertanto, ci dichiariamo:

  • per non pagare il debito né gli interessi maturati. Esigiamo un audit sul debito e pene detentive per i colpevoli. Esigiamo la nazionalizzazione della Banca e la creazione di una Banca Pubblica.
  • contro il crescente riarmo, riaffermiamo il nostro NO alla NATO.
  • per respingere fermanente le misure repressive che, sempre di più, colpiscono gli attivisti sociali e sindacali che si oppongono alle misure governative.
  • contro la riforma del lavoro ed ai tagli ai salari.
  • per non continuare a dare denaro al sistema finanziario.
  • per la difesa dei servizi pubblici e delle aziende pubbliche (così come dei terreni pubblici e di altri beni). No al loro deterioramento e privatizzazione.
  • perché sia colpita la frode fiscale. Nessuna amnistia.
  • per l’uguaglianza dei diritti degli immigrati.
  • contro l’esclusione sociale e contro la povertà. Che le classi popolari abbiano accesso garantito a: cibo, acqua, cure (sanità), libri (istruzione e cultura), casa.
  • per le dimissioni del governo centrale e dei rispettivi governi regionali, così come di chiunque altro sia al servizio della Troika, la quale illegittimamente attenta con le sue misure agli interessi generali della popolazione.
  • per la costruzione su basi di democrazia diretta di una alternativa sociale e politica che difenda gli interessi delle classi popolari.

Invitiamo, pertanto, tutti i lavoratori e le lavoratrici, i disoccupati, i pensionati, gli studenti, i collettivi degli sfrattati, gli immigrati ed i partecipanti ai movimenti sociali a partecipare alla giornata di lotta indetta dal sindacalismo di classe ed alternativo a livello statale per il 26 settembre, a sostegno di una indizione di sciopero generale.

Confederacion General del Trabajo (CGT)
Corriente Sindical Izquierdas de Asturias (CSI)
Intersindical de Aragón
Intersindical Alternativa de Cataluña (IAC)
Confederación Intersindical
Confederación Nacional del Trabajo (CNT)
Sindicato Andaluz de Trabajadores (SAT)
lntersindical Canaria
Coordinadora Sindical de Clase (CSC)
Solidaridad Obrera
Sindicato de Comisiones de Base (Cobas)
Sindicato de la Elevación (SE)
Movimiento Asambleario de Trabajadores de la Sanidad (MATS)
Alternativa Sindical de Trabajadores (AST)
Sindicato Obrero de Puertos Canarios
Frente Sindical Obrero Canario (FSOC)
Convergencia Sindical Canaria
Sindicato Asambleario de Sanidad

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.”