Germania: NSU, Stato e politiche sull’immigrazione. Un articolo per approfondire.

Il gruppo terroristico tedesco NSU (National-Sozialistischer Untergrund, ovvero “Sottosuolo Nazionalsocialista” o “Clandestinità Nazionalsocialista”), composto da Uwe Böhnhardt, Uwe Mundlos e Beathe Zschäpe, è stato responsabile tra il 1998 e il 2008 di dieci omicidi, tre attentati dinamitardi e numerose rapine. La carriera terroristica del trio è terminata solo con la morte di Böhnhardt e Mundlos, presumibilmente suicidatisi dopo un tentativo fallito di rapina, e col successivo arresto della Zschäpe. È stato allora che l’opinione pubblica è venuta a conoscenza dell’esistenza di questa cellula terroristica neonazista, che è stata capace di uccidere otto persone di origine turca, una di origine greca, una poliziotta tedesca e di compiere attentati e rapine mentre i suoi membri, già noti alle autorità, si muovevano senza temere troppo di essere scoperti e le indagini sugli omicidi e sulle bombe prendevano più che altro di mira le vittime e il loro presunto coinvolgimento in giri malavitosi gestiti da connazionali. Con l’inizio del processo a Beathe Zschäpe è emerso come diversi apparati polizieschi e servizi segreti abbiano insabbiato le indagini, fatto sparire prove, taciuto e coperto gli assassini, mentre ottenevano informazioni da diversi neonazisti in cambio di denaro, a sua volta utilizzato per finanziare le sanguinose attività dell’NSU. Ufficialmente si è parlato di panne, cattivo coordinamento tra le forze di sicurezza e concorrenza tra i diversi reparti, al più di incompetenza individuale. La realtà invece è molto peggiore. Quella che può sembrare una teoria complottista, lo Stato -o alcuni settori che ne fanno parte- che usa gli estremisti di destra come braccio armato illegale per perseguire obiettivi politici e strategici che devono rimanere perlopiù estranei alla conoscenza dell’opinione pubblica, non è una fantasia. Chi pensasse diversamente farebbe bene a ricordare Piazza Fontana, Piazza della Loggia e il treno Italicus in Italia, le rapine e gli attentati del Brabante in Belgio, i colpi di stato in Grecia e Turchia- solo per citare alcuni esempi, i più noti e documentati fra i tanti. Rimane solo da chiedersi cosa ancora non sappiamo riguardo quelle strutture messe in piedi con l’inizio della Guerra Fredda, quanto queste siano ancora funzionanti e quale sia il loro attuale impiego e raggio d’azione al di là dei casi noti.

Nel caso tedesco, il ruolo dello Stato nell’ “affare NSU” èstato trattato approfonditamente in un articolo firmato dal collettivo tedesco Wildcat e ripubblicato in lingua inglese sulla rivista Viewpoint Magazine, del quale trovate qui sotto il link. Pur preferendo la segnalazione e la diffusione di articoli in italiano su questo blog, ritengo l’argomento particolarmente importante e l’articolo altamente informativo e corretto (al di là di qualche dettaglio sul quale dibattere o avere dubbi), quindi invito chiunque non abbia molta dimestichezza con l’inglese ma sia comunque interessato/a a saperne di più a fare uno sforzo nella lettura!

The Deep State: Germany, Immigration, and the National Socialist Underground.

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Riflessioni a 35 anni dall’attentato all’Oktoberfest di Monaco di Baviera.

Risultati immagini per anschlag oktoberfest 1980 Il 26 settembre del 1980, durante la famosissima ed affollatissima Oktoberfest a Monaco di Baviera, venne fatta esplodere una bomba che causò la morte di 13 persone e il ferimento di altre 211, numerose delle quali rimarranno mutilate o invalide. Gundolf Köhler, un giovane neonazista appartenente all’organizzazione Wehrsportgruppe Hoffmann messa fuorilegge pochi mesi prima e morto lui stesso durante l’attentato, verrà ritenuto l’unico responsabile della strage. A trentacinque anni di distanza da quell’orrendo fatto di sangue sono ancora in molti a manifestare dubbi sulla possibilità che Köhler abbia agito da solo, come dimostra anche la recente riapertura del caso da parte della procura federale tedesca a fronte di una nuova testimonianza. Di certo vi sono una serie di responsabilità, alcune morali, altre materiali, riguardanti l’attentato che non devono essere taciute. Non è né la prima né l’ultima volta, come dimostra il più recente caso degli omicidi e attentati dell’organizzazione neonazista NSU, che in Germania come in altri Stati europei avvengono pesanti collusioni fra istituzioni ed elementi e organizzazioni di estrema destra.

Il governo della Repubbilca Federale Tedesca ammise nel 1990 che “la costruzione di organizzazioni Stay-behind iniziò già poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale”. Gli USA crearono in quasi tutta l’Europa Occidentale una serie di organizzazioni paramilitari, controllate direttamente dai servizi segreti statunitensi con la collaborazione dei servizi segreti dei diversi Stati coinvolti, che avevano il compito di intervenire come unità di guerriglieri nel caso fosse avvenuta un’invasione da parte dell’URSS, restando dietro le linee nemiche per compiere attentati e sabotaggi e raccogliere informazioni. Nonostante tale invasione non abbia mai avuto luogo, i gruppi paramilitari comprendenti principalmente elementi reazionari, legati all’estrema destra e spesso con un passato nelle file di regimi fascisti e nazisti (come il primo capo del servizio di spionaggio della Germania Ovest Bundesnachrichtendienstes, Reinhard Gehlen, già ufficiale del Terzo Reich e criminale di guerra) addestrati ed equipaggiati da unità speciali delle forze armate statunitensi e a volte anche britanniche, vennero usati per destabilizzare quello che in Occidente viene comunemente definito l’ordine democratico e costituzionale, attraverso il compimento di azioni di stampo terroristico volte ad impedire la presa del potere da parte di forze politiche parlamentari ritenute filocomuniste o anche solo troppo progressiste. Quest’operazione, nota sotto il nome di strategia della tensione, a chi conosce almeno un pò la storia contemporanea d’Italia fa subito venire in mente omicidi a sfondo politico mai del tutto chiariti, colpi di stato sfumati all’ultimo momento e stragi come quelle di Piazza Fontana a Milano, del treno Italicus, di piazza della Loggia a Brescia ed altre ancora. La strage più grave avvenuta in Italia nel secondo dopoguerra è quella della stazione di Bologna (2 Agosto 1980), nella quale un ordigno ad alto potenziale uccise 85 persone e ne ferì più di 200. Meno di due mesi dopo, la strage dell’Oktoberfest a Monaco di Baviera. Anche qui, come a Bologna, ad essere ritenuti gli autori materiali sono estremisti di destra, senza però l’individuazione di un mandante. Nel caso tedesco, gli investigatori collegarono il presunto attentatore con un’altro personaggio legato alla scena neonazista, la guardia forestale Heinz Lembke, ritenuto il responsabile di una serie di arsenali sotterranei nei quali erano custoditi tra l’altro esplosivi. Dalle indagini venne fuori che Lembke, al quale era stata attribuita tutta la responsabilità dei nascondigli di armi (cosa impossibile, data l’enorme quantità di armamenti e materiali nascosti che non sarebbero potuti sparire da depositi dell’esercito senza che nessuno se ne accorgesse), riforniva altri militanti dell’estrema destra. Gli arsenali in questione sono uguali ad altri esistiti in diversi Stati dell’Europa occidentale, spesso venuti alla luce in modo casuale o a seguito di clamorose rivelazioni da parte di persone ben informate dei fatti ed erano destinati ai gruppi di “gladiatori” dell’operazione Stay-behind. Eppure il governo cristiano-democratico di Helmuth Kohl in carica all’epoca delle rivelazioni su Stay-behind nei primi anni ’90 del secolo scorso tentò di minimizzare il ruolo, non potendo del tutto negare l’esistenza, di quello che si può ben definire un’esercito segreto e che non solo in Italia è ormai noto col nome di Gladio, mentre immediatamente dopo l’attentato di Monaco il candidato cristiano-sociale alla carica di cancelliere Franz Josef Strauß, oltre a scaricare le responsabilità morali della strage sui rivali politici,  ebbe a dire che la strage era opera materiale del gruppo armato marxista-leninista Rote Armee Fraktion. Un depistaggio, come i tanti che si susseguono durante i processi per la strage, accompagnati dalle solite “stranezze”: testimoni che muoiono durante gli interrogatori, testimonianze e indizi ignorati, prove distrutte, lo stesso Lambke che, appena decisosi a collaborare con gli inquirenti, verrà ritrovato impiccato nella cella nella quale era detenuto. Alla fine, oltre alla scia di cadaveri e di persone irreparabilmente danneggiate, rimangono la consapevolezza che non tutta la verità sia stata raccontata, la certezza che agenti di Gladio e dei servizi segreti hanno tentato di depistare le indagini e il sospetto, come afferma lo scrittore Tobias von Heymann, che l’attentato avesse lo scopo di favorire l’elezione a cancelliere del reazionario Strauß e del suo partito CSU. In questi casi la colpevolezza non va cercata solo nel/gli esecutore/i materiale/i degli atti terroristici, ma in un’intero sistema.