Interviste sul (e dal) Kurdistan: dalla resistenza ad una nuova forma di società.

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Spesso non è facile reperire informazioni attendibili e di prima mano sugli sviluppi della situazione in Rojava, sulla natura dei cambiamenti in corso nel kurdistan siriano e sulla situazione e le prospettive rivoluzionarie dei curdi in Siria. L’ultima buona notizia giunta nei giorni scorsi è che la città di Kobane è ora nelle mani delle forze di autodifesa popolare e le truppe dello Stato Islamico si sono ritirate, ma è necessario andare oltre i resoconti delle battaglie sul piano militare e le notize fornite dai media mainstream che ignorano volutamente l’esistenza di milizie popolari di fondamentale importanza come YPG e YPJ e non parlano dell’autogestione in chiave emancipatoria della comunità locali. Soprattutto negli ambienti anarchici/libertari/antiautoritari crescono attenzione e dibattito sulla genuinità della rivoluzione sociale in Rojava e c’è chi, come David Graeber, arriva addirittura a fare paralleli tra la rivoluzione spagnola del 1936 e l’attuale situazione nel kurdistan siriano.

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Le informazioni su quella che è la realtà quotidiana, le forme di organizzazione democratiche di base, il ruolo delle organizzazioni politiche, le prospettive emancipatorie, egualitarie e antiautoritarie, vanno cercate tra quelle fornite da chi vive nei territori interessati o da essi proviene o chi è stato in tempi recenti in quelle zone, resoconti attendibili e analisi verosimili dei fatti necessari per avere un quadro più completo della situazione in corso e per consentirci eventualmente di immaginare sulla base degli eventi in corso i possibili sviluppi futuri, ma anche per avere un punto di partenza nel caso si voglia contribuire concretamente ad aiutare, per quanto possibile, gli sforzi di chi combatte per quella che noi riteniamo essere una causa condivisibile. Ho deciso perciò di segnalare alcuni resoconti diretti e interviste che trattano gli aspetti dei quali ho appena accennato. Penso che le eventuali divergenze su alcuni fatti e opinioni riportati e qualche imprecisione (dovuta, immagino, a errori di traduzione o di mancata correzione dei testi) non intacchino la validità né l’importanza delle testimonianze:

Il resoconto di Zaher Baher dalla sua visita in Rojava (riportato sul sito di Barbara Collevecchio);

Intervista col Kurdistan Anarchist Forum sulla situazione in Iraq/Kurdistan (riportato sul sito di Barbara Collevecchio);

Intervista al comandante delle YPG a Serêkaniyê (dal sito dell’ onlus Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia);

Intervista al giornalista Ozgur Amed (dal sito ZNET Italy);

Intervista a compagni e compagne del DAF (pubblicato su Umanità Nova);

Intervista al fumettista Zerocalcare al ritorno dal suo viaggio in Rojava (dal sito Il Becco del Tucano).

“Strafe. Recht auf Gewalt”: una critica radicale al sistema carcerario.

Buch: Strafe - Recht der Gewalt Circa un anno fa ho ordinato per posta e letto un libricino, scritto in lingua tedesca, il cui argomento trattato- la critica al sistema punitivo e di conseguenza alle carceri- aveva attirato non poco la mia attenzione. Si trattava di una pubblicazione edita da una fondazione di utilità sociale (Gemeinnützig), Stiftung Freie Räume, scritta nell’ambito di un progetto scolastico d’una scuola svizzera e firmata Johannes Bühler, dal titolo “Strafe. Recht auf Gewalt” (“Punizione. Diritto alla violenza”). Al netto di foto e pubblicità ad altre pubblicazioni “d’area”, il libro avrà avuto sì e no 70 pagine, nelle quali però si viene spinti alla riflessione approfondita ed alla critica radicale più di quanto non accadrebbe con la lettura di tomi imperscrutabili- a patto che sul tema in questione ne esistano! Il testo si sviluppa partendo dal presupposto di una critica alla punizione come forma di violenza, di conseguenza attacca alla radice il concetto di punizione, la sua “utilità” sociale, le disuguaglianze sociali che portano alcuni individui a comportarsi in modo nocivo nei confronti di altri membri di una comunità, ma anche i concetti stessi di “reato” e “giustizia” in senso giuridico. In un sistema sociale che riduce al minimo possibile la violenza il sistema punitivo non ha senso, risulta solo dannoso e distruttivo della coesione sociale, crea nuovi problemi invece di risolvere quelli già esistenti: è questo in sostanza ciò che afferma Bühler a conclusione della prima parte del libro (Kritik/Critica), per poi lasciare spazio nella seconda parte (Interviews/Interviste) ad una serie di opinioni differenti e spesso contrastanti, una sorta di dibattito indiretto tra le persone intervistate. A prendere la parola sono avvocati/esse, giudici, detenuti politici ed attivisti anticarcerari con diverse opinioni e posizioni politiche, ciascuno/a espone il proprio punto di vista fornendo al/lla lettore/trice la possibilità di confrontare, riflettere, aggiungere tasselli utili a formare la propria opinione sull’argomento.
A fronte dell’impressione che ho avuto dalla sua lettura non posso far altro che consigliare vivamente questo libro a chiunque capisca abbastanza bene il tedesco (chi volesse approfittarne troverà a questo link il libro in formato pdf), nella speranza che presto anche in lingua italiana vengano scritte e pubblicate opere simili non solo per argomento, ma anche per impostazione.