Due parole su famiglia e matrimoni gay.

Risultati immagini per matrimoni gay usa satira La famiglia è il primo nucleo sociale con il quale un individuo viene a contatto. L’individuo in questione viene “educato” solitamente secondo i valori dei componenti adulti di questo nucleo, che a loro volta hanno normalmente introiettato le norme ed i principi della più ampia società e cultura nelle quali essi vivono. La famiglia è solitamente una struttura gerarchica e quindi un nucleo nel quale si riproducono le dinamiche di repressione, condizionamento e sfruttamento in atto in tutta la società, nella quale i membri adulti riversano le proprie ansie, frustrazioni, aspettative e nevrosi su quelli più piccoli, deboli, malleabili, incapaci di difendersi. La formula che potrebbe adattarsi meglio a descrivere la famiglia patriarcale/tradizionale è quella del “nach oben bücken, nach unten treten”, ovvero sottomettersi coi superiori e sfogarsi coi sottoposti. È la regola che vige sempre in una società gerarchica fondata sul dominio e sullo sfruttamento, grande o piccola che sia. Un tipo di famiglia diversa da quella tradizionale farebbe eccezione? Sto pensando al fatto che nei giorni scorsi i matrimoni gay sono stati legalizzati in Irlanda e negli Stati Uniti d’America, due Paesi ritenuti comunemente molto tradizionalisti, dove la religione cristiana svolge un ruolo ancora determinante a livello sociale. Un tipo di nucleo familiare più aperto porta con sé valori emancipatori o tende comunque a riprodurre le funeste dinamiche sopra citate? Basta che a sposarsi siano due uomini o due donne invece che un uomo e una donna per far sì che si goda maggiore libertà e parità di diritti all’interno di questa unione? E ancora, non sarebbe meglio abolire direttamente l’istituzione del matrimonio, o perlomeno rinunciarvi fintanto che questa esiste? Partiamo dall’aspetto pratico della faccenda: le legislazioni di diversi Stati, per quanto io ne sappia, prevedono che le coppie sposate godano di maggiori diritti rispetto quelle non sposate, ragion per cui si potrebbe ricorrere al matrimonio per mero opportunismo. Tra i diritti in questione vi è anche quello di poter adottare dei bambini e sinceramente mi è impossibile rimanere indifferente di fronte al fatto che con le adozioni si possono sottrarre dei minori ad un destino fatto di violenza, abbandono e miseria -sempre che questi elementi non vengano riprodotti anche nel nucleo familiare che adotta!-, impossiblie anche negare il fatto che l’esclusione arbitraria dal godimento di un diritto andrebbe percepita spontaneamente come ingiustizia. D’altra parte non va dimenticato che l’istituzionalizzazione di un diritto ne annulla la carica potenzialmente sovversiva nei confronti dell’ordine di cose esistente…sempre che il diritto al matrimonio possieda una qualche potenzialità sovversiva! Semmai le forme di famiglia, etero o gay, allargate o meno, costruite sulla base di rapporti realmente paritari, di affetto e rispetto reciproco, il più possibile liberate da forzature, menzogne, violenza e tirrannie varie, nelle quali un individuo può formarsi e svilupparsi nel modo più libero possibile ricevendo gli strumenti per poter affrontare in modo consapevole ed autonomo la vita, possono rappresentare un punto di partenza per scardinare pian piano i valori tradizionali, reazionari ed autoritari, fondati sul dominio, sulla diseguaglianza e sulla sopraffazione. Partendo dalla famiglia e dalle famiglie, ripensandone il concetto di fondo e gli obiettivi, le forme e la struttura, si può cambiare molto, dall’interno innanzitutto. Per il momento, senza facili entusiasmi, rimane la soddisfazione di aver almeno dato una pedata ai soliti reazionari difensori della famiglia “tradizionale”…

Risultati immagini per matrimoni gay usa satira…come queste Fratelle d’Itaglia capitanate dalla Meloni che, secondo tradizione, dovrebbe star a casa a sfornar figli e infornar torte di mele. Nel ricordare a costoro che di mamma non ce n’è una sola (ché la mia non è la loro, meno male!) e che quella dei cretini è sempre incinta e lorsignori/e ne sono la prova vivente (o morente, ci si augura), resto fiducioso del fatto che presto i vari residuati fascisti tricolorati e i fondamentalisti religiosi tutti dovranno ingoiare un’altro boccone amaro anche nel “loro” Paese.

Dove c’è Balilla c’è Casa (Pound?).

Al Signor Barilla, quello della pasta e dei biscotti, piace la famiglia tradizionale, pertanto nelle sue pubblicità ci saranno solo, come sempre, famiglie composte da mamma e papà sorridenti, anziani sani e di bella presenza, bambini belli puliti e ordinati, il tutto condito da paesaggi idilliaci e armoniosi. Non sia mai che la realtà faccia capolino negli stereotipi falsati voluti da certi spot commerciali! Niente anziani invalidi e bisognosi di cure, distrutti da una vita di duro lavoro e da amare delusioni; niente coppie separate con figli nati da diversi matrimoni, niente ragazze madri o ragazzi padri; nessun marito che, incapace di risolvere i propri problemi e frustrazioni lottando contro ciò che lo fa soffrire, si accanisce usando violenza contro moglie e figli. Nella visione distorta proposta da spot in stile Mulino Bianco non c’é posto per una realtà fatta di disagio, problemi lavorativi e abitativi, difficoltà economiche, diversità: viva la famiglia tradizionale, quindi, anzi viva l’immagine ideale di ciò che la famiglia tradizionale non è mai stata. Non a caso le notizie di cronaca intervallate da suddette idilliache pubblicità ci parlano ogni giorno di padri di famiglia che “impazziscono” e ammazzano consorte e prole, di abusi sessuali nei confronti di minori compiuti da parenti prossimi, di separazioni e divorzi a colpi di denunce, veleni e rancori di ogni sorta tra ex-coniugi che non risparmiano il coinvolgimento dei figli. Che bella quindi la famiglia partiarcale, quella nella quale per la donna c’é sempre un posto sicuro come figura centrale coronata dallo slogan “Kinder, Küche, Kirche”, un pò come la vergine madre di Gesù, disposta a soffrire ed a sacrificarsi mettendo da parte le proprie necessità in nome del destino e del volere superiore, brava a sfornare torte e figli, abile nelle faccende di casa, sempre lì a pulire e spadellare mentre il marito, dopo una dura giornata di lavoro, si ubriaca al bar con gli amici o la cornifica con qualcuna sbrigativamente definita “poco di buono” e “rovinafamiglie” (solo lei, l’uomo no, non sia mai!). Di fronte all’immagine dello scontro frontale tra le cazzate della famiglia perfetta usata per vendere pasta e biscotti e la realtà dello sfacelo della famiglia tradizionale crollata sotto il peso delle proprie contraddizioni, dei mutamenti sociali e delle esigenze del capitalismo, preferisco un mondo nel quale le persone si amino liberamente e consapevolmente in modo sincero, rispettandosi a vicenda, senza ipocriti conformismi dettati dalla pseudomorale vigente. Preferisco accettare la diversità in nome della felicità del singolo e dell’arricchimento collettivo, in una società nella quale ognuno/a scelga la propria identità ed i propri ruoli senza forzature né coercizioni, ricercando la soddisfazione dei propri bisogni insieme agli altri e non a scapito degli altri.

Mi rendo conto, rileggendo quanto ho appena scritto, di non aver parlato espressamente di omosessuali. Questo dimostra che l’attaccamento di certi tradizionalisti alla famiglia patriarcale ha risvolti ben più ampi di quelli riguardanti solo le coppie formate da persone dello stesso sesso. Ciò dovrebbe far doppiamente riflettere, è una questione che ci riguarda tutti/e.