Grecia: fabbrica occupata inizia la produzione sotto controllo operaio.

Martedì 12 Febbraio 2013 è il giorno in cui è iniziata ufficialmente la produzione sotto controllo operaio nella fabbrica di materiali da costruzione Vio.Me (Metaleftikì Viomijanikì) di Salonicco. Gli/le operai/e non ricevevano il loro salario dal Maggio del 2011, la fabbrica era stata abbandonata dai padroni e il futuro che gli si prospettava era quello di ingrossare le file dei disoccupati, che in Grecia hanno raggiunto la percentuale del 30% della popolazione. Al posto di demoralizzarsi e lasciarsi trascinare nel vortice della miseria, dell’apatia e del cannibalismo sociale fomentato da una società priva di solidarietà dove ognuno pensa a se stesso e cerca di tirare avanti spesso sulla pelle altrui, i/le lavoratori/trici della Vio.Me si sono organizzati tra loro in assemblea, hanno inizialmente scioperato dal Settembre 2011 rivendicando il loro diritti per poi decidere, con voto all’unanimità durante una riunione tenutasi a fine Gennaio 2012, la riapertura della fabbrica sotto controllo operaio, senza aspettare il riconoscimento legale della loro iniziativa (che comunque hanno chiesto già nell’Ottobre 2011).

L’esempio delle fabbriche occupate e autogestite dai/lle lavoratori/trici è vecchio quanto le lotte del movimento operaio. Tra gli esempi passati di occupazione ed autogestione basterà citare il cosiddetto “biennio rosso” (1919-1920) in Italia e l’autogestione in Catalogna durante la guerra civile spagnola (1936-1939), mentre tra gli esempi più recenti e più noti vi è quello delle FaSinPa, “fabbriche senza padroni”, iniziato in Argentina intorno al 2001 e tuttora in corso in diverse fabbriche e aziende. È proprio una situazione di crisi economica simile a quella che colpì l’Argentina nel 2001 che gli/le operai/e della Vio.Me si trovano a dover ora affrontare, una crisi alla quale è necessario reagire in prima persona senza aspettare che si realizzino le vane promesse di governi e padroni da sempre impegnati a difendere i loro interessi alle spalle di chi viene sfruttato.