Si scrive tragedia, si legge massacro.

“Coloreremo il mare con il vostro sangue”, minacciavano i jihadisti dell’ ISIS lo scorso Febbraio in uno dei loro deliranti video rivolti all’Italia. A tingere il Mar Mediterraneo non è però il sangue degli italiani, ma quello di migliaia di disperati/e partiti/e su imbarcazioni di fortuna dalle coste del Nord Africa, che finiscono spesso per perdere la vita nel tragitto. Due giorni fa, di fronte a più di 900 migranti vittime dell’ennesima tragedia della disperazione, massmedia e politici di tutta Europa fanno a gara nel proclamare il proprio sdegno e nell’individuare cause e soluzioni per evitare che certi drammi si ripetano in futuro. Fatta la somma delle dichiarazioni che vanno per la maggiore, provenienti da diverse istituzioni e rappresentanti politici e governativi, il messaggio potrebbe suonare all’incirca così: “servono più fondi e mezzi per rendere sicuro il Mar Mediterraneo, le politiche di accoglienza dei rifugiati richiedenti asilo vanno migliorate, va combattuto il traffico di esseri umani e puniti più severamente gli scafisti, le persone che fuggono verso l’Europa vanno aiutate a casa loro”. Lo sciacallaggio degli scafisti e la minaccia dell’ISIS e dei conflitti locali come cause, gli aiuti allo sviluppo per i Paesi fonte di emigrazione e il pattugliamento marittimo come soluzioni…Tutto qui? Di quei 900 esseri umani periti in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa, molti provenivano da Iraq e Afghanistan, Paesi invasi e devastati da guerre imperialiste scatenate da potenze occidentali per puri interessi economici e strategici. È vero che molti fuggono dalle violenze perpetrate da gruppi fondamentalisti islamici, ma è indispensabile ricordare che, prendendo l’esempio della Nigeria, Boko Haram è un problema recente, mentre a devastare ambiente ed economie locali e a spargere il terrore sono da decenni le compagnie petrolifere che rapinano i/le nigeriani/e delle ricchezze della loro terra, fomentando guerre locali e foraggiando regimi autoritari, mettendo a ferro e fuoco i villaggi che si oppongono all’avvelenamento della terra ed alle condizioni di vita miserabili riservate ad ampie fasce della popolazione private delle più elementari fonti di sostentamento. Anche in Siria, mancando la benchè minima volontà da parte delle potenze interessate “a distanza” dal conflitto di risolverlo con la dipolomazia, gruppi come l’ISIS hanno avuto la possibilità di rafforzarsi ed espandere il proprio raggio d’azione grazie al sostegno delle potenze occidentali, che ancora fino a poco tempo fa appoggiavano quest’organizzazione in chiave anti-Assad. A far fuggire tante persone dai loro luoghi di origine sono perciò conflitti, dittature e disastri economici che hanno spessissimo origine nella volontà da parte degli Stati “ricchi” di mantenere ed espandere le proprie ricchezze ed il proprio dominio. D’altra parte, al di là dell’ipocrisia e della retorica dei politicanti europei, di fronte a crescita, competitività, espansione sul mercato, produttività, aumento del prodotto interno lordo, le vite umane contano ben poco, specialemnte se sono quelle di abitanti di Paesi “poveri”. Aiutarli a casa loro dovrebbe significare lasciarli in pace, liberarli dalla morsa delle multinazionali, del debito, delle occupazioni militari, dalla devastazione del territorio, dalle dittature per procura e dai gruppi di mercenari, ma tutto ciò è impensabile per le potenze occidentali. Fuggiti/e verso l’Europa, i/le migranti che sopravvivono al viaggio e agli aguzzini che glielo organizzano devono vedersela con la burocrazia, col razzismo statale e con quello di quei/lle cittadini/e europei/e che temono di perdere i loro privilegi o i loro diritti per mano dei/lle nuovi/e arrivati, non rendendosi conto che i diritti li si conquista con la lotta unitaria di tutti/e gli/le oppressi/e e sfruttati/e e li si perde quando ci lascia dividere da chi ha interesse a dominarci per poterci meglio sfruttare. Ed è proprio lo sfruttamento, il più brutale, che attende gli/le immigrati/e che riescono a rimanere nel vecchio continente. Manodopera a basso costo che esegue le mansioni più logoranti, faticose e pericolose in cambio, nel migliore dei casi, di una scarsa remunerazione e senza la possibilità di far valere i propri diritti legali. Ci sono però una minoranza di immigrati/e che hanno ottimi titoli di studio, esperienza lavorativa in settori particolari: questi servono all’economia “emersa”, pertanto sono ufficialmente i benvenuti ed anche i politici neoliberisti e della destra moderata li accolgono volentieri. Gli/le altri/e vanno bene come carne da macello, capri espiatori, bassa manovalanza, argomenti di bassa lega per partiti e movimenti razzisti, fonte di guadagno per organizzazioni legali e criminali, valvola di sfogo per frustrati e ignoranti incapaci di ribellarsi contro chi è veramente causa della miseria delle loro vite. E pensare che chi fugge verso la Fortezza Europa cerca solo una vita normale. Forse non tutti/e immaginano che ad aspettarli/e ci sia proprio la normalità, con le fauci spalancate, pronta a sbranarli.

Leave a Reply

Your email address will not be published.