PEGIDA e il razzismo che avanza in Germania.

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Sembrano esserci riusciti, gli islamofobi tedeschi, a trovare un contenitore ed una strategia appropriati per portare per le strade  il loro messaggio con un seguito consistente di seguaci. Dopo i tentativi falliti di creare un nutrito movimento di protesta conto immigrazione ed islam, portati avanti già da alcuni anni a questa parte dalle organizzazioni della destra populista PRO- (PRO-Deutschland, PRO-NRW, Pro-Köln, ecc…), a manifestare per le strade di diverse città tedesche è stata recentemente l’iniziativa HO.GE.SA (“Hooligans Gegen Salafisten”, “hooligans contro i salafisti”), animata da frange violente del tifo calcistico in gran parte autodichiaratesi apolitiche e da personaggi legati ad ambienti di estrema destra. Nonostante alcuni successi di partecipazione numerica, come nel caso della manifestazione tenutasi a Colonia lo scorso 26 Ottobre alla quale parteciparono dalle 4000 alle 4500 persone, l’HO.GE.SA non è un movimento attraente per il cittadino medio tedesco avente tendenze reazionarie e razziste, al quale si rivolge invece il messaggio tanto semplice quanto facente leva su sentimenti irrazionali, sciovinismo e darwinismo sociale del movimento PEGIDA (“Patriotische Europäer Gegen Islamisierung Des Abendlandes”, “patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente”). Difatti le manifestazioni organizzate da e con gli hooligans sono situazioni nelle quali la folla si scatena dando sfogo alla violenza in buona parte fine a se stessa, ma anche indirizzata verso il “diverso”, come nel caso del grosso corteo a Colonia, iniziato con lanci di bottiglie e bengala e aggressioni contro negozi e persone dall’aspetto “straniero”, proseguito col rovesciamento di una camionetta della polizia e interrotto infine dalle cosiddette forze dell’ordine. Il movimento di protesta PEGIDA, attivo dall’autunno 2014, promette invece di non voler usare la violenza: esso si rivolge ai cittadini tedeschi preoccupati per le politiche a loro dire troppo permissive in materia di immigrazione, riecheggiando in parte rivendicazioni fatte proprie dal partito euroscettico e ultraconservatore AfD (“Alternative für Deutschland”, “Alternativa per la Germania”) e presentandosi come movimento che intende difendere la libertà di opinione ed il benessere tedesco, minacciati dall’avanzare dell’islamismo in Germania e dai troppi diritti e sussidi concessi agli immigrati, promuovendo passeggiate in diversi  centri tedeschi per richiamare l’attenzione della classe politica e della cittadinanza su tali problematiche.

Ma guardiamo più da vicino le idee di questi “patrioti europei antiislamici”. Nella sostanza le loro richieste sono simili a quelle di diversi partiti e movimenti europei della destra populista, moderate nei toni dei proclami ufficiali rintracciabili sul web, ma più radicali quando espresse nelle piazze o nelle conversazioni private. Accanto al classico euroscetticismo in nome della sovranità nazionale si evidenziano chiare posizioni razziste, laddove si paventa una minaccia da parte di culture diverse da quella locale o più genericamente da quella “occidentale” con particolare riferimento al mondo islamico, si accusano i  migranti di voler abusare di diritti e ammortizzatori sociali e si associa la presenza di “stranieri” all’aumento della criminalità, anche quando i dati statistici non supportano queste tesi; l’unico tipo di immigrazione accettabile è quello di persone qualificate ed istruite che possano giovare al benessere economico della Nazione e che vogliano integrarsi alla svelta, il tutto in una chiara ottica di darwinismo sociale ed in funzione sciovinista. È d’obbligo qundi un richiamo ai valori tradizionali, perciò anche alla famiglia come classico nucleo composto da uomo e donna con ruoli ben definiti ( ecco l’elemento omofobo e sessista, nemmeno troppo latente) ed al “popolo tedesco” come “comunità nazionale” che dovrebbe venir interpellata nelle decisioni prese dal parlamento: qui non è tanto la critica parziale alla democrazia rappresentativa che dovrebbe saltare all’occhio, quanto la volontà di richiamarsi al “modello svizzero”. In questo quadro reazionario, discriminatorio ed esclusivo non può certo mancare il richiamo all’ordine calato dall’alto e mantenuto con la violenza dallo Stato, laddove si chiedono più mezzi e poteri per la polizia (ironico, quella stessa polizia attaccata dai manifestanti dell’ HO.GE.SA. a Colonia…). Abbozzando un’analisi sociologica, risulta evidente che a raccogliersi attorno alla sigla PEGIDA sono persone bisognose di un’identità di gruppo, che si sentono minacciate da un possiblie decadimento del loro benessere e che rivalutano se stesse individualmente, superando i propri complessi d’inferiorità e le proprie incertezze, attraverso la marginalizzazione e l’attacco nei confronti di categorie di persone considerate “inferiori”. Bisognosi di una guida e di un contenitore all’interno del quale esprimere la propria rabbia, sono spesso resistenti ad argomenti razionali e dati di fatto che contrastino con le loro tesi. L’unico motivo per il quale un movimento come PEGIDA si dichiara avverso al neonazismo -smentendosi nei fatti- è la volontà di entrare a far parte di un discorso politico che non venga ritenuto né resti marginale e possa quindi attrarre maggiori consensi ed attenzione anche da parte della classe politica dominante.

Sarebbe opportuno inoltre gettare uno sguardo, oltre che alle idee promosse da PEGIDA, anche ai personaggi che animano il movimento. Il fondatore dell’iniziativa protestataria è un certo Lutz Bachmann. Classe 1973, di Dresda, un passato turbolento alle spalle fatto di processi e condanne per guida in stato d’ebbrezza, furto e rapina, calunnia, istigazione a delinquere, violazione della legge sul pagamento degli alimenti (Verletzung der Unterhaltspflicht) e lesioni, Bachmann riuscì per alcuni anni a sottrarsi alla giustizia tedesca emigrando (!) in Sudafrica , Paese dal quale venne cacciato dopo esser stato trovato per due volte in possesso di cocaina. Tra i promotori delle singole manifestazioni si trovano esponenti dei movimenti PRO-, mentre tra i partecipanti sono riconoscibili elementi noti del neonazismo organizzato e alcuni di quegli Hooligans, sedicenti apolitici, che hanno partecipato ad altre manifestazioni promosse sotto la sigla HO.GE.SA. Anche alcuni politici del Partito AfD non disdegnano mostrarsi alle “passeggiate” islamofobe prendendo addirittura all’occorrenza la parola sul palco. Eppure, nonostante alcune di queste tanto inequivocabili quanto ingombranti presenze, le “tranquille” e “pacifiche” passeggiate organizzate da PEGIDA sono riuscite ad attrarre “comuni cittadini” il cui latente razzismo si combina con un’attitudine poco incline allo scontro violento o al teppismo: poco importa se poi ai margini di tali “passeggiate” non siano mancate aggressioni contro manifestanzi antirazzisti ad opera degli elementi meno inquadrati nel concetto di facciata del “cittadino medio preoccupato”. L’epicentro delle proteste islamofobe è Desda, dove ogni Lunedì si svolgono le passeggiate di PEGIDA. Il numero di partecipanti è salito dalle 350 persone della prima iniziativa svoltasi lo scorso 20 Ottobre alle 10-15mila del 15 Dicembre (nona manifestazione finora). In altre città le derivazioni locali di PEGIDA ( DüGIDA a Düsseldorf, KAGIDA a Kassel, WüGIDA a Würzburg, BOGIDA a Bonn…) hanno avuto meno successo, ma in alcuni casi hanno potuto comunque contare sulla presenza di diverse centinaia di partecipanti.

Di fronte al triste spettacolo di razzisti che tentano di rendere popolari e accettabili le loro idee gli/le antifascisti/e e antirazzisti/e non sono rimasti/e a guardare. A Dresda, pur essendo spesso in inferiorità numerica, hanno bloccato in almeno due occasioni i cortei di PEGIDA, in altre città si sono presentati all’appuntamento in forze numericamente superiori: esemplare è il caso di Bonn, dove alla prima iniziativa di BOGIDA hanno preso parte 300 persone, alle quali 1600 controdimostranti hanno impedito non solo di “passeggiare”, ma anche di tenere un qualsiasi comizio udibile a distanza, subissando i razzisti radunati in pochi metri quadri con fischi, slogan e musica. È proprio la superiorità numerica, unita a strategie appropriate alla situazione in corso, l’elemento principale sul quale possono contare in diversi casi gli/le oppositori/trici di PEGIDA nel contrastare e impedire le iniziative razziste. A monte rimane indispensabile un lungo e paziente lavoro quotidiano di contrasto di qualsiasi tendenza razzista, sessista, omofoba, sciovinista e nazionalista, in qualsiasi forma tali tendenze si manifestino.

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