Nessuna parabola discendente, solo una linea retta.

Leggo qua e là le notizie pubblicate sui quotidiani online e i relativi commenti dei/lle lettori/trici sulle vicende di attualitá che riguardano corruzione dei partiti, crisi economica e riforma del lavoro e mi stupisco. Mi stupisco del fatto che ci si stupisca. Come si fa a rimanere sorpresi nel venire a sapere che un partito che ha sbraitato per anni slogan populisti e qualunquisti del tipo “Roma ladrona” e “padroni a casa nostra” sia in realtá un covo di ladri e corrotti, insediati a Roma ma ladroni pure a casa loro, quando è evidente che la corruzione è un elemento imprescindibile del sistema politico dominante, un fattore intrinseco a qualsiasi tipo di dominio? Come ci si può lamentare oggi dell’inutilità dei sindacati confederali quando si è taciuto per anni sulla trappola della concertazione, quando numerosi esempi concreti dimostrano che lavoratori e lavoratrici in lotta sono stati spesso abbandonati da tali sindacati, quando per anni sono stati piallati, demoliti, rasi al suolo diritti conquistati con le dure lotte senza che gli organi teoricamente preposti alla tutela dei suddetti diritti muovessero un dito, com’é possibile che ci si sia fidati di personaggi che pur di difendere le proprie garanzie personali, le strutture di potere delle quali sono ai vertici, il sistema che gli permette di parassitare la classe lavoratrice sono disposti ad accettare di buon grado qualunque compromesso, giocando a perdere con la posta altrui, simulando inverosimili opposizioni fin troppo semplici da sputtanare? È necessario ritrovarsi senza un tetto sulla testa per rendersi conto che c’è qualcosa che non va nel sistema di tassazione applicato a chi produce effettivamente la ricchezza di un Paese? Bisogna aspettare scandali e procedimenti legali contro politicanti ladri e partiti sanguisughe per dover staccare la spina ad un sistema politico che non ha nulla a che vedere con la vera democrazia, “potere del popolo”? Si deve arrivare in prossimità del suicidio per capire che benessere e libertà in una società capitalista sono chimere blindate in una cassaforte alla quale hanno accesso in pochissimi? Quante conferme, quante prove, quante cazzo di catastrofi servono ancora per smetterla di stupirsi e iniziare invece, finalmente, a reagire?

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