Dalla parte dei lavoratori del Cantiere Navale di Trapani.

Quattro mesi e mezzo fa é iniziata la lotta dei lavoratori del cantiere navale di Trapani,culminata con l’occupazione di una petroliera. I lavoratori in lotta hanno ora deciso di creare una cooperativa per autogestire il proprio lavoro. Ecco cosa scrivono in un loro appello, pubblicato recentemente su diversi siti che simpatizzano con la lotta in corso e con l’iniziativa di autogestione:

“Negli ultimi quattro mesi appena trascorsi, la nostra lotta per il lavoro e la dignità ha attraversato, allo stesso tempo, momenti di grande difficoltà ma anche di grande speranza.
Abbiamo creato un presidio permanente davanti i cancelli del nostro Cantiere navale e poi abbiamo deciso di salire sulla petroliera che abbiamo costruito con le nostre mani e che era stata lasciata all’abbandono da parte dell’azienda. Nel frattempo, ci siamo organizzati in un collettivo per discutere e ragionare tutti insieme, per condividere i momenti belli e quelli più brutti, per dare corpo alle nostre rivendicazioni. Di fronte ai licenziamenti assolutamente ingiustificati da parte dell’azienda, abbiamo opposto le ragioni del buon senso, l’analisi dei fatti, la volontà di raggiungere soluzioni rispettose del nostro diritto al lavoro e alla vita. In questi mesi ci siamo resi conto che, nelle vertenze per il lavoro, non è possibile e non è dignitoso accettare sempre e comunque accordi al ribasso o finte soluzioni proposte da sindacalisti senza scrupoli che si preoccupano solo degli interessi dei più forti. Proprio per questo abbiamo cercato nuove strade per difendere i nostri diritti attraverso il sindacalismo di base e l’autorganizzazione.
Siamo stati, e continuiamo a essere, perfettamente disponibili a confrontarci in tutte le sedi
preposte per trovare soluzioni adatte a salvaguardare non solo il futuro occupazionale nostro e di tutti i lavoratori del Cantiere, ma anche l’esistenza di una realtà produttiva
importantissima per tutto il territorio. Con l’occupazione della petroliera “Marettimo M.” abbiamo manifestato la nostra rabbia e la nostra determinazione, e abbiamo chiesto
solidarietà a tutta la cittadinanza. Ci sentiamo offesi dalle minacce con le quali l’azienda ci
intima ad abbandonare la nave, e respingiamo ogni accusa rispetto al nostro comportamento: noi non siamo vandali, non siamo criminali, e non vogliamo essere trattati come tali. Questa azienda ha fallito i suoi obiettivi solo e soltanto per la sua incapacità e per una colpevole mancanza di volontà. Noi pensiamo che le responsabilità di un fallimento non possono e non devono ricadere sulle spalle dei lavoratori, delle loro famiglie, e dell’intera città. Noi siamo uomini e donne che hanno a cuore il prodotto della
loro fatica e rivendicano il diritto al lavoro. La nostra volontà è quella di togliere la
ruggine dai macchinari e dalle attrezzature e fare quello che sappiamo fare: LAVORARE NEL CANTIERE NAVALE DI TRAPANI.
Per questo motivo, ci rendiamo conto che solo diventando padroni di noi stessi potremo uscire da questo vicolo cieco. Costituendoci in Cooperativa possiamo sperare nel futuro. In questi mesi abbiamo visto crescere la solidarietà intorno a noi. Ringraziamo dal profondo del cuore tutti quelli che, sin dall’inizio, ci hanno sostenuti: cittadini, associazioni, movimenti, realtà politiche. Ringraziamo i mezzi d’informazione che, a poco a poco, hanno dato voce alla nostra azione. Adesso chiediamo uno sforzo in più: aiutarci a realizzare il nostro progetto di cooperazione e gestione dal basso del nostro futuro. Qualunque contributo, anche piccolo, può essere fondamentale.

Collettivo dei Lavoratori in Lotta del Cantiere Navale di Trapani
FLMU-CUB“.

-Fra i siti e i blog che si occupano della vicenda, quello del Gruppo Anarchico Andrea Salsedo di Trapani è fra i più aggiornati e ben documentati.

One thought on “Dalla parte dei lavoratori del Cantiere Navale di Trapani.

  1. Queste risposte da parte dei lavoratori sono molto importanti, un esempio che vale per loro ma soprattutto per tutte quelle realtà che in passato e in futuro si troveranno ad affrontare ingiustizie del genere. L’autorganizzazione dal basso è punto di partenza che mi riempie di gioia, segno indelebile di come i lavoratori possono reagire a questa assurda politica.

Leave a Reply

Your email address will not be published.