A me piace ricordarlo così.

Ieri Giorgio Napolitano si è dimesso dalla carica di Presidente della Repubblica. A me, personalmente, rimarranno impressi quelli che ritengo i connotati salienti del personaggio in questione: il trasformismo, legato alla necessità di difendere e rappresentare il potere in qualsiasi forma esso si presenti, a seconda delle opportunità; la retorica, più vuota che mai, tipica dei suoi discorsi di sempre; la rappresentazione del vecchio che avanza- e quel che avanza lo si può metter da parte e servire riscaldato alla prossima occasione… Napolitano è stato fascista quando conveniva esserlo, comunista quando il  PCI era la seconda forza politica del Paese, filoamericano ed europeista, ma comunque nel rispetto del potere che ha sempre servito e che gli ha consentito l’accesso a innumerevoli privilegi. Un ottimo esempio per gli opportunisti di tutti i tempi: sempre meglio che continuare a fare l’operaio, no?

Ipse dixit:

-«L’Operazione Barbarossa civilizza i popoli slavi: dato che il nostro sicuro Alleato [è] lanciato alla conquista della Russia vi è la necessità assoluta di un corpo di spedizione italiano per affiancare il titanico sforzo bellico tedesco, allo scopo di far prevalere i valori della Civiltà e dei popoli d’Occidente sulla barbarie dei territori orientali.» (GIORGIO NAPOLITANO, in “BÒ”, giornale universitario del GUF di Padova, Luglio 1941).

-« L’intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo.»(GIORGIO NAPOLITANO,1956: citato in Gian Antonio Stella, «Principe rosso», violò il tabù del Viminale, Corriere della sera, 8 maggio 2006).

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